“Donatello, il Rinascimento” e le sculture che espandono sentimenti in mostra tra Palazzo Strozzi e il Museo del Bargello

by Valeria Nanni

Abbiamo tutti oggi bisogno di Donatello, per domare i conflitti, per superare il limite della materia attraverso il sentire, non rinunciare all’anima delle cose. E l’occasione ci viene servita a Firenze dalla mostra “Donatello, il Rinascimento” aperta tra Palazzo Strozzi e il Museo del Bargello dal 19 marzo al 31 luglio.

Tutt’altro che un artista commerciale, Donatello è uno scultore che va esaminato con cura, presentato con preparazione, guardato in profondità. 130 opere in esposizione e oltre 60 prestatori, fanno di questa mostra la prima al mondo di così grande portata su un artista legato indissolubilmente col rinascimento, periodo di maggior risonanza artistica per Firenze, quando tutto l’Occidente la guardava ammirato e con desiderio.

“Si dice che una mostra sia un’occasione unica nella vita. E questa è davvero una esposizione unica al mondo per la quale sono state movimentate opere per la prima volta”, ecco come presenta l’evento alla stampa Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi.

Dunque si apre, a chiunque voglia essere visitatore, una grande mostra che riunisce per la prima volta i più importanti capolavori di Donatello e non solo. Lo scultore, come i più grandi artisti della storia dell’arte, ha influenzato colleghi contemporanei e postumi. Per comprendere meglio la sua importanza nelle conquiste artistiche sono esposti in mostra anche opere di Brunelleschi, Masaccio, Mantegna, Giovanni Bellini, Michelangelo, Raffaello, e questi sono solo i più importanti artisti per un coro totale di 50 “colleghi” d’arte.

Senza dimenticare il triste periodo che oggi l’Europa attraversa con una guerra in atto, ecco in esposizione due opere di Donatello che furono distrutte dai bombardamenti del 1945, data che ci riporta all’ultimo grande conflitto mondiale. Oggi visibili restaurate, mostrano due busti di Madonna con Bambino, simbolo degli affetti familiari che la guerra distrugge. “Si spera siano un monito contro la barbarie della guerra”, conclude Galansino.

La mostra è distribuita su due sedi, propone un viaggio alla scoperta della vita e fortuna di Donatello. Perciò il visitatore inizierà da Palazzo Strozzi, dove sorprenderà l’artista che all’inizio della sua carriera è in dialogo di crescita col maestro Brunelleschi. In confronto diretto ci sono infatti i due crocifissi lignei realizzati dai due artisti quasi come una gara silenziosa tra loro due soli. Stesso tema, stesso materiale, diversa interpretazione dell’uomo crocifisso, tra re e contadino, anima regale e anima popolare. Il viaggio del visitatore prosegue all’interno delle sale espositive nei luoghi in cui Donatello ha operato, città toscane come Siena e Prato, ma anche oltre come Padova. Qualche anticipazione sulle opere. Tra le più importanti poste lungo il percorso espositivo ecco quelle propriamente fiorentine come il David in marmo, l’Amore Attis, e le porte bronzee della Sacrestia Vecchia di San Lorenzo, e poi il rilievo Convito di Erode proveniente dal fonte battesimale di Siena, gli Spiritelli del pergamo del duomo di Prato, il Crocifisso, il Miracolo della mula e l’Imago pietatis dell’alare della Basilica del Santo di Padova.

Il visitatore potrà a questo punto doppiare la mostra proseguendo al Museo del Bargello. “Scopo della mostra è riscoprire il vero padre del Rinascimento e il ruolo guida che Firenze ricoprì in quegli anni – spiega Paola D’Agostino, direttore del museo – proponiamo così una vera monografia dell’artista dopo ben oltre 130 anni, dopo l’esperimento espositivo del 1887 a Firenze al Bargello. In quell’occasione la Stanza delle Udienze del palazzo, usata per la mostra, cambiò vita, e da allora fu denominata Salone di Donatello. L’artista inoltre divenne apprezzato anche dai collezionisti stranieri”.

La mostra termina con una sezione speciale dedicata al confronto tra Donatello e artisti successivi come Raffaello, Bronzino e Michelangelo, perché la sua risonanza si è avvertita fino al secolo 1600. Capiamo meglio questo artista dalle vive parole del curatore della mostra, Francesco Caglioti, professore ordinario di storia medievale alla Scuola Normale Superiore di Pisa.

“La scultura è difficile da far comprendere rispetto ad altre forme artistiche. Donatello è il più grande scultore dell’epoca post classica ed io ho scelto di dedicare i miei studi a lui. Le sue opere pongono problemi di movimentazione ed esposizione. La fortuna storiografica di Donatello nasce con l’800. Non è solo il padre del Rinascimento, non è solo il patriarca di un’epoca. Sarà artista versatile in tutte le tecniche di scultura. Egli comprese i limiti di questa forma d’arte primitiva. Rispetto alla pittura non può raccontare una storia con la stessa spazialità e cromia. Perciò Donatello va oltre l’ostacolo, sconvolge la scultura e la storia dell’arte, riuscendo a dialogare con tanti pittori. Ricostruisce il rapporto tra opera d’arte e pubblico, opera d’arte e spazio. Riplasma il mondo attorno a sé. È il più grande allievo di Brunelleschi e lo ha anche superato. Si è divertito a giocare con diversi materiali e soluzioni. Ha realizzato opere che preannunciano i traguardi della nostra fotografia e del cinema. I suoi contemporanei, il rinascimento stesso, di fronte a Donatello resta in superficie. Ci vorrà il ‘500 con Leonardo, Michelangelo, Pontormo, per comprendere la profondità dell’opera di Donatello, e la potenza di fuoco che stava creando. Un esempio è lo stiacciato (schiacciato), in poco marmo Donatello racchiude un intero mondo. Va oltre la prospettiva, conquista scientifica ottica di Brunelleschi. La lascia a pittori come Paolo Uccello e poi Piero della Francesca. Per lui è una catena troppo onerosa per l’arte. Donatello era al di là del suo tempo e Vasari lo sapeva, tant’è che nelle Vite non sapeva dove collocarlo, in quale tempo artistico. Spero che la mostra vi piaccia e che sappia dire qualcosa di nuovo”.

Le opere di Donatello sembra espandano sentimenti. E di fronte ad esse gli storici dell’arte parlano di forza trattenuta entro i confini delle sue sculture, che poi viene fuori dai loro occhi. “Da crociano vedo nell’arte il dramma e l’epica del sentimento – dice Giuseppe Morbidelli, Presidente della Fondazione Palazzo Strozzi – L’artista esprime valori superiori diffusi in coloro che si accostano all’arte”. E conclude con un augurio detto con le parole di Picasso: “L’arte in fondo scuote la polvere che negli anni si getta nella nostra anima”. Chissà che scuota le coscienze di coloro che si accosteranno a lui con la voglia e la pazienza di capire il suo genio. Moderno e trasgressivo si metteva continuamente in discussione creando uno stile sempre nuovo che sfidava le mode e il gusto dell’epoca.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.