Il Planetario e la Fondazione CR della Firenze scientifica, dove c’è aria di nuovo e modernità post illuminista

by Valeria Nanni

Gli eventi sotto le stelle al Planetario di Firenze sono ripresi la domenica pomeriggio e registrano già grande successo. Immaginate di osservare il cielo notturno in occasione di un black-out totale, e pensate di avere accanto a voi un amico fisico pronto a guidarvi nello spazio sopra le nostre teste, dove stelle, pianeti e fenomeni astronomici sono così svelati. È esattamente questo quello che si prova in un planetario, e quello di Firenze, dono della Fondazione CR Firenze, ha appena riaperto le sue porte al pubblico dopo la chiusura pandemica. Qui l’astrofisico Sacha Barion ha condotto noi di Bonculture al di fuori della nostra galassia, o sul suolo lunare, oppure in vista ravvicinata degli anelli di Saturno, o delle macchie solari, e ancora ci ha fatto viaggiare al centro della nostra galassia per osservare ciò che si trova in prossimità dell’enorme buco nero presente. Il planetario è pronto tutte le domeniche con eventi dedicati a più fasce d’età.

Guardare il cielo oggi in notturna sperando di osservare stelle e pianeti è quasi impossibile ormai in ambiente cittadino, a causa dei bagliori dell’illuminazione urbana. Diventa perciò esperienza importante il trascorrere qualche ora in un planetario dove si impara ad osservare quel che è sopra le nostre teste quotidianamente.

“Il nostro è un planetario digitale che simula fenomeni celesti su una cupola di 8 metri di diametro – spiega il fisico Sacha Barion – il sistema di proiezione è tecnologicamente avanzato, costituito da un singolo proiettore laser 4K UHD posizionato al centro di una sala che può accogliere fino a 50 persone. Precedentemente avevamo un proiettore LED che aveva sostituito nel 2017 lo storico planetario optomeccanico Zeiss ZKP2 che oggi è oggetto musealizzato. Il nuovo planetario permette di programmare effetti speciali apposta per l’occasione, per esempio conferenze, seminari, lezioni a bambini oppure ad un pubblico adulto. Permette di risalire a fenomeni storici, dunque viaggiando non solo nello spazio ma anche nel tempo. Permette uno studio approfondito delle costellazioni e proiezioni di filmati di astrofisica. Rispetto alla tecnologia LED quella laser fa sfavillare le stelle rendendole particolarmente realistiche”.

Il Planetario nuovo è inserito in un antico istituto, oggi Museo della Fondazione Scienza e Tecnica, che racconta l’importante ruolo scientifico di Firenze sin dall’800. All’interno si trovano le collezioni di Storia Naturale, un’importante Biblioteca scientifica con volumi storici, e un importante Gabinetto di Fisica. Dopo i lavori effettuati nel periodo di chiusura del museo, il secondo piano è in attesa di essere aperto al pubblico, per la prima volta, e di mostrare le sue collezioni e laboratori, di cui oggi si presenta un saggio al piano terra. Intanto Bonculture ha fatto un sopralluogo per comprendere lo stato dei lavori di riallestimento e sbirciare cosa aspetterà il visitatore non appena il museo sarà pronto.

