Gli acquerelli di Nicola Liberatore a Rodi Garganico: trame materiche d’infinito nei borghi

by Anna Maria Giannone

Le amate pitture angelicate e i borghi più remoti e ricchi di architetture dimenticate del Mezzogiorno. Nella preziosa mostra del noto artista pugliese Nicola Liberatore nei locali della Pro loco di Rodi Garganico, visitabile per tutte le festività vacanziere agostane fino al 22, si incrociano paesaggi pugliesi del cuore, profondi, che carezzano l’anima.


Liberatore riesce a dare corpo nei suoi acquerelli, con una tecnica molto personale, ai tufi garganici, alle pietre dei centri storici, incastonando i paesi nei suoi celebri blu cobalto o nei suoi bianchi, che trapassano le epoche. Solo che in questa mostra non ci sono i pizzi e i merletti degli abiti delle spose garganiche, non ci sono i ninnoli e i cuori o le ali degli ex voto ma gli strati del paesaggio, le case, le chiese, le cupole, i campanili, le scale, le stratificazioni delle diverse epoche, delle storie personali attaccate ai muri. La presenza umana sottratta alla vista è come custodita nei vicoli dipinti.

Quella dell’acquerello è una passione antica dell’artista, oggi noto per le sue opere materiche che toccano le corde del sacro.
Ma Liberatore, dopo i primi quadri più veristi della sua giovinezza, pieni di marrone e rossi e dei colori più vicini alla tradizione dell’arte sociale impegnata, ha saputo regalare matericità anche su semplice carta.


Del resto come spiega a Bonculture la tecnica dell’acquerello è molto particolare, delicata. Non permette molti ripensamenti. Tuttavia i paesaggi di Liberatore col pennello sembrano “cuciti” come i suoi miti e le sue Madonne d’abiti in installazione.
Viene in mente Maria Lai: c’è una trama nelle sue pennellate, un filo d’infinito tra i borghi. Un tessuto che fuoriesce dalle opere.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.