La ragione nelle mani di Stefano Boccalini: le parole intraducibili diventano opere d’arte coi bambini

by Anna Maria Giannone

Si è inaugurata il 1° aprile a Ginevra alla Maison Tavel/Musée d’Art e d’Histoire la mostra, di Stefano Boccalini La ragione nelle mani, realizzata con la collaborazione di quattro artigiani della Valle Camonica. Curata da Adelina von Fürstenberg e realizzata assieme a ART for THE WORLD EUROPA, la mostra di Ginevra è la prima di una serie di iniziative che fanno capo all’omonimo progetto, vincitore dell’ottava edizione del bando Italian Council,programma a supporto dell’arte contemporanea italiana nel mondo promosso da Ministero della cultura.

Il lavoro nasce dal rapporto che Boccalini ha costruito con la Valle Camonica dove, a partire dal 2013, ha operato con le comunità, le istituzioni locali e gli artigiani, creando numerose opere.

Un progetto che si muove su due livelli, quello del linguaggio e quello dei saperi artigianali. Tutti i manufatti che compongono l’opera sono stati realizzati da quattro artigiani affiancati ognuno da due giovani apprendisti. Gli otto “allievi” sono stati selezionati attraverso un bando pubblico, promosso dalla Comunità Montana e rivolto ai giovani della valle interessati a confrontarsi con pratiche artigianali appartenenti alla tradizione camuna: la tessitura dei pezzotti, l’intreccio del legno, il ricamo e l’intaglio del legno. Queste forme artigianali, che storicamente ricoprivano una funzione di primaria importanza nel tessuto sociale e culturale della Valle, oggi faticano a resistere ai cambiamenti imposti dalla modernità e pochi ne conoscono ancora le antiche tecniche.

Il progetto ha preso il via con un laboratorio che ha coinvolto tutti i bambini di Monno, comune di poco più di 500 abitanti in provincia di Brescia, cui è stato raccontato il significato di circa cento parole intraducibili che sono presenti in molte lingue, intraducibili perché non hanno corrispettivi nelle altre lingue e che possono essere solamente spiegate. Insieme ai bambini sono state scelte circa venti parole che identificano il rapporto tra uomo e natura e tra gli esseri umani, di queste venti, nove sono diventate opere.

ANSHIM Sentirsi in armonia con sé stessi e con il mondo (coreano), BALIKWAS Abbondonare la propria confort zone (filippino), DADIRRI Quieta contemplazione e ascolto profondo della natura (aborigeni australiani), FRILUFTSLIV Connessione con l’ambiente e ritorno al legame biologico tra uomo e natura (norvegese), GURFA L’acqua che si riesce a tenere nel palmo di una mano come metafora di qualcosa di molto prezioso (arabo), OHANA La famiglia che comprende anche gli amici e non lascia indietro nessuno (hawaiano), ORENDA La capacità umana di cambiare il mondo contro un destino avverso (indigeni nordamericani), SISU La determinazione nella ricerca del benessere nella quotidianità(finlandese), UBUNTU Sono chi sono in virtù di ciò che tutti siamo (Africa meridionale). Queste le nove parole affidate poi alle mani degli artigiani che ne hanno fatto manufatti artistici, creati in collaborazione con gli apprendisti.

Così nell’opera confluiscono un raffinato ricamo bianco su bianco a “punto intaglio” con tre parole, montato come un quadro; due legni di noce sapientemente intagliati che presentano due parole; cinque manufatti di legno nocciolo intrecciato, realizzati con la tecnica utilizzata per la creazione di cestini e gerle, che insieme compongono una sola parola; tre pezzotti, tappeti fatti con tessuti lavorati a telaio manuale, ciascuno dei quali riproduce una parola.

“Uno scambio di sapere fra la poetica del lavoro e la tradizione artigianale, incorporandone le conoscenze nella pratica artistica e pedagogica – afferma la curatrice Adelina von Fürstenberg. In questo, Boccalini si inserisce appieno nella tradizione dell’Arte Povera, un’arte che non interpreta ma semplicemente percepisce il fluire della vita e dell’ambiente, utilizzando materiali fino ad allora mai considerati, e ponendo la propria attenzione non tanto sull’opera d’arte quanto invece sul processo di creazione stesso.”

Dopo aver portato i segni della Valle Camonica in Europa l’opera ideata da Boccalini, composta da vari manufatti, entrerà a far parte della collezione della GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, partner del progetto assieme all’ Art House di Scutari in Albania, la Sandefjord Kunstforening di Sandefjord in Norvegia e le italiane Fondazione Pistoletto Onlus, Accademia Belle Arti Bologna e MA*GA – Museo Arte Gallarate.

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