Nella mente di Magritte: l’arte, il sogno e l’ignoto a Santo Stefano al Ponte

by Michela Conoscitore

René Magritte, pittore belga, tra i padri del Surrealismo, avrebbe sicuramente apprezzato le nuove tecnologie, e quel che quest’ultime avrebbero permesso di attuare in campo artistico.

Era solito ripetere di annoiarsi nei musei, vedere file interminabili di quadri non lo soddisfaceva. Inside Magritte, quindi, avrebbe non soltanto divertito l’artista ma, soprattutto, l’installazione multimediale ha donato nuovi significati alle opere del pittore surrealista poiché proprio l’animazione e la tridimensionalità, oltre al contatto diretto che il pubblico può instaurare con quest’ultime, fanno riscoprire la peculiarità della pittura magrittiana.

Inside Magritte, visitabile fino al 1 marzo 2020, è ospitata nella chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte, nel centro di Firenze, a pochi minuti da Piazza della Signoria. La chiesa, dalle linee pulite e rigorose, si presta bene a fungere da schermo d’eccezione per i vari allestimenti espositivi che, finora, ha ospitato. Dopo Milano, l’esperienza interattiva con l’arte di Magritte, quindi, è approdata nel capoluogo fiorentino dove, tra nicchie del Seicento e l’eccezionale scalinata cinquecentesca di Bernardo Buontalenti, prendono vita circa centosessanta quadri di Magritte.

Il progetto, con la direzione scientifica di Julie Waseige, tocca tutte le fasi pittoriche dell’artista che iniziò a dipingere quasi per gioco. La prima parte della vita del pittore non fu affatto facile, poiché la madre si suicidò nel 1913, gettandosi nel fiume Sambre. Il suo corpo fu ritrovato con la testa completamente avvolta dalla camicia da notte, se ci si pensa uno dei motivi ricorrenti nei dipinti dell’artista, come Les Amants. La famiglia, per allontanarsi dal dolore, si trasferì a Charleroi; dopo aver portato a termine studi classici, René decise di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles. Alternando vari lavori, incluso disegnatore di carta da parati, il pittore trovò, alla fine, il suo linguaggio espressivo: folgorato, inizialmente, da Giorgio De Chirico, approdò dopo altri incontri artistici, come quelli con il Cubismo e il Dadaismo, al Surrealismo.

La mente ama l’ignoto. Ama le immagini il cui significato è sconosciuto, poiché il significato della mente stessa è sconosciuto.” Questa affermazione di Magritte è la migliore spiegazione che si possa dare della sua arte, ma non solo, anche dell’esposizione in Santo Stefano: il visitatore è letteralmente risucchiato dall’esperienza visiva, permessa dalla tecnologia Matrix X-Dimension, che attraverso un apparato di proiettori laser riesce a trasmettere sulle superfici dello spazio espositivo oltre quaranta milioni di pixel, permettendo così una qualità dell’immagine migliore di un Full HD. Il disvelamento del mistero, quindi, è un po’ quel che fa questa tecnologia con le opere di Magritte, come se quest’ultime stessero aspettando la loro messinscena tecnologica, per essere comprese maggiormente.

Ad essere coinvolti tutti gli spazi della chiesa, orizzontali e verticali, che diventano cavalletti multimediali per i quadri dell’artista belga. Accompagnati da musiche, la carrellata dei dipinti più famosi di Magritte coinvolgono il visitatore in un viaggio onirico, dove si estrania completamente dalla realtà. La Trahison des images, The Evening Gown, Les Amants, Golconda, L’uomo con la bombetta, Clairvoyance sono solo alcuni dei quadri che prendono vita e vanno incontro a chi assiste allo spettacolo Inside Magritte. Un’esperienza inusuale e innovativa per rendere più fruibile l’arte e avvicinarla alla gente, entrare inside ad un’artista per vedere coi suoi occhi la realtà. Quella di Magritte, poi, lascia ovviamente senza parole.

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