Epifania della Terra o la meraviglia dei sensi nei frutti di Carta

by Antonella Soccio

Immergersi nelle opere di Giuseppe Carta, installate nelle corti dei Castelli pugliesi di Bari, Trani, Gioia del Colle e Manfredonia, nella mostra “Epifania della Terra” e in particolare nei cinque Peperoncini giganti, nell’enorme Fragola e nel Pomodorino monumentale di Piazza d’Armi nel Golfo sipontino, conferisce uno speciale ritmo, emotivo e sensoriale, alla visita delle fortezze medievali.

Il Museo aperto alla cittadinanza nella prima domenica del mese di febbraio diventa altro da sé, spazio d’arte contemporanea, che incanta e rapisce.

Il visitatore prova l’ebbrezza di essere un po’ come Alice. L’impatto con le dimensioni dei frutti di Carta è così straniante che si sperimenta un godimento visivo, olfattivo e gustativo. Epifanie meravigliose, i frutti sono apparizione, spettacolo e coinvolgimento dei sensi.

Ci si sente infinitesimamente piccoli accanto a frutti così grandi che si stagliano al cielo terso di Manfredonia e di Puglia.

“Intendo dire”, disse Alice, “che uno non può fare a meno di crescere.” “Uno forse non può”, disse Humpty Dumpty, “ma due possono. Con un aiuto adeguato, avresti potuto fermarti a sette anni” .
Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie

I frutti dentro Piazza d’Armi mostrano il rosso vivo della polpa e della natura vivente contro il rosso del sangue della guerra e della morte. Il sangue della terra agricola si contrappone a quello della battaglia, che si sente riecheggiare nelle mura del castello. In una installazione scenica che è anche marziale, militare. Al posto delle armature dei fanti, al posto delle lance ci sono gli steli dei frutti e la danza ritmica dei peperoncini in fila, che divide in due l’accampamento, intersecando la bisettrice degli altri due meravigliosi frutti.

Il coinvolgimento

Un reggimento di ortaggi e di frutta scompagina la percezione dello spazio, donando una dimensione che è fiabesca e anche metafisica. Lo sguardo va verso l’alto ed è quasi buffo che ad accordare tale trascendenza sia un pachino gigante o un fragolone dal lungo picciolo. Ciò che è materiale per eccellenza, il cibo, si fa immateriale, grazie ad un rosso carnale.

Il progetto Giuseppe Carta. Epifania della Terra, incentrato sui frutti della terra, tipici della produzione pugliese, mostra al pubblico un articolato corpus scultoreo, che si adatta al contesto architettonico dei castelli. Limoni, cipolle, uva e peperoncini giganti in bronzo e resine policrome, danno nuova vita agli spazi interni ed esterni di alcuni dei più noti luoghi della cultura del Polo museale della Puglia.

“L’idea dell’esposizione articolata su quattro sedi del Polo Museale della Puglia nasce dalla ricerca nel mondo dell’arte contemporanea di temi che potessero sposarsi con l’anno del Cibo 2018 manifestazione lanciata a livello nazionale dal Ministero per i Beni e le Attività culturali. Rappresentare con l’arte l’argomento del cibo poteva essere se non banale routinario- nature morte bellissime popolano la storia dell’arte anche contemporanea, mentre si voleva comunicare un messaggio, un feeling, che fosse più intento e che potesse colpire corde più profonde della vista e del piacere intellettuale”, spiega Mariastella Margozzi direttrice del Polo Museale.

I grandi Peperoncini sono stati concepiti da Carta per la città cinese di Chaongqing nella regione del Sichuan, dove ancora adesso popolano la piazza principale quale simbolo dell’intera regione.

Il valore dei prodotti della terra nell’arte racconta di frutti amati, accarezzati, sognati, resi presenze attive dentro al Castello. La Mostra regala una strana pace mista all’allegria del cibo buono.

Imperdibili i selfie in mezzo ai frutti. La carne viva dei corpi in posa appare più morta della natura morta epifanica.

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