La Diomedea, stilizzata in un nuovo gioiello di GIOJE. Il racconto della Puglia di Maria Giovanna Iervolino

by Teresa Rauzino

Le GIOJE del Gargano si arricchiscono di un nuovo monile: la DIOMEDEA!

A crearla, nel suo laboratorio di Peschici, inaugurato esattamente due anni fa in piena pandemia, è la designer orafa Maria Giovanna Iervolino,  discendente di una famiglia che dal 1958 si dedica interamente  al mondo del gioiello.

Dotata di una personalità artistica poliedrica, Giovanna passa dalla pittura (è suo un bel quadro di sant’ Elia nella cappella della Matrice di Peschici) al restauro della statuetta  della Madonnina del mare,  alla creazione di gioielli. Sono sue le corone auree della Madonna di Loreto e del bambino nel santuario omonimo.

Giovanna sta raccontando  la Puglia tramite gioielli ispirati alla storia di Peschici e del Gargano: la Torre del Ponte, il canestrello della Madonna di Loreto, sant’ Elia, san Michele Arcangelo, il “cuore” di Peschici.

L’ultima creazione, dedicata dall’artista a sua madre, è una preziosa, piccola scultura che si ispira  alla leggenda degli  albatros di Tremiti: le Diomedee.

“Fedeli guerrieri di Diomede furono trasformati in gabbiani da Afrodite – scrive Giovanna – La loro natura umana e combattente li rese capaci di distinguere l’amico dal nemico. L’occhio della Diomedea, impreziosito da un diamante naturale, simboleggia il suo orizzonte infinito di libertà!  …. A mia madre”.

Le motivazioni di Giovanna  trovano conferma nelle fantastiche storie  che hanno forgiato l’identità delle Isole Tremiti, avvolgendole in un’atmosfera di  bellezza e incantamento.

Nelle miti notti d’estate, nei pressi delle coste più impervie, è possibile ascoltare il verso impressionante delle Diomedee (berta Maggiore o albatros del Mediterraneo), simile al pianto di un bimbo.

La leggenda narra che questi inquietanti lamenti siano i gemiti dei fedeli compagni di Diomede i quali, affranti dal dolore per la morte dell’eroe greco, piansero a tal punto da indurre la dea Afrodite a trasformarli in uccelli: da qui l’origine del nome Diomedee.

La leggenda delle Isole Tremiti è legata alla figura di Diomede perché si racconta che è sull’isola di San Nicola che egli si rifugiò e morì, lasciando un alone di mistero.

Chi era Diomede? Re dell’Etolia, fu un indomito guerriero che combatté con i greci contro la città di Troia e si scontrò  con Enea, ferendo Afrodite che lo  proteggeva.  La dea  si vendicò…

Al suo ritorno, Diomede scoprì l’adulterio della moglie Egialea e fuggì con la sua flotta in Occidente.

Durante una tempesta nel mar Adriatico, le sue navi si ritrovarono  presso le isole Tremiti. Una volta sbarcato, Diomede diede loro il suo nome.

Diomede sconfisse i Messapi al fianco del Re Dauno, sposò sua figlia e ottenne il dominio su una parte della Puglia. A questo mitico eroe, definito da Virgilio “Victor Gargani”, è attribuita la fondazione di molte città della Daunia e del Promontorio, come Arpi, Lucera, Canosa e Venosa.

Tante sono le leggende sulla sua morte, ma la più accreditata lo vede soccombere in un duello fratricida per questioni amorose e sepolto nelle isole Tremiti, nel luogo in cui oggi sorge l’Abbazia.

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