I bronzi di Riace e non solo, il Museo della Magna Grecia guarda al futuro

by Sara Fascia

A parlare del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, durante i Dialoghi di Archeologia, è stato il suo Direttore Carmelo Malacrino, docente di storia dell’Architettura Antica presso l’università di Reggio Calabria.

Si è trattato di un percorso illustrativo del museo a partire dalla sua storia, non poco complessa, che ha origine a partire già dal 1882 data in cui venne istituito un Museo Civico posizionato all’interno della cittadina, che divenne Museo Archeologico Nazionale nel 1907 grazie all’archeologo Paolo Orsi.

A seguito del tragico terremoto del 1908 il museo attraversò una fase relativamente provvisoria (infatti i lavori ripartiranno solo nel 1931) di museo baraccato a causa dei pesanti danni arrecati sia alla struttura che alle sale espositive così come a tutta la città, e inizierà a vedere una rinascita con l’architetto Marcello Piacentini che come ha spiegato il direttore «ha un’idea nuova che farà scuola nello sviluppo della progettazione museale: cambiare la posizione dell’edificio verso il mare, con l’idea di creare un imponente edificio con prolungamenti verso la costa e una progettazione degli spazi espositivi che acquistano singolarmente significato nella loro funzione». Questo cantiere durerà dal 1932 al 1934, ma vedrà la vera e propria inaugurazione solo nel febbraio del 1950, da allora si susseguiranno una serie di nuovi allestimenti fino a giungere ad un anno cruciale, il 1972, anno del ritrovamento dei due Bronzi, che nella loro esposizione esclusiva nel 2013, dopo la chiusura e lo svuotamento del museo nel 2009 per ristrutturazione, portarono da soli 195.998 visitatori.

Questo rende i bronzi sicuramente una presenza importante, in quanto si tratta di pezzi unici al mondo, ma anche ingombrante che rischia di oscurare i tantissimi altri tesori che il museo offre e, con l’obiettivo di valorizzare l’intero patrimonio, si avvia una nuova fase progettuale che inizia con l’inaugurazione del 2016 del museo rinnovato.

Com’è il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria oggi?

Il museo si distribuisce su quattro livelli, il viaggio del visitatore inizia dal piano più alto che è il livello A (preistoria e protostoria), livello B (Età del Ferro: città greche e Santuari della Calabria), livello C che tratta aspetti tematici (musica, arte e teatro, vita quotidiana, necropoli e culture italiche) e il livello D dedicata alla città di Reggio Calabria (da Rhegion a Regium Iulium).

Con l’obiettivo di creare un museo dinamico sono state realizzate anche due spazi espositivi dedicati a mostre temporanee, una delle due quasi sempre ospita tematiche di archeologia subacquea che è un aspetto fondamentale che mette in connessione il museo con il territorio circostante (lo stretto marittimo è ben visibile dalla terrazza dell’edificio).

Qual è l’offerta culturale? Come ha ben detto Malacrino «un museo deve comunicare attraverso un’esposizione che guardi agli aspetti concreti e parlanti degli oggetti, perché sono queste le caratteristiche che attirano il visitatore», partendo da questo il museo offre numerose attività che hanno  l’obiettivo diretto di far vivere e coinvolgere la comunità calabrese e non solo i turisti,  si tratta di piccole iniziative come conferenze, concerti, laboratori didattici che mettono in comunicazione il museo e coloro che vengono a visitarlo.

Grazie a questo il bilancio vede un passaggio da 164.076 visitatori nel 2015 a 227.704 nel 2018, aspetto non fondamentale ma sicuramente importante poiché testimonia la buona riuscita degli obiettivi che il direttore insieme ai suoi collaboratori si sono proposti che è citando il direttore stesso «l’idea di un museo che diventi per le persone un viaggio nella suggestione che le porti ad entrare in connessione con il passato e ad emozionarsi».

Prossimo e ultimo appuntamento con i Dialoghi di Archeologia il 16 Aprile ore 18:00 con Francesca Spatafora, direttrice del Museo Archeologico “A. Salinas” di Palermo.

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