La potenza estetica dei Bronzi di Riace: gli eroi in mostra fotografica gareggiano col David

by Valeria Nanni

Cosa può succedere se gli eroi più belli e potenti della storia dell’arte si incontrano a Firenze? Succede che accade un confronto reale tra il Rinascimento e l’Antico, tra chi si nutre dello spirito classico e il cibo stesso dell’età classica greco-romana. E ancora, succede che si assiste all’esaltazione dell’uomo nella perfezione delle sue forme maschili, la potenza dell’umanità manifestata dalla divinizzazione delle forme e dunque una delle risposte alla ricorrente domanda dei visitatori sul perché di tanta nudità nel classico. Tutto questo ha luogo alla Galleria dell’Accademia dove il David di Michelangelo Buonarroti è affiancato dall’immagine dei Bronzi di Riace, in mostra fotografica dal 20 dicembre 2022 al 12 marzo 2023.

Hanno deciso così Il museo fiorentino custode del David e il Museo Archeologico Nazionale Reggio Calabria per ritrovarsi di nuovo insieme a 50 anni dalla scoperta archeologica subacquea degli eroi guerrieri.  “Abbiamo voluto riunire, anche se solo virtualmente, le sculture degli Eroi più belli e potenti dell’arte – racconta Cecilie Hollberg, direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze – le statue emerse dal mare di Riace, restaurate ed esposte per la prima volta proprio a Firenze, raccontate qui dai bellissimi scatti di Luigi Spina, e il nostro David”. Due icone dell’arte riunite in un unico luogo, offrono al visitatore una offerta espositiva suggestiva e completa. “Riportare l’immagine dei Bronzi di Riace nella città in cui furono esposti per la prima volta al pubblico sarà una grande emozione” commenta Malacrino, Direttore del Museo Archeologico Nazionale Reggio Calabria. “A cinquanta anni dalla loro scoperta questi due “capolavori del Mediterraneo” continuano ad attrarre in Calabria centinaia di migliaia di visitatori da ogni parte del mondo. Ringrazio la direttrice Hollberg per aver voluto i Bronzi di Riace insieme al David di Michelangelo”.

16 fotografie in grande formato prendono posto nella sale a piano terra del museo per mostre temporanee, per celebrare i 50 anni dalla scoperta delle statue bronzee. Sono scatti fotografici che con i loro 90 X 134 cm mostrano perché il ritrovamento dei guerrieri di Riace fu una scoperta importantissima nella storia dell’arte. Con loro si tocca con gli occhi tutta la potenza e la bellezza iconografica di cui erano capaci gli artisti greci del V secolo a.C. Ci riportano nell’epoca che noi abbiamo chiamato “classica” e che adesso continua ad essere base della cultura occidentale. Base dell’individualismo, base usata dal David di Michelangelo per sottolineare l’importanza dell’azione del singolo uomo, base anche di quell’egocentrismo in parte ammirato in parte criticatoci da altre culture.

Luigi Spina è stato insignito nel 2020 da Artribune del titolo di miglior fotografo dell’anno, e nel 2022 è tra i finalisti del 73mo Premio Michetti per l’Arte Contemporanea e vincitore del primo Digital Michetti. La sua ricerca investe gli anfiteatri, il senso civico del sacro, i legami tra arte e fede, le antiche identità̀ culturali, e, cosa che ci interessa nello specifico, il confronto con la scultura classica. I suoi scatti permetteranno al visitatore di indagare le celebri statue di guerrieri sotto aspetti non oggettivamente visibili. Come lui stesso spiega, si “sottolinea l’epidermide bronzea, diversa per ciascun soggetto, che prende forma, densità e lucentezza, e il chiaroscurale dei corpi si tinge dello spettro multiforme del bronzo che, al variare della luce, mostra superfici corporee che dialogano con l’occhio dell’osservatore”.

Questa potenza estetica giaceva a 8 metri di profondità nel mare di Riace, e non poteva raccontare di come il bronzo da lega metallica liquida e informe diventi statua antropomorfa che non sottace i dettagli umani più minimi. Ma il 16 agosto del 1972, durante una battuta di pesca subacquea presso Marina di Riace, furono ritrovati i guerrieri come tesori sul fondo marino, come perle nell’ostrica, non forgiate dall’errore di un granello di sabbia, ma da una mente pensante e creatrice, tutta umana. Dunque prima il ritrovamento, poi il trasporto al Museo Nazionale di Reggio Calabria, quindi sottoposte nel 1975 a restauro da parte del Laboratorio della Soprintendenza Archeologica della Toscana. È così che venne coinvolta attivamente Firenze, dove nel dicembre del 1980 i bronzi furono per la prima volta esposti al pubblico al Museo Archeologico.

Un ritrovamento di grande risonanza mediatica, che richiamò folle di visitatori da ogni dove.

La mostra fiorentina non poteva mancare di catalogo, un prezioso volume in tre lingue (italiano, inglese e francese), edito da 5 Continents Editions, nella collana “Tesori Nascosti”, dove le immagini di Spina sono affiancate da una narrazione storica e artistica sulle due statue, con testi di Carmelo Malacrino e Riccardo Di Cesare, archeologo quest’ultimo e docente presso l’Università di Foggia. Il lettore potrà immergersi nella storia suggestiva dei Bronzi, tra verità scientifiche e domande rimaste ancora aperte.

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