Ipotesi Astronomiche sulla Stella dei Magi, il Planetario di Firenze fa gli auguri con la cometa che segna il cammino

by Valeria Nanni

Tutto cominciò con una stella avvistata nel cielo da tre Magi, studiosi di fenomeni celesti, senza dei quali il presepe non sembra essere completo, traguardo dunque di un viaggio anche astronomico. Ecco perché il Planetario di Firenze, nel Museo della Fondazione Scienza e Tecnica di via Giusti, ha pensato quest’anno di fare gli auguri di Natale con un evento speciale proprio nel solstizio d’inverno, mercoledì 21 dicembre alle ore 21. Protagoniste le stelle, le costellazioni, i pianeti e le congiunzioni astrali, presentate dal giornalista scientifico e scrittore Emiliano Ricci, il quale approfondirà “Ipotesi Astronomiche sulla Stella dei Magi”.

Personaggi fascinosi, i Magi, provenienti da un Oriente molto generico, sono avvolti da tradizione, fede e leggenda. Da sempre hanno suscitato curiosità. In particolare a Firenze diventano di casa nel ‘400, dove addirittura si costituisce la Compagnia dei Magi, confraternita laica che organizzava il 6 gennaio per l’Epifania un corteo lussuoso composto da 700 figuranti, dove nobili e borghesi facoltosi avevano il lustro di partecipare. Prima tra tutti la famiglia Medici, con Lorenzo il Magnifico vestito da Magio con gli abiti più pregiati che mai. Si sfilava tutti insieme dal Battistero di San Giovanni fino a piazza San Marco dove aveva sede la Confraternita. L’evento era conosciuto come Festa dei Magi.

Inoltre a Firenze il tema dell’adorazione dei Magi divenne opera d’arte, prendendo forma e colore in dipinti, come la famosissima pala di Gentile da Fabriano, voluta nel 1422 dall’intellettuale e banchiere Palla Strozzi, e come il quadro Adorazione dei Magi di Sandro Botticelli del 1475 dove figurano i membri principali della famiglia Medici nei panni dei Magi. Entrambe le opere sono conservate nella Galleria degli Uffizi. Ma per immergersi totalmente nel corteo più lussuoso ed esotico della storia rinascimentale, Firenze non delude offrendo una possibilità unica al visitatore in Palazzo Medici-Riccardi. Salendo al primo piano per le scale in pietra serena si arriva nella cappella di palazzo, un ambiente sacro e di rappresentanza politica allo stesso tempo, dove le pareti sono decorate interamente con il tema della Cavalcata dei Magi, opera quattrocentesca di Benozzo Gozzoli che lo impreziosì rifinendolo ad oro.

I nobili o borghesi benestanti riuscivano ad identificarsi più facilmente nei Magi, mettendo insieme spirito religioso e laico. I Magi rappresentano infatti i primi pagani che hanno ricevuto e accolto la Rivelazione. Sono re e sono saggi, rappresentano della conoscenza astrologica e astronomica dell’antico Oriente, ovvero Persia, Arabia e India. Sono coloro che dal lontano Oriente iniziano un viaggio che li porterà a varcare la soglia della città di Gerusalemme per poi raggiungere la vicina Betlemme dove la famosa stella in cielo arresta il suo cammino mostrando la nascita di un uomo potente tra gli umili, nella più piccola cittadina della Galilea.

Dunque la stella è la vera protagonista che segna il cammino, simbolo dell’inizio del viaggio dell’uomo che guidato dalla luce arriva alla redenzione. Se era una stella nuova, una cometa, o una supernova, oppure una congiunzione astrale sono ipotesi su cui gli studiosi ancora cercano di dare risposta. Sull’identità della stella dei Magi bonculture.it ha sentito Emiliano Ricci, dottore in Astrofisica, che guiderà l’evento al Planetario di Firenze. “Nel mondo dell’arte il primo pittore a dipingere una cometa sulla capanna della Sacra Famiglia è Giotto a Padova nella Cappella degli Scrovegni, ed è di aspetto naturalistico poiché Giotto ebbe modo nel 1301 di vedere la cometa di Halley, la quale compare nei nostri cieli ogni circa 76 anni”. Ecco come ancora una volta le opere d’arte rilevano la scienza oltre che usi e costumi, stili e mode del tempo. “L’evangelista Matteo ci parla di una generica stella. Ma nel corso dei secoli diversi sono stati gli astronomi a darsi da fare per capire la sua identità – continua a spiegare il dottor Ricci – fu poi Keplero nel ‘700 il primo a proporre l’ipotesi che i Magi avvistarono nel cielo una luce data dalla congiunzione di due pianeti, Giove e Saturno”. Ad oggi sembra essere l’ipotesi più accreditata scientificamente. E ciò che li mise in moto fu proprio l’unione di questi due pianeti che astronomicamente rappresentavano Giove regale come il re dei re, e Saturno, come colui che porta la giustizia tra i popoli. L’indecisione dell’evento sta nell’anno. “Ci sono state due congiunzioni strette tra Giove e Saturno sia nell’anno 6 che nel 7 a.C. Se i Magi hanno avvistato la stella il 6 a.C. erano nel cielo dell’Ariete, importante riferimento all’agnello sacrificale. Se invece la stella è stata vista l’anno dopo nel 7 a.C. i Magi l’hanno vista nel cielo dei Pesci, altrettanto importante significato perché fa riferimento al popolo ebraico e il mare ricorda la loro liberazione, quando Mosè apre una strada nel Mar Rosso”. Ma abbiamo un’ultima ipotesi quella più recente. “Intorno alla fine degli anni 90 un astronomo collezionista trovò una moneta di Antiochia coniata pochi anni successivi alla nascita di Cristo con su la costellazione dell’Ariete con una stella brillante. Da questa testimonianza numismatica avanzò una nuova identità per la stella dei Magi. Potrebbe essere stata la luce del pianeta Giove il quale fece dei movimenti particolari in cielo dovuti alla sua traiettoria e all’occultazione della Luna nel cielo dell’Ariete. Evento che potrebbe essere stato interpretato astrologicamente dai Magi come significativo. Giove rispetto alla Terra sembra a volte avere una traiettoria particolare. Le congiunzioni Giove – Saturno possono esserci, così strette poi da sembrare un corpo solo si hanno all’incirca ogni 175 anni. Ricordiamo l’ultima simile a quella avvistata dai Magi proprio nell’anno 2020 nel cielo dei Pesci”.

Sarà bello per chi vorrà partecipare all’evento nel Planetario, tornare indietro sotto il cielo dei Magi e immaginare lo spirito di osservazione di questa luce significativa che li mosse ad un’azione ricordata ancora ai giorni nostri.

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