Il caos dentro, un viaggio sensoriale che celebra la vita di Frida Kahlo

by redazione

È visitabile fino al 29 marzo 2020 “Frida Kahlo. Il caos dentro” che reinventa lo Spazio Eventi Tirso con una mostra immersiva e multimediale inaugurata lo scorso 12 ottobre.  

Tema centrale della mostra il caos, cioè quella forza vitale e creatrice con la quale l’artista affrontò i momenti più difficili della sua esistenza, cagionati dalle sue precarie condizioni di salute e dalla sciagurata quanto profonda storia d’amore con il famoso pittore messicano Diego Rivera.

Nel celebrare Frida Kahlo l’esposizione considera soprattutto la personalità della pittrice messicana attraverso una prospettiva più intima e lo fa mettendo in mostra solamente opere visibili in modlight, ossia in pannelli retroilluminati in alta risoluzione che ripercorrono le tappe salienti della vita e della poetica della pittrice. La mostra infatti vuole inquadrare le vicende personali e artistiche di Frida Kahlo nella cornice privata della leggendaria Casa Azul di Coyoacàn, l’abitazione dove ella nacque e visse per molti anni e che attualmente ospita il Museo di Frida Kahlo.

Vediamo quindi gli arredi della camera da letto, dello studio e del giardino che ci rivelano, tanto quanto i dipinti, le vicende personali della pittrice, l’impegno politico e sociale, nonché il forte attaccamento alla sua terra. Il letto a baldacchino con lo specchio sul soffitto ad esempio ci riconduce al fatidico incidente del 1925 nel quale Frida riportò numerose fratture alla spina dorsale e al bacino e che compromise irrimediabilmente il suo stato di salute. Se le sue opere ci raccontano le difficoltà di convivere con un corpo rotto e dolorante la camera da letto ci porta direttamente alle origini della sua pratica artistica, quando Frida si avvicinò alla pittura in quei lunghi mesi di immobilità. Fu quello il momento in cui l’arte divenne la sua più fedele amica, a cui si affidò nei momenti più difficili.

Lo studio di Casa Azul rappresenta quindi un prolungamento naturale del suo mondo interiore, nel quale la pittrice trovò rifugio esistenziale e il presupposto della sua creazione artistica. Ma il vero centro nevralgico della casa era il giardino che Frida poteva guardare attraverso le vetrate della casa-studio. Era il giardino in cui Diego Rivera aveva allestito una ricca collezione di reperti e manufatti pre-ispanici e dove scorrazzavano liberamente quegli animali tanto cari a Frida Kahlo e che la pittrice avrebbe anche raffigurato in più di 50 dipinti.

Per lei i simboli della flora e della fauna locale rappresentavano una sorta di bestiario da cui attingere per esprimere le sue verità più profonde e complesse. L’assetto finale della Casa Azul corrispondeva infine all’interesse dei coniugi Rivera per il folklore, ma soprattutto al programma sociale e culturale condotto dalla rivoluzione messicana, volto alla riscoperta della propria identità attraverso la cultura materiale.

La mostra include una serie di scatti del fotografo colombiano Leo Matiz a completamento di un percorso che si propone di esplorare Frida Kahlo da una prospettiva più autentica e personale. Nella maggior parte di queste istantanee l’artista si consegna all’obiettivo fotografico con estrema naturalezza, restituendoci sia l’immagine iconica che conosciamo sia lo sguardo di donna carismatica e fiera da cui tuttavia traspare la sua dolcezza.

La mostra è arricchita dal programma didattico curato da “Senza Titolo”, che integra il percorso con una serie di visite guidate, visite animate e laboratori diretti ad un pubblico eterogeneo e alle scuole di ogni ordine e grado. Le attività proposte dall’associazione attraversano il mondo di Frida Kahlo attraverso le suggestioni offerte dagli spazi di Casa Azul e dai dipinti della pittrice.

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