Eleonora di Toledo, la colta duchessa icona di bellezza e regina della politica, che amò Cosimo I de’ Medici

by Valeria Nanni

Si parte da un viso, fermato nel tempo dall’artista Agnolo Bronzino. Un ritratto che sembra dare lo stop anche al visitatore più distratto e stanco in discesa dalle Gallerie degli Uffizi. Il bel vestito si fa guardare, broccato riccio tipico della Firenze del ‘500. Il bianco della seta è luminoso, intervallato a contrasto da inserti in velluto nero, impreziosito da fili d’oro che ricamano melagrane stilizzate. E poi i gioielli, una profusione di perle e oro completano in un lusso di rappresentanza mai privo di raffinatezza. Lei è Eleonora di Toledo, la duchessa che divenne icona di bellezza, regina della moda e del costume del tempo, influente personalità politica, appassionata d’arte. Dal 7 febbraio al 14 maggio la mostra allestita a Palazzo Pitti si propone di raccontarla.

“Il suo nome spunta fuori in moltissimi documenti d’archivio a motivo dalla sua importanza nel ‘500 e ad oggi è invece poco conosciuta – ci racconta il curatore della mostra Bruce Edelstein, storico dell’arte e docente della New York University Florence – Anche io mi sono appassionato a lei a partire dal dipinto di Bronzino conservato agli Uffizi e oggi dopo 30 anni di studi la maxi esposizione si propone di raccontare la donna, la duchessa, la madre”. Mani affusolate, ovale perfetto del viso, tempra manageriale accordata alla dolcezza di madre, emergono da un notturno ottenuto grazie ad abbondanti pennellate di blu lapislazzuli. Così il ritratto della metà del ‘500, capolavoro del Bronzino, porta faccia a faccia tutti ma proprio tutti con una delle donne più influenti del Rinascimento e spinge oltre ciò che è dipinto.

Sono oltre 100 opere esposte nelle sale del Museo Tesoro dei Granduchi al piano terra di Palazzo Pitti. Si passeggia tra dipinti, disegni, arazzi, abiti, gioielli, pietre preziose che racconteranno l’infanzia alla corte di Napoli, il suo arrivo a Firenze da duchessa, il suo progetto di madre di 11 figli, l’amore per l’arte che la fece committente di opere di rilievo, regina della moda della Firenze del ‘500, il suo lascito culturale.

E dunque il racconto di lei dalle parole di chi si è preoccupato di conoscerla bene, il curatore Edelstein. “C’era una volta una bambina che nacque in Spagna da genitori regali. Suo padre era Pedro de Toledo, viceré di Napoli, straordinario committente di palazzi, ville e giardini, e la madre, Maria Osorio Pimentel, marchesa di Villafranca. Eleonora trascorre i primi 12 ani in Spagna per poi trasferirsi a Napoli. Viaggia in nave verso la città partenopea che è ricchissima. La terza più grande d’Europa dopo Parigi e Istambul. Suo padre Pedro l’aveva riordinata con restauri a dimore asburgiche e promuovendo l’edificazione di altre sontuose ville e palazzi. Qui arrivavano le ultime mode, le stoffe più pregiate che davano lustro ad una corte prestigiosa. Eleonora respira questa aria. A 14 anni è molto perspicace, analizza tutto”.

E poi l’amore della sua vita Cosimo I de’ Medici. “Dopo 5 anni vissuti a Napoli è nuovamente a bordo di un’altra nave. Già sposata per procura con il duca di Firenze, lo raggiungerà a Livorno insieme alla corte spagnola. Cosimo I la omaggia, cosciente del rango superiore della sua giovane sposa. I due si piacciono. L’ingresso di Eleonora a Firenze fu trionfale. Lei è bellissima con abito rosso. Lui vive ancora in Palazzo Medici. Non ha grandi introiti e quando sale al potere trova una situazione economica ingarbugliata. Arma segreta per districarsi tra gli intrighi di corte fu sua madre Maria Salviati. Cosimo non teme il potere femminile. E adesso il nuovo asso nella manica è sua moglie, abile e ambiziosa quanto lui. La sua forza e saggezza furono sottostimate all’inizio dal consiglio di corte. Cosimo non prendeva mai decisioni importanti senza prima consultare sua moglie”.

Eleonora, donna politicamente influente, divenuta simbolo rinascimentale del potere e del carisma femminile, testimonia che con intelligenza e cultura si potevano superare le restrizioni riservata al femminile tanto che il ‘500 è denominato “secolo delle regine”, pur in un clima di predominanza del maschile.

