Da Warhol a Mirò, la straordinaria collezione Casamonti a Firenze

by Michela Conoscitore

Il mecenatismo è di casa a Firenze, basta pensare all’impulso dato inizialmente da Cosimo il Vecchio agli artisti che animarono la sua corte, come Donatello e Brunelleschi, doveroso citare Lorenzo il Magnifico che tenne a battesimo nel Giardino di San Marco il genio di Michelangelo Buonarroti, e terminando con Ferdinando de Medici, ultimo grande mecenate della famiglia, che non riuscì a diventare granduca ma aveva nel sangue il collezionismo e l’amore per l’arte.

L’esperimento culturale che si sta tenendo, ormai dal 2018, presso Palazzo Bartolini Salimbeni non si discosta molto da questa tradizione illustre: un grande collezionista dei nostri tempi ha messo a disposizione della città di Firenze e dei turisti le sue opere, avendo come obiettivo di arricchire visivamente e intellettualmente non soltanto il patrimonio artistico della città, ma anche i visitatori che stanno avendo la possibilità di compiere un viaggio nell’arte moderna e contemporanea.

Questa inestimabile opportunità è offerta dal gallerista e collezionista fiorentino Roberto Casamonti: tutto nasce con la galleria Tornabuoni, nell’omonima via non distante da Palazzo Bartolini Salimbeni, fondata da Casamonti nel 1981, raccogliendo l’eredità del padre, collezionista di artisti del Novecento. L’esposizione, ospitata al piano nobile di uno dei palazzi tardorinascimentali fiorentini più belli, opera di Baccio D’Agnolo risalente al 1520, sta antologicamente illustrando ai visitatori un secolo di storia dell’arte, attraverso la collezione Casamonti. Un periodo storico abbastanza dinamico ed irruento, che è andato incontro a profonde trasformazioni nel linguaggio artistico, e ad evoluzioni sorprendenti.

Il primo nucleo della collezione, esposto negli scorsi mesi, aveva visto in mostra gli artisti dei primi del Novecento, come Balla, Boldini, Boccioni e De Chirico, fino ad arrivare agli inizi degli anni Sessanta, e quindi Alberto Burri, Giò Pomodoro ed Emilio Vedova. Attualmente è possibile visitare la seconda parte della collezione Casamonti, quella che per periodo storico parte dagli anni Sessanta del Novecento e abbraccia i primi anni del XXI secolo. Uno scrigno di sperimentazioni e visioni dal futuro, questa seconda parte, che arricchisce e si sposa ottimamente con le sale rinascimentali di Palazzo Bartolini Salimbeni.

Le opere, scelte per passione e attrazione dal gallerista fiorentino, mettono in evidenza la radicale trasformazione dell’arte contemporanea che da disegno si trasforma in concetto, o idea. Infatti, quel che emerge da questo nucleo espositivo è la volontà degli artisti di spingere alla riflessione, di superare schemi mentali e concepire un modo diverso e originale di fare arte. L’arte, oggi, ha confini più morbidi e malleabili, non si serve di canoni ma di spinte provocatorie.

Le correnti artistiche rappresentate sono varie ed innumerevoli: per l’Arte Povera ci sono opere di Pistoletto, Boetti e Calzolari. Mentre, per l’Arte Cinetica e Concettuale, Colombo e Paolini. Ancora, per il Nouveau Réalisme, Cesar, Christo e Haring; importante la sezione dedicata alla Scuola di Piazza del Popolo con quadri di Schifano, Mambor e Lombardo. Non mancano opere di Mirò, Cattelan, Abramoviče Basquiat.

Colpisce per la straordinarietà della originale tecnica pittorica Mettere al mondo il mondo di Boetti, quasi quattro metri di composizione creata adoperando solo una biro blu, si prosegue con l’essenziale Aldo Moro di Lombardo, il Pont Neuf wrapped del parigino Christo, e lo straniante Banging the skull di Marina Abramovič. Si approda, in seguito, negli Stati Uniti con Warhol, poi i ‘giovani’ Haring e Basquiat e i loro Untitled, che però hanno dato un nome ad un modo urbano di fare arte nella contemporanea New York.

Le opere in esposizione, dunque, offrono al visitatore uno sguardo su quel che è il panorama, vastissimo e incandescente, dell’arte contemporanea, servendosi della sapienza del gallerista Roberto Casamonti che in anni di vita per l’arte ha saputo comprendere quel che gli artisti odierni vogliono comunicare al mondo: la libertà di espressione ancestrale dell’essere umano, che soltanto oggi è riuscita ad innescare una totale, libera e completa esplosione artistica.

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