Italia Nostra e I Presepi artistici dei Territori: la straordinaria ricerca storica di Michele Clima e la sua “Cavalcata favolosa”

by redazione

Continua il percorso di conoscenza e valorizzazione dell’arte presepiale tradizionale proposto dalla sezione di Foggia dell’Associazione Italia Nostra che, ancora una volta, focalizza l’attenzione su una manifestazione artistica di particolare originalità e valenza, il Presepe di Michele Clima, un appassionato avvocato/presepista che, da ormai 40 anni, si dedica alla ricerca storica finalizzata alla realizzazione di un Presepe tutto incentrato sulla rappresentazione di scorci della Foggia antica con i suoi edifici ormai scomparsi popolati da una miriade di personaggi legati alla leggenda e ai racconti della tradizione orale.

L’interesse di Italia Nostra per queste produzioni, che vanno di certo ascritte all’ambito dell’arte, una forma d’arte derivata dall’autentica e spontanea inventiva popolare, risponde a una concezione più ampia e inclusiva del bene culturale, comprensiva di ogni espressione creativa di una comunità, sia materiale che immateriale.

Tuttavia tanti magnifici Presepi sono noti solo ai più prossimi.

L’iniziativa di Italia Nostra vuole essere un grimaldello per forzare idealmente questo tesoro nascosto nel tentativo di avvicinare, con “il pretesto” del Presepio affabulatore, quella parte della cittadinanza in cerca della sua identità e del suo orgoglio locale.

E per questo ho fortemente incoraggiato Michele Clima a offrirci ancora una volta lo spettacolo suggestivo e impareggiabile della ricostruzione della “Foggia sparita”, le cui strade e caseggiati pullulavano di vita collettiva, connotata da tante ristrettezze, ma da genuina solidarietà umana.

“La Cavalcata Favolosa”

Presepio Clima – Natale 2023

Un viaggio lungo oltre duemila anni, una cavalcata immaginaria attraverso luoghi e tempi lontani per ritrovarsi, infine, in un’utopica città di Foggia intorno ad un castello, la Pianara, scomparso negli anni cinquanta del ‘900, e ai ruderi di un’antica masseria Pantano, rimembranze di una remota epoca sveva.  

Il viaggio come metafora della vita, il viaggio come incontro.

Una Cavalcata Favolosa. 

Gianni Rodari sosteneva la necessità della fiaba. Immaginare, sognare anche per pensare una realtà migliore. Se neanche lo pensiamo, un mondo o una città migliore, come possiamo sperare di realizzarlo? 

La cavalcata è quella dei Magi, ricca ed esotica. Complici gli esodi e le diaspore bizantine e le ambascerie della Sublime Porta, nel vallone della Costiera Amalfitana nel Presepio Napoletano del ‘700 o sul dorso della Grotta in quello Pugliese del ‘500, nel Presepio “moderno”, i Magi giungono alla Natività con il fasto e la pompa del mondo materiale, ricchi di doni e abbigliati in modo sontuoso. Rappresentano il mondo intero al cospetto di Gesù.

Più che un Presepio, quest’anno, la Cavalcata Favolosa è un’Epifania. Del resto prima del Presepio, nell’iconografia antica sono proprio i Magi e i loro donativi simbolici ad omaggiare Maria e il Puer.

Il viaggio immaginario rappresentato in questo presepio inizia con il viaggio della Regina di Saba. Bellissima e ricchissima la “regina mora” è profetessa del Cristo e anticipatrice del viaggio dei Magi. Mille anni prima della venuta del Signore, lei che incarna la bellezza e la ricchezza viaggia alla volta di Gerusalemme per conoscere e mettere alla prova la saggezza di Salomone. Dalla loro leggendaria unione nascerà Menelik capostipite di una stirpe salomonica perfetta. 

Nel suo viaggio dal Corno d’Africa a Gerusalemme, attraversando la penisola arabica, la Regina di Saba riconosce nella trabeazione di un ponte del suo cammino il legno della Croce di Gesù e profetizza il sacrificio del Cristo.  Leggenda vuole anche il suo tramite per l’arrivo in Palestina dei fatidici trenta denari che compreranno il tradimento di Gesù ad opera di Giuda Iscariota.

La Regina è rappresentata nel Presepio nel “Divan”, all’interno della sua sontuosa tenda accampata nel centro del Presepio davanti al Palazzo di Salomone. Ha lo specchio nella mano sinistra, simbolo della sua vanità e una piccola croce in quella destra, segnacolo della profezia cristologica. 

All’esterno della tenda l’ebreo Isaia, profeta per i cristiani e predecessore di Maometto per i musulmani, sventola il cartiglio del vaticinio della nascita del Signore.