Curiosità di vita vissuta 500 anni fa possono essere desunte dagli oggetti in mostra, soprattutto dal racconto che emerge nella sezione dedicata alla moda, aspetto che Eleonora di Toledo perseguiva e proponeva. Uno stile ecclettico il suo, sintomo di vivacità intellettuale e curiosità verso il nuovo, mescolati con la precisa volontà della duchessa di essere curatrice di immagine dell’intera sua famiglia, corte compresa. In pratica Eleonora dialogava con i sarti come Agostino di Gubbio e con gli artisti, proponendo soluzioni e rappresentazioni. Alcune di queste curiosità ce le racconta il curatore Edelstein.

“Affetta da tubercolosi nell’ultima parte della sua vita Eleonora soffriva di mal di schiena. Perciò si fece realizzare un elegante bustino in metallo legato sulla schiena mediante laccini usato come strumento ortopedico, senza rinunciare a rivestirlo in taffetas turchino. L’uso di questi busti a Venezia invece era proibito. Per la notte invece la duchessa indossava un corpetto in velluto di seta per tenersi calda. Ordinò per sé e per il marito una nuova tipologia di calze “à ago” in maglia di seta rossa con diversi punti fantasia importati da Napoli, dove la lavorazione era da tempo diffusa e poi dalla metà del secolo si affermò anche a Firenze”. Dunque preferiva come colore degli indumenti intimi il rosso. Corpetto e calze fanno parte del corredo funerario di Eleonora, morta a circa 40 anni a Pisa di febbre malarica, che complicò le sue già precarie condizioni di salute per la tubercolosi.

Sempre da corredo funebre sono gli orecchini, buccole, cerchietti d’oro, molto semplici, usati quotidianamente, impreziositi all’occorrenza da pendenti più preziosi. Un bellissimo cammeo impreziosisce l’anello con cui fu sepolta e raffigura lei e Cosimo nell’atto di scambiarsi un sorriso l’uno di fronte all’altra.

Per avere un’idea delle stoffe usate dai sarti a servizio di Eleonora è esposta una Bandinella per la prima volta al pubblico, drappo custodito al Museo del Bargello di Firenze. È velluto operato tagliato, lanciato, broccato, bouclè, con fili di argento tirato, seta, oro e argento filato. “Per fare un metro di stoffa – precisa Edelstein -occorreva un mese. Considerando che un vestito era composto da mediamente 17 braccia di stoffa per la realizzazione del solo tessuto occorrente all’abito occorrevano mesi e mesi di lavoro”. Eleonora aveva a palazzo due tessitori specializzati in simili lavorazioni, solitamente destinate all’arredo liturgico e raramente per vestiti.

E si torna al meraviglioso ritratto del Bronzino dove Eleonora sfoggia un vestito realizzato con simili lavorazioni di stoffe. È questo un vestito rompicapo per gli storici dell’arte perché non è stato mai ritrovato nella guardaroba medicea né nella tomba di Eleonora. Così si è ipotizzato che Bronzino se lo sia immaginato, che abbia magari ripeso spunto da un modellino ripreso da un sarto. Così lo abbiamo chiesto al curatore il suo parere. “Possiamo ad oggi affermare che il vestito fu realmente eseguito e posseduto dalla duchessa di Firenze. La riproduzione che ne fa il pittore è troppo particolareggiata per essere un modello di fantasia o peggio un vestito meraviglioso non posseduto realmente. Perciò molto più verosimilmente l’abito fu donato alla morte di Eleonora a istituzioni religiose per farne drappi liturgici, come era di uso fare”.

Così la corte dei Medici a Firenze sembra avere all’inizio e alla fine due immagini femminili di potere, come ha fatto notare il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Com’è ben noto la storia dei Medici a Firenze finì con una grande donna, Anna Maria Luisa de’ Medici, che il 31 ottobre 1737 firmò il Patto di Famiglia, affinchè i tesori artistici non fossero dispersi nel mondo. Non meno importante fu la sovrana che nel Cinquecento gettò le basi del principato, Eleonora di Toledo, il cui impegno ancor oggi determina il volto di Firenze in Palazzo Vecchio, Giardino di Boboli e Palazzo Pitti. Eleonora fu una delle grandi mecenate donne e il debole per l’abbigliamento la rese una vera e propria arbitra elegantiarum, quasi una Anna Wintour del periodo”.

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