L’alfabeto cromatico personale di Van Gogh in mostra a Roma con i Capolavori dal Kröller Müller Museum

by Michela Conoscitore

Probabilmente Vincent Van Gogh è il pittore più mainstream della storia dell’arte. Tutti noi, a casa, possediamo qualcosa che riproduce una sua opera: un quadro, un segnalibro, un puzzle, una shopper magari, perfino delle lenzuola. La fama di oggi non è la stessa di cui godette in vita, lui quasi ai margini della società perché artista, e mentalmente instabile soprattutto nei suoi ultimi anni, avrebbe considerato noi dei matti a dare tanto lustro alle sue opere. Tuttavia, possiamo dire di conoscerlo, ma non di come Van Gogh sia diventato Van Gogh.

Van Gogh – Capolavori dal Kröller Müller Museum, il nuovo percorso espositivo di Palazzo Bonaparte a Roma, visitabile fino al 26 marzo 2023, firmato Arthemisia con Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, mira proprio a svelare quel mistero che è l’evoluzione di uno degli artisti più iconici della storia dell’arte. Questa mostra, curata da due donne, nasce proprio dal sogno di un’altra donna, ovvero Helene Kröller Müller che insieme al marito, nell’arco di trent’anni, riuscì ad acquistare più di undicimila opere d’arte. Il sogno della collezionista era quello di dar vita ad una casa museo per condividere con chiunque, ad Amsterdam, la sua passione per l’arte. Il sogno si concretizzò nel 1938, e ad oggi la collezione Kröller Müller è tra le più prestigiose al mondo sull’arte moderna. Le opere acquistate da Helene, infatti, raggruppano tra i pittori più influenti dei secoli scorsi: oltre a Van Gogh anche Seurat, Picasso, Fantin-Latour e Renoir.

Ed è proprio con le loro opere che si apre il percorso espositivo a Palazzo Bonaparte: la mostra, dislocata su due piani alterna sale in penombra per immergere lo spettatore in un viaggio esperienziale nel mondo di Van Gogh, angoli di scoperta pratica sulla colorimetria utilizzata dall’artista nel corso della sua carriera, e un suggestivo ambiente immersivo dove i visitatori si ritroveranno dentro uno dei quadri più celebri del pittore olandese, Notte Stellata.

Nella prima sala, un assaggio di quel che potreste ammirare al Kröller Müller di Amsterdam, quindi non solo Van Gogh; si prosegue con la prima parte di capolavori del maestro, il gruppo di tele che si incontra inizialmente è quello appartenente al periodo olandese. Nella tavolozza di questo periodo, l’artista utilizza colori monotonali, più cupi, quando si ispirava maggiormente ai grandi predecessori che avevano scritto la storia della pittura in Olanda nel Seicento. Anche le tematiche affrontate sono abbastanza differenti rispetto ai quadri che siamo abituati a vedere di Van Gogh. Molto più presente il mondo contadino con i lavoratori dei campi, le madri di famiglia, scene di gruppi famigliari riuniti per il desinare serale. Il più celebre di questa fase, I mangiatori di patate, è presente in mostra con una litografia su carta velina. L’originale è conservato presso il Museo Van Gogh di Amsterdam.

Quando il pittore ebbe la possibilità di viaggiare ed esplorare, decise di trasferirsi a Parigi. Van Gogh visse una catarsi esistenziale e artistica, e rivoluzionò la sua tavolozza. Infatti, nel frequente scambio di lettere col fratello Theo, gli scrisse: “L’aria di Parigi schiarisce le idee.” Nella Ville Lumiere, il pittore sperimenta la pittura en plen air, si avvicina alle correnti artistiche dell’Impressionismo e del Puntinismo. In quel periodo lo si vedeva spesso, nei campi, in compagnia degli amici e colleghi Paul Signac ed Emile Bernard.

Nella produzione artistica di Van Gogh, grande spazio occupano i ritratti di chi incontrò nel corso della sua esistenza, oltre che suoi. Recentemente, uno di questi autoritratti è stato scoperto presso la National Galleries of Scotland di Edimburgo. Nascosto sotto strati di colla e di un’altra opera dell’artista, il quadro era appartenuto alla madre di Ian Fleming, il papà di James Bond. Assiduo il riutilizzo delle tele per Van Gogh, al fine di risparmiare sull’acquisto di nuove. Le moderne tecniche diagnostiche ci hanno, quindi, restituito una nuova opera del maestro. In mostra sono presenti un Autoritatto, e L’amante (Ritratto del sottotenente Milliet).

Molti pittori hanno paura della tela bianca, ma la tela bianca ha paura del pittore veramente appassionato che osa.

Vincent Van Gogh

Dopo Parigi, Vincent Van Gogh si spostò in Provenza. Questo è il luogo più importante per la sua evoluzione pittorica, poiché qui conquistò il suo stile inconfondibile, e sempre qui manifestò le prime crisi psicotiche che culmineranno con la mutilazione dell’orecchio e un tentativo di suicidio. Nelle lettere di quegli anni al fratello Theo scrive: “Quanto ho appreso a Parigi svanisce, e io sto tornando alle idee che mi erano venute in campagna, prima di conoscere gli Impressionisti. Invece di riprodurre fedelmente ciò che ho davanti agli occhi, mi servo del colore in maniera più arbitraria, per esprimermi con maggior forza.

Van Gogh sviluppa un alfabeto cromatico personale, costituito principalmente da colori primari, per imprimere su tela non solo ciò che vede, ma soprattutto ciò che sente. La pittura di Van Gogh, quindi, effettua un passaggio da esperienziale ad emozionale. La maturità artistica del pittore coincide con un linguaggio innovativo, mai sperimentato nell’arte fino ad allora. L’attività artistica del pittore rimase convulsa, se a Rouen fu capace di dipingere ottanta tele in settanta giorni di permanenza, quando soggiornò presso l’ospedale psichiatrico di Saint Rèmy en Provence ne produsse ben centoquaranta, tra cui il celebre Notte stellata.

Dopo una breve sosta a Parigi presso il fratello, Vincent Van Gogh nel 1890 si trasferisce ad Auvers, una cittadina a circa trenta chilometri da Parigi dove fu in cura presso il dottor Gachet, un amico di Theo. Per Van Gogh arrivarono i primi riconoscimenti al suo operato, ma nulla riuscì a tirarlo fuori dal vortice di solitudine e depressione. In quei mesi dipinse Campo di grano con volo di corvi. Il 27 luglio del 1890, il dottor Gachet lo ritrovò nella stanza in cui alloggiava, in un lago di sangue. Il pittore gli confessò di essersi sparato allo stomaco nei campi intorno la cittadina, durante il pomeriggio, e a fatica era riuscito a tornare alla locanda. Theo fu allertato e si precipitò ad Auvers, ma Van Gogh, dopo due giorni di agonia, morì. Nei campi in cui di sovente aveva lavorato e sperimentato, si concluse la parabola, artistica e umana, di uno dei più grandi artisti mondiali.

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