Ci siamo fatti accompagnare da una guida speciale, la professoressa Donatella Lippi, presidente della Fondazione e professore di Storia della Medicina all’Università di Firenze, presso la Scuola di Scienze della Salute Umana (Medicina), e insieme a lei abbiamo esplorato il Museo in via Giusti. Innanzitutto la sede fu voluta nell’800. “Questo edificio esiste dal 1891 – racconta la presidente – per volere del Comune di Firenze che decise di dare una definitiva sede all’Istituto Tecnico Toscano fondato anni prima, nel 1850, da Leopoldo II di Lorena quando la Toscana era ancora un Granducato”. Non fu un caso se l’istituto prese posto in uno dei quartieri nuovi di Firenze, comunemente chiamato la Mattonaia, voluti dal Granduca, dove si respirava aria di nuovo, rinnovamento, modernità post illuminista e di rivoluzione industriale. Erano tempi in cui la formazione era presa sul serio, forse perché si guardava all’industria come al motore dell’economia del futuro più prossimo e non lo si poteva lasciare in mani inesperte e inadatte. “Scopo era formare i giovani come artigiani specializzati, attraverso un insegnamento a vocazione pratico-sperimentale toscana ed internazionale. Il primo direttore fu Filippo Corridi responsabile dell’organizzazione dell’istituto, che comprendeva un’officina meccanica, laboratori scientifici e biblioteca”. Scopriamo che il direttore ammodernava egli stesso le strumentazioni scientifiche visitando le Esposizioni Internazionali in cui portava la strumentazione toscana e in cambio riportava a Firenze strumenti nuovi e all’avanguardia.

Scrigno pensante è poi la Biblioteca dove sono custodite edizioni rarissime. “Sono raccolti 28 mila volumi scientifici, ma anche di argomento storico artistico. È infatti allestita anche una piccola gipsoteca alle pareti con calchi dell’800. Sono inoltre conservati antichi erbari, appartenuti a donne come Marianna Paolucci, testimonianza dell’importanza della ricerca e dello studio femminile”.

È possibile ammirare la Collezione di Storia Naturale con esemplari merceologici, con ceramiche e filati dei materiali più vari, e una collezione di cere realizzate dai ceroplasti della Specola di Firenze per preparati anatomici e micologici. In particolare la collezione dei modelli di animali marini è frutto della perizia della ditta Blaschka di Dresda, testimoni del grado di perizia raggiunto dagli esecutori tedeschi ottocenteschi Leopold Blaschka e suo figlio Rudolf.

E le sorprese in questo particolare museo fiorentino non finiscono. Assolutamente si lascia ammirare la collezione sempre ottocentesca di modelli vegetali, tra fiori e muffe. “Sono 180 fiori in vetrina, esemplari di morfologia vegetale della ditta Brendel di Berlino – continua la professoressa Lippi – , che sono stati tutti restaurati, grazie alla Fondazione CR e grazie a donazioni di associazioni e di privati. Molti di questi esemplari sono oggi oggetto di studio, per comprendere la natura dei materiali di cui sono costituiti: metallo, cartapesta, legno, lacca e piume”.

Uno dei fiori all’occhiello del museo, oltre alla Biblioteca e alla sezione di Scienze naturali, è il Gabinetto di Fisica, che vanta una preziosa collezione di oltre 3.000 strumenti che servirono alla didattica della Fisica tra l’800 e il ‘900. Qui ci siamo fatti guidare ancora da Sacha Barion. “La raccolta è risalente principalmente alla seconda metà del’800”, dice. Troviamo il settore riservato alla dagherrotipia che farebbe gola a qualsiasi fotoamatore, microscopici cristallografici, il disco di Newton, un cubo di vetro colorato con sali d’uranio per mostrare il fenomeno della fluorescenza, strumenti per studiare le onde, e il saccarimetro. E gli appassionati di cinema apprezzeranno il fenachistoscopio, l’antenato dei proiettori cinematografici. “Gli strumenti del Gabinetto di Fisica sono stati restaurati e catalogati, corredati da schede tecniche presenti nelle sale e diversi filmati dimostrativi su YouTube, questi ultimi visibili direttamente in sede attraverso la lettura di un QR code”.

Il prossimo appuntamento è domenica 29 maggio. Alle ore 15.30 con “Una giostra spaziale” si apre il Planetario e il laboratorio per bambini dai 3 ai 6 anni. Mentre alle ore 16.45 con l’incontro “Il Cielo del mese – ogni mese un cielo diverso da scoprire” il Planetario apre a famiglie con bambini dai 6 anni.

Si prenota al numero di tel. 055 2343723 dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, oppure scrivendo all’indirizzo mail: iscrizioni@fstfirenze.it

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