Profeti e Sibille sono un tema molto frequentato dagli artisti del ‘500 e compaiono anche nei Presepi. Basta ricordare il Presepio dell’Aracoeli a Roma e quello molto meno celebre di Cerignola.    

Il viaggio continua con quello dei Magi, osservatori degli astri e scrutatori dell’inconscio, veri protagonisti di questa rappresentazione. 

Essi simboleggiano le tre età dell’uomo, i tre continenti del mondo antico, le tre razze, i tre monoteismi. I Magi si incontrano in un luogo utopico (Foggia) per dirigersi alla Grotta di Gesù, lontana e nascosta, non visibile a tutti. L’angelo ostenta la stella luminosa innalzandola al cielo, rischia però di trarre in inganno tutti noi, in viaggio come i Magi alla ricerca di Dio. Il Diavolo tentatore, infatti, sta nella grotta proprio di sotto, allarga le zampe in un abbraccio ingannatore, ma non tutti vedono le catene che lo legano alle pareti. 

Il Sacro Speco si svela un poco oltre, solamente a chi veramente vuole giungere alla meta, appena girato l’angolo tra i resti di Masseria Pantano, sotto gli arconi vetusti.

I Magi consultano Re Erode nel Palazzo (che è sempre lo stesso, quello di Salomone di mille anni prima), ma, conosciute le sue intenzioni grazie all’allerta dell’angelo, non lo avvertiranno e ritorneranno nei loro regni per altre strade. 

Qualche secolo dopo, sarà Sant’Elena, madre di Costantino Imperatore, a ritrovare la Croce del Supplizio di Cristo e le reliquie dei Magi e a inviare l’arca con le spoglie dei Magi dalla Terra Santa a Milano, divenuta capitale del Sacro Romano Impero d’Occidente. 

E’ da notare che nell’antica Chiesa di Sant’Eustorgio ancora oggi, caso unico al mondo, sul campanile brilla la Stella Cometa e non la Croce. 

Il viaggio di questo Presepio non finisce a Milano, ma prosegue nel XII secolo fino a Colonia, grazie a Federico Barbarossa Imperatore che, sconfitti i comuni italiani riottosi, saccheggia Milano capofila e porta via le reliquie dei Magi per incoronarli Re precursori dell’Impero. Enrico VI, suo figlio, si recherà in pellegrinaggio a Colonia, ma nel presepio compare la figura di Federico II, nipote del Barbarossa.      Quest’ultimo sceglie la Capitanata come fulcro del suo Impero; ecco perché l’atto finale del viaggio si compie nella città utopica di Foggia. La Sacra famiglia è rappresentata nel presepe in povertà ed emarginazione tra i ruderi di Masseria Pantano (ancora visibili nella periferia della città attuale), l’antica reggia federiciana fuori le mura, quella del suo fantastico serraglio. 

Alla Taverna dell’Aquila, nata dove si congiungono in città i Regi Tratturi dell’antica Transumanza, il locandiere demoniaco della tradizione campana rifiuta il Sacrosanto e induce in tentazione in una crapula infinita. 

Nel Palazzo/Castello della Pianara sulla strada dell’est, nella sala del trono (la stessa di Salomone ed Erode, trascorsi più di altri mille anni) il Puer Apuliae, novello Salomone, discetta sul concetto di unità alchemica e perfezione. 

Fuori al palazzo scalpitano ancora in un tempo diacronico i cavalli policromi dei Re Magi, simbolo del processo alchemico. Nigredo (nero), il buio della notte, la putrefazione della morte, Albedo (bianco), la luce del giorno, la purificazione della vita; Rubedo (rosso), sotto l’effetto del fuoco, il compimento del processo alchemico nella sublimazione e nel raggiungimento della perfezione nell’unità. 

Tutti i dualismi degli opposti, il bianco e il nero, il buio e la luce, il giorno e la notte, il bene e il male, il maschile e il femminile si superano nel principio di unità incarnato nel Bambin Gesù. 

Al seguito dei Re magi, fuori al palazzo si affolla una moltitudine di personaggi provenienti da tutte le parti del mondo; un serraglio di animali esotici segue in carovana l’elefante bianco con le zanne d’argento della Regina Mora; i tre Re si sdoppiano in tre Regine che si distinguono e si mischiano al popolo della città Utopica di Foggia, città dell’incontro.  

Più di un Presepio, un’Epifania, un’Epifania di speranza. 

Foggia, non luogo della pietra filosofale, risorga Fenice dalle sue ceneri sotto l’effetto dello Spirito  Santo! 

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.