Claudio Imperatore all’Ara Pacis, il grande innovatore in penombra

by Michela Conoscitore

Si dice che la storia sia scritta dai vincitori. Da chi, abilmente, sa maneggiare e influenzare opinione pubblica e classe politica, e questo vale per tutte le epoche storiche.

Invece, relega altri protagonisti ad una damnatio memoriae che, spesso, è eterna. Nella Roma imperiale, dove la dignità e la credibilità erano dei valori venerati e apprezzati, chi veniva costretto, dalle circostanze o dal caso, ad indossare la maschera di Maccus, personaggio del teatro comico latino, era destinato a perderle quelle prerogative. Soprattutto, veniva dimenticato. A ciò sembrava destinato Tiberio Claudio Nerone, ma ci racconta una storia diversa la mostra al museo dell’Ara Pacis, Claudio Imperatore – Messalina, Agrippina e le ombre di una dinastia, in programma fino al 27 ottobre.

I suoi contemporanei, i posteri e la sua famiglia, principalmente, ci hanno trasmesso l’immagine di un imperatore pavido, un principe tappabuchi salito al potere in età adulta, mentre la mostra curata da Claudio Parisi Presicce e Lucia Spagnuolo, analizzando tutti gli aspetti del principato di Claudio, prova a fornire un’altra versione di questo imperatore, molto spesso sottovalutato e poco conosciuto. L’esposizione vanta prestiti internazionali importanti, e testimonianze storiche e archeologiche preziose come la Tabula Claudiana conservata a Lione, luogo di nascita dell’imperatore, un prezioso cammeo che ritrae Claudio proveniente dal Kunsthistorisches Museum e un ritratto del padre del sovrano, Druso Maggiore, per la prima volta esposto al pubblico.

L’allestimento, che sceglie come sfondo degli ambienti in cui sono collocati i pezzi in esposizione un rosso pompeiano, punta a suggestionare e carpire l’attenzione del visitatore con la penombra, che favorisce una maggiore immersione nel viaggio culturale proposto. Così, ci si ritrova quasi come a sbirciare dietro un grande sipario di velluto il passato che la mostra ha deciso di narrare. I marmi bianchi e le monete d’oro, insieme a quadri e stampe emergono suggestivamente da coni di luce, e la visita è accompagnata da installazioni audio-visive che illustrano al turista, in modo interattivo, la vita e le opere dell’imperatore.

I genitori di Claudio, Druso e Antonia Minore, erano figli rispettivamente di Livia, moglie dell’imperatore Augusto, e di Marco Antonio e Ottavia, sorella di Giulio Cesare. A scorrere le parentele dell’imperatore, scopriamo la dinastia Giulio-Claudia che ha regnato su Roma, rendendola un impero forte a livello mondiale, adoperando anche il potere delle arti. La prima parte del nucleo espositivo si concentra su statue e busti della famiglia, ma anche sulla città di nascita dell’imperatore, Lugdunum, l’odierna Lione, città di frontiera ma con un’importante posizione strategica. Claudio fu il primo ‘cesare’ ad esser nato al di fuori del pomerio, il sacro suolo dell’Urbe.

Il quarto imperatore della dinastia Giulio-Claudia non fu mai molto amato in famiglia, come racconta Svetonio ne Le vite dei Cesari:

Sua madre Antonia lo chiamava abitualmente «una caricatura di uomo, un oggetto che la natura aveva solo cominciato, ma non portato a termine», e quando tacciava qualcuno di stupidità, diceva che «era più sciocco di suo figlio Claudio». Sua nonna Augusta ebbe sempre per lui il più profondo disprezzo: non ne parlava che raramente e gli dava i suoi pareri soltanto per mezzo di biglietti duri e concisi o per intermediari. Sua sorella Livilla, quando seppe che un giorno sarebbe diventato imperatore, deprecò apertamente e ad alta voce che una disgrazia simile e una tale vergogna fossero riservate al popolo romano.

Il futuro imperatore fu tenuto a lungo lontano da incarichi pubblici, a pesare anche il sospetto di un ritardo mentale. In quegli anni vissuti come esponente di poco conto della dinastia regnante, Claudio si dedicò agli studi e alla scrittura, fece dell’otium il suo stile di vita. Quando nel 41 d.C., il nipote Caligola fu deposto e ucciso dai pretoriani, in quanto unico esponente adatto al soglio imperiale, fu acclamato imperatore, non senza ritrosie da parte sua, ormai avvezzo a rimanere nell’ombra di una famiglia così ingombrante. A testimoniare questo momento, nel percorso espositivo, il quadro di Charles Lebayle del 1886.

L’operato di Claudio è nascosto tra le pieghe del tempo, e la mostra ricostruisce dettagliatamente ogni aspetto della sua vita da monarca: innanzitutto, essendo stato il primo imperatore ad essere acclamato da un corpo militare, pensò a legittimare il suo diritto alla successione. Tramite una vera e propria strategia di marketing, si servì delle monete, esposte in mostra, su cui impresse le effigi dei genitori e del fratello Germanico affinchè fosse associato al potere della casata, inoltre, sulle monete vi aggiunse anche una figura femminile che rappresenta la costanza, a significare la volontà di voler appianare i dissidi tra il senato e la famiglia imperiale. Celebrò la dinastia Giulio-Claudia con numerosi bassorilievi, in particolare quelli di Medinaceli che riproponevano la battaglia di Azio, momento simbolico dell’avvento al potere della famiglia. Si lanciò alla conquista della Britannia: dopo Giulio Cesare, nessuno aveva osato più organizzare una campagna di conquista dell’isola. Claudio, invece, riuscì ad annetterla all’impero. Fu un grande innovatore, riformò l’apparato burocratico e costruì numerose opere pubbliche.ì

Sempre Svetonio, ne Le vite dei Cesari, riporta la grande passione di Claudio per le donne: le numerose figure femminili che hanno popolato la sua esistenza, esercitarono su di lui sempre una grande influenza. Dalla nonna Livia alla madre Antonia, fino alle ultime due mogli, Messalina e Agrippina Minore. La prima, di cui in esposizione c’è una bellissima scultura che la raffigura col figlio Britannico, giovane e ribelle, sposata ad un uomo molto più anziano di lei, alimentò la sua fama di meretrice e adultera. Claudio, dopo l’ultimo scandalo, la fece condannare a morte nel 48 d.C. L’ultima consorte dell’imperatore, Agrippina, era anche sua nipote, a cui Claudio conferì il titolo di Augusta, mai concesso, invece, a Messalina. Scaltra e con un particolare ascendente sul marito-zio, Agrippina fece adottare suo figlio Nerone da Claudio, preparando così la successione.

Claudio muore nel 54 d.C.: le fonti storiche individuano la causa in un piatto di funghi avvelenati, preparati forse proprio dalla stessa Agrippina. Il percorso espositivo si conclude con una statua di Nerone fanciullo, scelta significativa dei curatori perché dopo la relativa pax dell’epoca claudiana, l’avvento del nuovo imperatore non solo sancirà la fine della dinastia Giulio-Claudia al potere, ma anche il termine di un periodo di ordine e concordia che aveva reso Roma una potenza impareggiabile.

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