Franco Maruotti, il Cezanne pugliese in mostra a Milano con i trabucchi e i vigneti delle sue “Macchie mediterranee”

by Teresa Rauzino

Alla ViP Gallery di Milano, in Alzaia Naviglio Grande 4,  dal 10 al 19 luglio 2021 è in corso una mostra personale di Franco Maruotti, intitolata “Macchie mediterranee”. L’artista pugliese presenta una ventina di opere recentissime, con  scorci tipicamente mediterranei: colline, vigneti, uliveti, trabucchi sul mare, paesini del Gargano… dipinti con un uso della spatola che richiama a tratti le larghe pennellate di Cezanne. Una serie più o meno fitta di piccole “macchie” colorate che scompongono e ricompongono le splendide visioni del nostro territorio.

Abbiamo seguito in diretta Facebook, l’11 luglio, la “dinamica” presentazione della mostra “Macchie mediterranee” di Franco Maruotti a cura di Virgilio Patarini, art director Vi.P. Gallery Milano. Il noto critico d’arte, che ha già curato una monografia dedicata a Maruotti per la Giorgio Mondadori, si è soffermato su alcuni aspetti peculiari della Personale che mette insieme il soggetto e i soggetti prediletti dall’artista pugliese: scorci di “macchia mediterranea” ma soprattutto l’uso della “macchia di colore” come strumento per comporre, scomporre l’immagine e comporre l’opera. “In questo senso – sottolinea Patarini- il titolo della mostra di Maruotti è un gioco di parole: sono macchie i suoi quadri e si fondano sulla macchia”. Sono sostanzialmente due o tre le modalità da ammirare nelle opere in mostra, in primis la particolare stesura del colore. L’artista dipinge a spatola su tavola o su tela  di iuta scorci di marine e paesaggi del Gargano. Stilisticamente parlando, c’è una serie di dipinti dove le macchie della composizione sono prevalentemente grandi, quindi grandi macchie e qualche piccola macchia che va a definire il soggetto trattato. In altri quadri, la stesura del colore più uniforme. In questi lavori, si nota una scomposizione dei piani della rappresentazione attraverso grandi macchie: ampie campiture di stesura del colore e, in altri casi, una stesura del colore molto molto rapida, decisamente corsiva. Per ottenere l’effetto del cielo o di uno scorcio di colline, la pennellata si sovrappone vibrante mentre nelle prime opere la stesura è più compatta, più uniforme. Lo stile è sempre quello, ma ci sono delle diversità. Vi sono lavori che stanno fra uno stile e l’altro. Una serie di opere uniformi di colore ad altre più inquiete, più dinamiche.

Virgilio Patarini si sofferma su due piccoli dittici di Maruotti, che ritiene dei gioiellini: “Una piccola chicca è proprio l’ingresso di questa galleria, un piccolo scorcio della ViP gallery. Avvicinandoci, possiamo notare la scomposizione assoluta dell’immagine, soltanto allontanandoci riusciamo a definire la visione, cogliere quello che viene rappresentato. Un altro piccolo quadro rappresenta uno scorcio della galleria Itinerarte di Venezia, una porta laterale di una delle gallerie dell’Accademia, che – annuncia- presto diventerà la ViP Gallery Venezia. Anche qui una scomposizione. Lo stesso vale per altri lavori: una serie di piccole macchie che diventano tanti tasselli di un mosaico. Tessere che vanno a scomporre la visione e a comporre l’immagine del quadro. Una modalità stilistica che Maruotti utilizza solo da pochi anni per la realizzazione di paesaggi e di scorci di paesi del Sud, del Gargano”.

Vi sono anche altri lavori con questo stile, con questo modo di usare la spatola e di scomporre l’immagine attraverso tasselli, tessere e macchie. E’ chiara la derivazione. Virgilio Patarini ricorda una serie di opere celeberrime di Cézanne, ad esempio Mont Saint Victoire: “Ecco, questo è un chiaro riferimento, questo modo di scomporre l’immagine deriva esattamente da quel retaggio della scomposizione delle immagini che parte dalla pittura di Cézanne e poi va a declinarsi con gli impressionisti fino al puntinismo. In questo senso, Maruotti mette insieme diverse tradizioni della figurazione dalla seconda metà dell’Ottocento in poi. E c’è pure un retaggio dei macchiaioli. Possono far pensare alle tele  dei macchiaioli alcune opere di Maruotti con più ampie campiture, con una netta divisione tra le zone più scure dalle zone chiare. I macchiaioli sono i primi a praticare una sintesi della visione dell’immagine, scomponendola in grandi placche dove batte la luce, alternate a zone d’ombra. Giocando su questo genere di contrapposizione, vi è una prima scomposizione della visione che però è ancora molto pittorica, cioè parte proprio dalla pittura. I quadri dei macchiaioli ricordano i bozzetti, anzi nascono proprio dall’esperienza del bozzetto. La matrice è il lavoro che hanno fatto i macchiaioli come indica il titolo “Macchie mediterranee”, ma all’origine della pittura di Maruotti c’è una sintesi fra le esperienze dell’Ottocento e qualcosa del primo Novecento, c’è un uso “fauve espressionista” del colore ma solo in parte. Alcuni aspetti sono importanti c’è questo cercare di cogliere la visione dell’immagine attraverso dei piani, questo è un aspetto cruciale della pittura. Da un certo punto in poi, i pittori non si accontentano più di dare una rappresentazione fedele della realtà, ma cominciano a scomporre l’immagine, a scomporre la visione del quadro. Ecco, questo è quello che fa Maruotti recuperando questo tipo di eredità, ma facendolo a modo suo, soprattutto per la serie di opere con quest’uso sistematico della macchia, della piccola macchia che va a scomporre la visione in una sorta di mosaico pittorico. Questo stile è solo di Maruotti. Non ho in mente altri pittori che lo facciano in questa maniera”.

Virgilio Patarini non si dilunga, lo scopo della sua diretta Facebook è di dare solo qualche input, di far vedere un po’ di opere. Ma non rinuncia a una nuova carrellata sui quadri e soprattutto a qualche zoomata che metta in rilievo lo stile particolarissimo di Maruotti: “Avvicinandomi, vedete cosa significa lavorare sulla tela: qui si intravede come Maruotti lascia trasparire la trama della tela. Andiamo dentro questa collina, in questo mondo del Gargano. Ecco se noi andiamo a zoomare vedete come le macchie, le pennellate, le spatolate sono staccate una dall’altra, soltanto allontanandoci ricomponiamo l’insieme. Se andiamo a zoomare, vediamo una serie di macchie una accanto all’altra che dal punto di vista figurativo non rappresentano nulla. Soltanto da lontano cogliamo la visione, molto bella, ed anche l’effetto della luce. È chiaro che in questo modo si può spingere sull’acceleratore e accostare i colori. Guardate ancora questa collina: ci sono dei rosa, dei rossi, dei viola cioè colori che in realtà non sono naturalistici, c’è una scomposizione dell’immagine che alla fine passa dal fenomeno “noumeno”, cioè dalla visione, ad una reinvenzione della realtà, più di tipo mentale. E questo è interessante”.

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