Da Picasso a Man Ray, Benvenuto porta a Foggia i maestri del ‘900. «C’è tanto da fare in questa città morta da tempo. Non basta l’entusiasmo»

by Fabrizio Simone

Dal 25 settembre fino al 30 ottobre, presso la Contemporanea Galleria d’Arte di Foggia (Viale Michelangelo 65), sarà possibile visitare una mostra dedicata ad alcuni tra i più grandi maestri del Novecento: Pablo Picasso, Andy Warhol (presente con Ladies and Gentlemen II.130, serigrafia commissionata dal commerciante d’arte Luciano Anselmino e realizzata nel 1975, in cui l’artista ritrae una delle drag queen che frequentava il night club newyorkese The Gilded Grape), Renato Guttuso, Man Ray, Giorgio de Chirico, Keith Haring (il Senza titolo del 1984 è un classico esempio di Graffitismo Metropolitano), Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Valerio Adami, Tano Festa, Jannis Kounellis, Alberto Burri ed Enrico Castellani, Arnaldo Pomodoro, Raoul Dufy, Fortunato Depero (è osservabile uno dei suoi Inviti futuristi, con legatura in cartoncino editoriale bullonata), Massimo Campigli, Maria Lai, Dennis Oppenheim, Enzo Cucchi, fino a Galliani, Bay, Bonalumi, Ceroli, Dorazio, Mambor, Masson, Nespolo, Paolini e Sutherland.

Bonculture ha intervistato il curatore della mostra, il gallerista Giuseppe Benvenuto, per saperne di più.

Come possiamo definire questa mostra?

Ho voluto ripercorrere il Novecento internazionale, infatti il titolo della mostra è “Picasso e il Novecento”. Non con tutti gli artisti, ovviamente, perché altrimenti servirebbe un museo di 5000 metri quadrati, ma in questi 70 metri quadrati ho cercato di mettere su quello che, chiaramente, sono riuscito a reperire: da Picasso a Man Ray, da Warhol a Pomodoro, da Tano Festa a Sutherland, e tanti altri. C’è una raccolta di storia delle correnti del Novecento: dalla Pop Art al Nuovo realismo contemporaneo, fino all’astrattismo, mantenendo sempre un profilo internazionale.

Il pezzo forte è sicuramente Madame Ricardo Canals di Picasso. Può illustrarci l’opera?

Si tratta di una litografia a colori su carta intessuta, realizzata nel 1966, firmata e numerata dal maestro. Il volto austero della donna che compare nella litografia, proveniente da Londra, è avvolto dalla predominanza del nero, dal quale emerge con autorevole fissità di sguardo. Questa della litografia è una tecnica di stampa a cui Picasso si dedica enormemente nel dopoguerra, quando la sua attività si apre a molteplici settori, tra cui anche la ceramica e la scultura.

C’è anche un’opera di de Chirico.

Il disegno di De Chirico esposto in Galleria si intitola Biro su Carta e risale al 1964. È firmato in basso a destra ed è stato archiviato presso la Fondazione Giorgio e Isa De Chirico (Roma). L’opera è un abbozzo di personaggi pensati per la messinscena de Il Prigioniero, melodramma composto dal pianista Dallapiccola attingendo abbondantemente alla tecnica dodecafonica.

E quella di Keith Haring?

È un pennarello originale regolarmente autenticato. Haring, insieme a Warhol, rappresenta la Pop Art americana. In mostra abbiamo anche Mario Schifano, Tano Festa e Giosetta Fioroni, esponenti della Pop Art italiana. Le differenze sono molto evidenti: quella italiana è più d’istinto, più immediata; quella americana è più grafica.

La settimana scorsa ha inaugurato a Bari una mostra personale di Nespolo, molto frequentata e apprezzata. Cosa vedranno i foggiani di Nespolo?

Abbiamo un interno di museo, sempre con degli omaggi alla storia dell’arte. Paradossalmente, con Nespolo, si racconta il ‘900 italiano perché fa sempre omaggi a Burri, a de Chirico, a Fontana, Bonalumi, Castellani. Quindi è una mostra nella mostra.

Quale consiglio vorrebbe dare al commissario per risollevare la vita culturale della città?

Dal punto di vista culturale, la città è morta ormai da troppo tempo. Vi invito a raccontarmi se avete mai visto, almeno negli ultimi dieci anni, una galleria comunale piena di gente, piena di entusiasmo, con case editrici importanti che sono venute a sponsorizzare la mostra (intendo Mondadori, Einaudi, Electa). Purtroppo a Foggia, negli ultimi dieci anni, non c’è stata una mostra che ha attratto persone provenienti da ogni città d’Italia. Il consiglio che posso dare è sicuramente quello di circondarsi di persone competenti, perciò l’assessore alla cultura deve essere laureato in storia dell’arte o avere una laurea in architettura, oppure deve essere un organizzatore di eventi importanti e di un certo livello. Non può avere semplicemente il diploma o una laurea estranea al mondo culturale e artistico. Occorre puntare sul merito e sulle competenze. C’è tanto lavoro da fare in questa città. Non basta l’entusiasmo.

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