“GO”, Giunti dà nuova vita poliforme al Cinema Teatro Odeon di Firenze in Art Déco e Liberty

by Valeria Nanni

Riaccendono le lanterne in ferro battuto Art Decò, e risplendono gli stucchi decorativi liberty degli interni. Siamo all’interno del Cinema Teatro Odeon di Firenze, che riapre grazie a volontà e gusto della fiorentina casa editrice Giunti. Vogliono farlo diventare la casa della cultura della città, e lo hanno chiamato Giunti Odeon, in sigla Go, come “andare” in lingua inglese. Go diventa libreria, cinema e teatro, un luogo dove si unisce cinematografia, letteratura e arte contemporanea. Go si propone con una ricca proposta di eventi e riporta ai vecchi lustri un cinema che nel 1930 che vide la proiezione del primo film sonoro italiano, e nel 1950 la serata di gala per la presentazione di “Via col vento”.  Oggi una proposta eclettica di serate, ravviva quei locali dallo stile eclettico di primo ‘900 italiano, in accordo con l’imperante stile Liberty apprezzato dall’Estetismo, che gridava “Arte per l’Arte” per guidare verso l’esperienza dell’Arte totale.  

Il restauro di questo gioiello architettonico è opera dello studio Benaim di Firenze, che ha lavorato secondo un processo meticoloso e accurato, seguendo ogni indicazione della Soprintendenza di Firenze e le normative comunali. La ristrutturazione ha riportato alla luce elementi architettonici e decorativi che non erano più visibili, come le fontane, che ritrovano splendore e funzionalità. È poi stata garantita l’integrità e l’illuminazione di un elemento architettonico particolarmente apprezzabile: la cupola. Con diametro 11 metri, fu realizzata dalla manifattura Quentin in vetri policromi. In passato un marchingegno elettrico la apriva, facendola scorrere su binari. Nel primo ‘900 andavano di moda le sale atmosferiche, realizzate nei teatri con cupole apribili, al fine di evocare nello spettatore lo spazio aperto, piuttosto che dipingere il cielo azzurro sul soffitto.

Così un pezzo di ‘900 a Firenze è nuovamente visibile e vivo. Si nota ancora l’atrio con foyer e bar e la biglietteria lunghissima d’epoca in noce intagliato. Ad introdurre la visione del pubblico sul palco le tre statue scolpite in legno da Antonio Mariani, rappresentano tre muse che con gesti ed iscrizione invitano con le parole dei Lorenzo il Magnifico a godersi lo spettacolo. Le pareti sono state mantenute chiare per la funzione anche di teatro del luogo, poiché favoriscono la necessaria penombra e non il buio assoluto. Altre decorazioni degne di rilievo nello stile Art Decò del primo ‘900 italiano, sono gli stucchi sui palchi, opera di Giuseppe Gronchi, e due arazzi posti al secondo ordine e oggi finalmente illuminati nella posizione originale. Furono opera di Matilde Piacentini moglie dell’architetto Marcello Piacentini a cui ci si affidò nella creazione del cinema teatro nel ‘900. Ma Piacentini fu il secondo architetto incaricato. Perciò ecco raccontata la storia dagli inizi.

A dirla tutto bisogna risalire al 1400, quando il secondo ramo degli Strozzi, famiglia fiorentina nobile dedita all’attività bancaria, intellettuale e al mecenatismo, si fece costruire il palazzo, detto perciò “dello Strozzino”. Siamo nel 1457, e questo significa che la tipologia architettonica del palazzo moderno come residenza del signore era già stato progettato da Michelozzo Michelozzi per la famiglia Medici. Prima di allora i fiorentini, anche se benestanti, non vivevano in palazzi realizzati ex novo, ma la loro abitazione derivava dall’unione di più case torri medievali opportunamente ristrutturate. Così dopo i Medici, tutte le altre famiglie importanti fiorentine vollero un’abitazione simile, poiché veicolava maggiormente messaggi politici di potenza e stile architettonico rinascimentale fondato sui valori dell’armonia e proporzione tra le parti. Anche la famiglia Strozzi seguì questo gusto, probabilmente avvalendosi degli stessi architetti presi in considerazione dai Medici, ovvero Brunelleschi prima e Michelozzi dopo.

A fine ‘800 il palazzo era di proprietà di altri privati succeduti agli Strozzi, e subì abbattimenti nell’ambito della chiacchierata riqualificazione edilizia di Firenze capitale. Così nel primo ‘900 questo luogo storico versava in stato di abbandono. È qui che ritroviamo un primo progetto di ristrutturazione che lega il palazzo dello Strozzino all’architetto Liberty Adolfo Coppedè. Fu lui a vederlo ideale come teatro. I lavori si arrestano a causa della Prima Guerra Mondiale. Sarà perciò l’architetto Marcello Piacentini a trasformare il luogo in teatro cinema. Dove era il cortile interno rinascimentale, sorse la sala di proiezione e platea teatrale, chiamata sala Marconi. Uno spazio di 1.500 metri quadri con capienza 1200 persone, pensato e riprodotto di forma ellissoidale dal Piacentini che studiò la buona acustica, infatti questa forma impedisce il formarsi dell’eco. L’arredo era in velluto rosso, rinnovato nel ’87 in velluto giallo oro. Mantenute originali le poltroncine in legno nelle due gallerie al secondo ordine. Oggi la sala cinematografica ellissoidale del Piacentini è dotata di due schermi per le proiezioni, uno per la proiezione al buio dei film, e un grande led-wall per l’intrattenimento culturale diurno.

All’esterno l’aspetto dell’antico palazzo degli Strozzi fu conservato dal Piacentini, il quale realizzò solo la pensilina esterna in ferro battuto e vetro. Tutt’oggi dopo l’ultimo restauro la pensilina di primo ‘900  caratterizza ancora l’ingresso di quel cineteatro Odeon inaugurato il 14 dicembre 1922, ma col nome Savoia approvato dal Regime fascista. Impreziosisce l’angolo una particolare lanterna a forma di tempietto in stile liberty opera di Bernardo Morescalchi. Essa segnava anche il punto dove girare per scendere in una sala da ballo ricavata sotto il cinema, una sorta di caffè concerto chiamato Bal Tabarin, poi trasformato in albergo diurno. Il cineteatro tornò ad essere chiamato Odeon dopo la fine della seconda guerra mondiale.

«Oggi inauguriamo Giunti Odeon e vogliamo che la sua sigla, GO, diventi familiare a tutta la città – dichiara Sergio Giunti – perché GO suona come un invito al movimento, una esortazione ad andare verso il futuro. In un palazzo ricco di storia e di bellezza, Giunti Odeon vuole essere più di un cinema e più di una libreria: uno spazio vitale e aperto al dialogo, un luogo di incontro fra esperienze culturali diverse e cosmopolite, come è sempre stato nella migliore tradizione internazionale di Firenze. Il contributo della famiglia Giunti per arricchire questo luogo meraviglioso, ha come obiettivo lo scambio e l’intreccio fra le arti e la società. La creatività espressa da letteratura, cinema, teatro, musica, arti visive abiterà questi spazi e ne farà un luogo di libertà e di gioia».

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