Come un museo contribuisce alla crescita di una città: il caso Salinas

by Sara Fascia

E’ giunta al termine ieri pomeriggio la rassegna dei Dialoghi di Archeologia che ha visto protagonista Francesca Spatafora, direttrice del Museo Archeologico “A. Salinas” di Palermo.

Il museo del capoluogo siciliano è nato nel 1814 come Museo della Real Università, dal collezionismo di stampo Settecentesco, periodo in cui si diffondono le Wunderkammern (camere delle meraviglie) che raccoglievano oggetti particolari che potessero destare stupore a chi li osservasse. Infatti grazie a donazioni di importanti famiglie come i Belmonte e Fagan, la collezione ha iniziato ad arricchirsi di importanti reperti quali bassorilievi funerari, statue di togati, iscrizioni, le Metope del Tempio C e, con le donazioni borboniche del 1828-1831, un bellissimo gruppo bronzeo di “Eracle e la Cerva “ dalla casa di Sallustio a Pompei.

Nel 1866 il Museo Nazionale fu trasferito nella sua attuale sede della casa dei padri Filippini all’Olivella, che a seguito delle leggi di confisca dei beni ecclesiastici, venne dunque incamerato al demanio del Ministero delle Finanze e confluirono ad esso altri musei come il Museo Salnitriano, Museo di San Martino, e vi giunsero importanti opere come la collezione etrusca del conte Bonci Casuccini (1865), un Ariete in bronzo del II sec. a.C. donato da Vittorio Emanuele II Re d’Italia e due sarcofagi di tipo fenicio unici in Italia (1866-1867).

Tra il 1873 e il 1914 la direzione fu di Antonino Salinas che «Fu un infaticabile raccoglitore di reperti di interesse storico, etno-antropologico e di arte moderna e vedeva nel Museo un luogo che dovesse rappresentare la storia culturale di un popolo», ci ha raccontato la direttrice, «in quel periodo infatti pervenivano al museo tutti i materiali rinvenuti negli scavi realizzati dalla Commissione di Antichità e Belle Arti nell’intera Sicilia (Selinunte, Agrigento, etc.)».

Il Museo ha subito poi forti danni a seguito di un bombardamento nel 1943 al seguito del quale furono realizzati lavori di ricostruzione del portico meridionale del cortile maggiore, e nell’immediato dopo guerra i reperti databili dal medioevo fino al ‘700 furono trasferiti alla Galleria nazionale di Palazzo Abatellis.

Il Museo Archeologico Nazionale è stato riordinato da Iole Bovio Marconi secondo un criterio tipologico rimasto sostanzialmente inalterato fino ad oggi: Sala di Himera, Sala dei Bronzi, Corridoio delle terrecotte votive e la sala della Scultura Romana.

Tra il 2009 e il 2015 è stato realizzato il restauro dell’intero complesso monumentale, riaperto il 27 luglio 2016 solo al piano terra, e nonostante la chiusura a causa dei lavori in corso, il museo ha deciso di aprirsi comunque attraverso un mix di attività culturali e didattiche, di mostre e spot visuali sui social network, oltre all’adesione alle campagne sociali nazionali e internazionali di rilancio dei musei, creando il motto: Aperti per Vocazione.

Il nuovo percorso espositivo ha preso in considerazione tre parole chiave: luminosità, ariosità e accessibilità, e ha avuto come unico obiettivo quello di «semplificare il linguaggio, con ironia senza perdere scientificità ma al tempo stesso riuscendo a mantenere il contatto tra comunità e territorio e coinvolgendo la cittadinanza nelle attività museali».

Cosa realizza oggi per la comunità?

Con il fine di favorire i processi di cittadinanza attiva e di condivisione, il museo costruisce un calendario di iniziative con la città e i cittadini che vanno dal teatro, la danza a laboratori di scrittura creativa fino ad arrivare al Festival delle Filosofie.

Questa è una testimonianza concreta di come può diventare pratica, la teoria citata dalla Convenzione di Faro art.2 b: «Una comunità di eredità è costituita da un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future».

Nell’occasione è stata esposta al Museo Civico di Foggia l’ormai famosa stele daunia acquistata dalla Fondazione Apulia felix in un’asta a Londra, grazie ad una raccolta fondi, e divenuta “ambasciatrice” nei musei della Capitanata dei problemi legati allo scavo clandestino e al commercio illegale di beni archeologici.

Il ciclo di conferenze, ad ingresso gratuito, è stato organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Foggia e dalla Fondazione Apulia felix, in collaborazione con il Museo Civico di Foggia, il Liceo Lanza-Perugini di Foggia, l’Associazione Amici del Museo.                                                                                                                                                                                                                                                                 

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