Effigi e busti per il vero volto di Michelangelo: nove visi in mostra all’Accademia di Firenze per ricercarne uno

by Valeria Nanni

Quando un artista del passato diventa iconico lo si vorrebbe ancora vivente per guardarlo in faccia, discorrere con lui o semplicemente vederlo all’opera. È questo il caso di Michelangelo Buonarroti, tanto iconico che non bisogno di presentazioni. La sua immagine invece si. Dal 15 febbraio fino al 19 giugno la Galleria dell’Accademia di Firenze propone in mostra ben 9 versioni del suo viso, tra cui le 3 realizzate in forma di busto in bronzo dal suo allievo e amico Daniele da Volterra subito dopo la sua morte avvenuta il 18 febbraio del 1564.

Michelangelo: l’effigie in bronzo di Daniele da Volterra – dichiara Cecilie Hollberg, Direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze – è una mostra unica e inconsueta, che si pone l’obiettivo di rispondere a quesiti ancora aperti grazie anche all’utilizzo di strumenti altamente tecnologici e innovativi. Punto di partenza di questo progetto epocale su Michelangelo Buonarroti e il suo allievo Daniele da Volterra, è stato il riordino e il restauro del busto conservato nel nostro Museo, avvenuto nel 2017. Cogliamo quindi questa occasione per offrire per la prima volta un raffronto diretto dei nove busti che riportano i tratti di Michelangelo Buonarroti, per rivederne i dati, i documenti e la relativa bibliografia. A distanza di quasi cinque secoli, è ora di trovare delle risposte”. 

Così le lunghe file di turisti, impazienti di essere faccia a faccia con il David, nella nuova stagione turistica alle porte, potranno soddisfare la voglia di guardane negli occhi il maestro Michelangelo, colui che dava vita e spirito ai sassi inanimati, colui che liberava dalla materia la carne vivente.

Nove volti per ricercarne uno, quello vero del maestro fiorentino. Chiariamo perché.

Quando Michelangelo morì, ormai tanto in avanti con l’età, era a Roma nella sua casa ora non più esistente a Macel de’ Corvi. Daniele Ricciarelli, detto da Volterra, era presente quando Michelangelo si spense. E due giorni dopo realizzò il calco del suo viso, come di consueto a quel tempo. Siamo prima dell’avvento della fotografia, ma l’abitudine a lasciare un’immagine di sé nel mondo anche dopo la morte è comune a tutte le epoche storiche. Come se fissare la propria immagine avesse a che fare con l’immortalità, attenuasse quel mistero tanto inaccettato dagli esseri umani di esserci prima, e non esserci più dopo. Come se la morte fosse vista come un controsenso alla vita. E così entra in scena un altro personaggio, Leonardo Buonarroti, nipote di Michelangelo. Fu lui a desiderare un busto del suo famoso parente. Ne commissionò due in bronzo, proprio a Daniele da Volterra, l’amico che aveva posseduto gli ultimi istanti di vita del maestro. Come risulta dai documenti: «per fare gittare due teste di bronzo di Michelangnolo Bonaroti per fare le cere per la forma». Tuttavia, a causa del suo stato precario di salute, anche Daniele da Volterra morì due anni dopo Michelangelo, senza aver concluso i busti cha a quanto pare aumentarono a tre, perché a volere l’immagine di Michelangelo fu anche l’antiquario Diomede Leoni. Si legge infatti nell’inventario stilato subito dopo la morte del Volterra che tra gli oggetti d’arte presenti in casa vi erano: «Due teste de mitallo con li pecti de Michelangelo … Item una testa de’ bronzo di Michelangelo con il busto».

Il problema è che nel tempo questi busti sono lievitati a 9, e non conosciamo con esattezza la sottile differenza tra originali e derivati, insomma quali siano capaci di restituirci l’immagine vera di Michelangelo Buonarroti e preservarla intatta nei secoli dei secoli. Ecco il problema storico artistico che la mostra in atto alla Galleria dell’Accademia vuole risolvere. Vediamo come.

Precisa il Direttore della Galleria dell’Accademia: “Cogliamo quindi l’occasione di questa importantissima mostra che finalmente mette insieme tutti i bronzi, per offrire un raffronto diretto dei busti e per rivederne i dati, i documenti e la relativa bibliografia. Per questo progetto espositivo sono state effettuate su tutti i busti diverse indagini scientifiche non invasive e mai condotte in precedenza su queste opere, come le analisi geologiche delle terre di fusione o quelle nucleari (XRF) per determinare la natura e la composizione delle leghe di metallo. Inoltre, ogni testa è stata digitalizzata e stampata in 3D in resina, in scala 1:1”.

L’appuntamento tra gli studiosi e gli amanti del settore è il prossimo 21 febbraio. In questa giornata ci sarà un convegno importante dalle 9.30 del mattino alle 17.30 di sera, in cui si confronteranno i maggiori esperti. Tra i diversi interventi, i risultati delle importanti indagini sui ritratti in bronzo di Michelangelo Buonarroti attraverso la Fluorescenza X portatile.

L’analisi dei materiali, ovvero la composizione mineralogica delle terre di fusione rinvenute nei busti ritratto. Non mancheranno focus sulle personalità di Daniele da Volterra e Leonardo Buonarroti e in ultimo le conclusioni di Salvatore Settis.

Ecco l’alto valore scientifico dell’iniziativa che vede ricerca storico artistica e scientifica al servizio della verità storica. E intanto al visitatore è offerta l’immagine scientifica di Michelangelo Buonarroti grazie all’immagine artistica di Daniele da Volterra. Tutti gli esemplari presenti provenienti da vari musei internazionali e italiani come il Musée du Louvre e il Musée Jacquemart-André a Parigi, l’Ashmolean Museum a Oxford, i Musei Capitolini a Roma, il Castello Sforzesco-Civiche Raccolte d’Arte Applicata a Milano e il Museo della Città “Luigi Tonini” a Rimini, sono visibili insieme, per un unico e irrepetibile colpo d’occhio.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.