La storia di Charity Dago, fondatrice dell’agenzia che si occupa di talenti afro-discendenti

by Elisabetta Roncati

Arti figurative, musica e moda sono, tutto sommato, “parenti stretti” o, visto il mood dell’anno che fortunatamente sta volgendo al termine, direi “congiunti”.

Sfaccettature di una stessa preziosa pietra: quella della creatività.

La loro intersezione appare al meglio nel progetto di Charity Dago, giovane consulente d’immagine italiana di origini nigeriane, che ha deciso di aprire la prima agenzia dedicata ai talenti afro-discendenti. Del perché di questa scelta, delle difficoltà riscontrate e dei molti successivi già ottenuti ce ne parlerà direttamente lei nelle prossime righe.

Noi di bonculture l’abbiamo intervistata.

E.R. 34 anni, energia e coraggio da vendere: Charity, ci racconti il tuo percorso formativo e lavorativo?

C.D. Il mio percorso formativo ha subito una deviazione diciamo “in corso d’opera”.

Mi sono infatti iscritta a “Comunicazione & Marketing”, ma sognavo di ottenere una laurea triennale in fashion styling a Milano.

Ho rimandato questo proposito solo di qualche anno e sono, infine, arrivata nel capoluogo meneghino grazie ad uno stage nell’ambito della comunicazione. Milano è così diventata la città in cui ho scelto di vivere e lavorare.

Ho proseguito dunque gli studi con una specializzazione breve in consulenza di immagine e in fashion styling. 

Dal punto di vista lavorativo ho sperimentato numerose mansioni nel mondo della moda: backstage locator, fitting coordinator, assistenza styling e regia per fashion show, produzione. 

Ma è l’esperienza della consulenza di immagine che mi ha accompagnata verso una nuova direzione professionale: ho fatto un percorso di analisi personale, ho dovuto comprendere che cosa mi valorizzasse, quali fossero i capi che non avrei mai più abbandonato e i colori che esaltassero i miei lineamenti.

È stata una meravigliosa scoperta. Sono rinata.

L’attività come docente presso Accademia del Lusso e, nel contempo, come libera professionista mi ha infine donato gli strumenti per entrare nell’intimo delle persone, capirle e ascoltare le loro esigenze, anche quelle inespresse.

Ora è iniziato un nuovo cammino: valorizzare i numerosi talenti di una comunità di cui faccio parte, quella afro-discendente.

Siamo tanti e tutti diversi, sarà proprio una bella sfida. 

E.R. Hai aperto la prima agenzia in Italia che rappresenta talenti artistici afro-discendenti. Perché hai scelto di chiamarla proprio “Wariboko”? Cosa significa questo termine?

C.D “Wariboko” è la mia essenza. È il mio primo nome e ha un significato che somiglia quasi ad una missione: “colei che apre una porta”. 

Ovvero aprire una porta su un continente che è vasto e frammentato. 

Si può entrare ed uscire da quella porta.

È bidirezionale. 

E.R. Come mai hai sentito la necessità di aprire tal tipo di realtà? Cosa mancava, a tuo giudizio, nel panorama della rappresentazione degli artisti afro-discendenti in Italia?

C.D Mancava praticamente tutto nel panorama dell’entertainment.

C’erano solo pochissimi casi isolati. Ho avvertito il bisogno di espormi in prima persona. Tutt’ora non mi sento rappresentata e questa è una sensazione diffusa all’interno della comunità afro-discendente.

Negli ultimi tempi qualche spiraglio di novità sta emergendo e si inizia a parlare sul serio di “diversity”.

E.R. In che modo “Wariboko” colmerà queste lacune?

C.D. “Wariboko” ha l’obiettivo di rendere capillare la presenza di artisti, talenti e professionisti afro-discendenti. Non è solo un’agenzia, è molto di più.

È un movimento che abbraccia certi principi e che modificherà le credenze che si sono formate all’interno e all’esterno della comunità. 

Gli stereotipi verranno trasformati partendo dalla cultura e dall’immagine. 

E.R. Non pensi che aver creato un’agenzia esclusivamente per afro discendenti contribuisca, in un certo qual modo, a rimarcare una separazione?

C.D. Questa è una domanda che mi viene posta molto spesso. La visione che ha “Wariboko” è molto semplice: siamo una minoranza e stiamo prendendo coscienza del nostro pieno potenziale.

Per accompagnare questa fase delicata di risveglio, è necessario guidare le emozioni e le occasioni.

Non possiamo essere solo una “moda”.

Per utilizzare l’immagine di un afro-discendente, ci vogliono i guanti bianchi. Lo dico con tutto l’amore che ho verso chi indossa quotidianamente un colore di pelle così difficile. Essere “neri” non è facile. 

Ora abbiamo la possibilità di riscoprirci e se in questo cammino si è rappresentati da una persona che ha una sensibilità diversa, diventa tutto più semplice: ci si sente tutelati.

E.R. Non solo moda e recitazione, ma anche altre forme creative. Come si rapporterà “Wariboko” all’arte?

C.D. L’arte è un mondo infinito e variopinto. “Wariboko” rappresenterà talenti che utilizzeranno la propria creatività per comunicare. Troveremo insieme i canali e i media adatti a narrare ciascun messaggio. 

Ogni persona ha, nel proprio vissuto e nel proprio lavoro, una storia intrinseca da far emergere. 

E.R. Il 2020, che sta per concludersi, è stato un anno molto travagliato, soprattutto per la cultura. Come sei riuscita a concretizzare il tuo progetto in un periodo così nefasto? Quali difficoltà hai dovuto affrontare e di quali traguardi puoi già gioire?

C.D. Questo 2020 per me è stato un anno tutto sommato positivo. A gennaio sembrava un’impresa impossibile aprire un’agenzia e, invece, non ho desistito. I momenti di chiusura legati al Covid-19 sono stati utili per prendermi uno spazio solo per me. 

Fortunatamente lavoravo, ma avevo finalmente a disposizione del tempo “di qualità”, necessario per creare qualcosa di grande. In alcuni momenti ci siamo dovuti fermare, ma i casting sono stati quasi sempre aperti. 

Gli ostacoli maggiori li ho riscontrati nella volontà di fare scouting per strada: non è stato ovviamente possibile. I traguardi sono, ad oggi, molti: non solo i ragazzi sono richiesti dal mercato, ma si è creata una vera e propria attenzione verso il mio operato.

Ho una visione che è incentrata verso l’inclusione.

Nell’arco di dieci anni spero non ci sia più la necessità di rappresentare solo afro-discendenti, ma che ci si possa occupare della diversità nella sua totalità. 

E.R. Riesci a svelarci in anteprima alcuni dei progetti futuri di “Wariboko”?

C.D. Non posso dire molto, ma la rappresentazione in televisione crescerà in maniera importante. 

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