Colori sospesi di Leonardo Tondo, la sorpresa del bello in una cerbottana

by Paola Manno

Resto affascinata davanti alle foto di Leonardo Tondo. Le guardo a lungo e non capisco subito cos’è che mi emoziona tanto. Il primo pensiero è legato alla poetica del bello delle piccole cose, vedo colori che danzano in spazi aperti; trasmettono un sentimento giocoso, e gioioso.

Contatto Leonardo perché ho voglia di scoprire di più, di chiedergli di questo suo lavoro e mi trovo si fronte a un uomo che mi dice poco di se stesso, che vuole soprattutto soffermarsi su quello che fa. Il progetto “Colori sospesi” nasce 3 anni fa, dal desiderio di creare delle foto esteticamente interessanti- racconta– ho riempito dei palloncini con degli acquarelli, li ho lanciati in aria e li colpiti con una cerbottana. E’ in quel momento che ho scattato le foto. Con una cerbottana: come a scuola. Non oso chiedergli se in classe si sedeva all’ultimo banco, o se avrebbe voluto farlo, ma lo immagino lì bambino che pensa ai suoi colori, e ci ritrovo la levità scherzosa delle sue opere, e della sua voce.

La foto che preferisco è questa in blu, scattata vicino alla finestra –continua- mi fa pensare alle persone, al tramonto..si, alle persone. Mi piace anche questa scattata a Torre Lapillo, il colore rosso mi fa pensare a delle persone che invadono un luogo, che sembrano conquistarlo.

E invece a me ha fatto pensare al silenzio, alla calma, all’eternità, questa danza del colore. A un verso di John Keats, ecco, mi ha fatto pensare: A thing of beauty is a joy for ever;  a Ode su un’urna greca, penso, alla ricerca della permanenza e dell’immortalità, all’intangibilità dell’arte. Ecco, questo mi piace di queste fotografie, ecco perché sono poetiche, io trovo. Eppure, lui dice “Per me è stato un gioco”.

Ci sono due parole che ritornano nelle risposte di Leonardo: la prima è territorio, e si capisce subito il perché: il paesaggio è nei suoi interessi, nel suo passato, a Firenze si laurea in “Progettazione della città e del territorio”, nel 2015; tra le sue opere vi è la rappresentazione astratta della città di Leverano, in cui la viabilità principale è rappresentata su una lastra di vetro. “De chiui”(di più), come si dice dalle mie parti, perché Leonardo è anche un artigiano, perché lavora con le mani, lavora la creta, la terra, e questo, pure, mi fa pensare ai versi di Arminio “ Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane”.
La seconda parola è persone: ma proprio questa è una parola strana nella descrizione di Colori Sospesi perché nei suoi scatti di persone non ve ne sono.

E’ questo, penso, il bello dell’arte: creare una cosa che non sarà più solo tua, nell’interpretazione  e nel racconto.

 Il lavoro di Tondo è stato particolarmente apprezzato dalla cooperativa Giovanni Paolo II che lo ha coinvolto in un progetto con alcuni ragazzi disabili: invitati a una riflessione sulle emozioni, i ragazzi hanno fotografato i propri istanti e realizzato una mostra dal titolo “Ombre”.

Gli chiedo quali siano i progetti per il futuro e mi dice che vorrebbe lavorare sul tempo, sul processo, sul divenire, sulla trasformazione lenta e non più sull’istante.

Scrivere oggi di Leonardo Tondo mi rende felice perché raccontare le bellezze del territorio mi sembra ogni giorno di più una cosa necessaria. In questo Salento bruciato dalla xylella, trafitto dalla Tap e invaso da un turismo selvaggio, in questi giorni di fine estate io penso ai colori di Leonardo, sospesi, danzanti: dicono un territorio che non dimentica la sua bellezza, dicono questo attimo, quando finisce qualcosa e ne inizia subito un’altra.

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