“Dante, la visione dell’arte”: la mostra degli Uffizi per la rinascita italiana da Firenze a Ravenna

by Michela Conoscitore

Come sa di sale lo pane altrui…”, uno dei versi più celebri della Divina Commedia di Dante Alighieri. Lo scrittore fiorentino, in quella frase contenuta nel canto XVII del Paradiso, ha saputo racchiudere tutta la propria costernazione verso la vita raminga che ha dovuto condurre in seguito alla cacciata da Firenze. Il Sommo ha viaggiato e conosciuto l’Italia, sempre accolto con deferenza dai signori del luogo in ogni città che l’ha ospitato.

Proprio quelle città, in occasione del settecentenario della morte dell’Alighieri, con le Gallerie degli Uffizi, guidate dal direttore Eike Schmidt, si sono ritrovate tutte insieme sotto l’egida della cultura e dell’orgoglio italiani, dando vita alla mostra Dante, la visione dell’arte, che dal 12 marzo al 14 luglio del 2021 sarà allestita presso i musei di San Domenico a Forlì.

Firenze, Ravenna, Forlì, con le regioni Toscana ed Emilia-Romagna, hanno deciso di omaggiare il poeta anche per stimolare il contesto culturale italiano molto provato dalla pandemia da Covid-19. La mostra, concepita ed organizzata da Gallerie degli Uffizi e Cassa dei Risparmi di Forlì, è stata presentata lo scorso 9 luglio nella cornice della splendida Biblioteca degli Uffizi. Presenti, oltre al direttore Schmidt, tra gli altri, il sindaco di Firenze Dario Nardella, il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il sindaco di Ravenna Michele De Pascale e il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini.

A spiccare sulla pedana che ha accolto i discorsi degli intervenuti, una recente acquisizione del Polo Museale fiorentino, la tela ottocentesca di Nicola Monti, Francesca da Rimini all’Inferno. Saranno proprio le opere degli Uffizi le grandi protagoniste della futura mostra forlivese, poiché il museo invierà alcune dei propri dipinti più importanti e significativi, legati ovviamente a Dante Alighieri: il busto di Virgilio di Carlo Albacini, i ritratti di Dante e Farinata degli Uberti di Andrea del Castagno, conservati nella chiesa di San Pier Scheraggio non aperta al pubblico, e la Cacciata dal paradiso terrestre di Pontormo, oltre al già citato dipinto di Monti. “Un’operazione territoriale e una collaborazione tra pubblico e privato, oltre che tra due regioni, la Toscana e l’Emilia-Romagna”, ha spiegato il direttore Eike Schmidt durante la conferenza stampa, e ha aggiunto “la mostra si inserisce in una serie di attività dantesche in cui gli Uffizi si fanno capofila”.  

Un legame stretto quello che collega la Toscana e Firenze alla Romagna: il capoluogo toscano ha dato i natali al Sommo, cacciandolo poi dopo la sconfitta della fazione dei guelfi bianchi; dal 1302 Dante girò l’Italia del nord toccando varie città come Verona, Arezzo, Forlì dove fu accolto dagli Ordelaffi e infine Ravenna, dove morì nel 1321, e dove riposa tuttora. Un testimone, quello che i sindaci presenti alla conferenza stampa, si sono passati per narrare del lascito imponente del grande poeta. “Abbiamo progetti molto ambiziosi col sindaco di Ravenna, per il futuro, per celebrare Dante Alighieri”, ha affermato il sindaco di Firenze, Nardella, “le celebrazioni dantesche seguono il periodo della pandemia ed è significativo perché la rinascita italiana non può che essere culturale. Oggi siamo qui, nella Biblioteca degli Uffizi, sede del Senato regio ai tempi di Firenze capitale d’Italia, e Dante ha raccontato proprio questo, la forza delle città italiane, e il nostro Paese è una straordinaria somma di ricchezze, seppur così diverse. In ultimo l’italiano: nessuna lingua al mondo, nell’arco di settecento anni, viene ancora parlata e studiata all’estero come la nostra. Una cosa straordinaria”, ha concluso Nardella, poiché “è un valore che tiene insieme storia e futuro”.  I sindaci di Ravenna e Forlì hanno espresso il proprio orgoglio di essere inclusi in celebrazioni così importanti per l’Italia, affermando che il nostro Paese non può abdicare dal ruolo di faro culturale nel mondo.

Non avremmo mai pensato di dover vivere e gestire una pandemia”, ha affermato il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, “il 2021 sarà un anno di grandi possibilità, dove la cultura e il turismo, i settori più colpiti dal periodo di difficoltà appena trascorso, dovranno essere rilanciati. Se ci pensate, il turismo è l’unico settore economico che non esporta, ma importa turisti da tutto il mondo, che oggi sono i principali vettori del virus. Eppure, prima del Covid, il settore del turismo culturale era quello più in crescita in Italia. Questo paese ha sempre scommesso troppo poco sulla sua attrattiva turistica, negli ultimi anni abbiamo anche assistito ad un oscurantismo di ritorno. Ebbene, sono convinto che cultura e bellezza, concetti profondamente legati a Dante Alighieri, ci salveranno”.

A concludere gli interventi, uno degli ideatori della mostra, Gianfranco Brunelli, direttore delle grandi mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì che ha detto: “L’opera di Dante è un qualcosa che è cresciuto in sé stesso, nel tempo. Il corpus dantesco è diventato la forma mentis dell’Occidente. Nelle opere del poeta interiorità ed esteriorità si fondono, e nella Commedia che è il libro della vita, tutti si possono rispecchiare perché racconta le esistenze di ognuno di noi”.

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