L’arte di salvare l’arte, i Grifoni e le opere recuperate dall’Arma in mostra al Quirinale

by Michela Conoscitore

Inaugurata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lo scorso 3 maggio, la mostra L’arte di salvare l’arte – Frammenti di storia d’Italia, ospitata presso la Palazzina Gregoriana del Quirinale, celebra i cinquant’anni dell’operato del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.

Fino al 19 luglio sarà possibile ammirare i numerosi reperti, archeologici e artistici, che questo nucleo speciale dell’Arma ha recuperato, a partire dalla sua nascita il 3 maggio del 1969. Istituito per proteggere il museo più vasto al mondo, l’Italia, oggi l’attività di recupero e tutela di questa sezione, oltre che fiore all’occhiello del corpo militare, è preso a modello, a livello internazionale, anche da altri paesi che si rivolgono a questo reparto dei carabinieri per apprendere metodologie investigative per preservare il proprio patrimonio artistico.

La mostra si pone l’obiettivo di esibire i brillanti risultati conseguiti, nel corso degli anni, e le numerose opere ritornate a ‘casa’: presenti anche alcuni recuperi molto recenti, come La Madonna della Consolazione di Andrea della Robbia. Ma anche di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di difendere da criminali e collezionisti senza scrupoli la nostra storia. Il visitatore, accompagnato dagli stessi carabinieri del Comando, attraversa ipoteticamente varie epoche, grazie alla successione di opere e manufatti trafugati, disposti cronologicamente nelle quattro sale che ospitano l’esposizione.

La visita inizia con i magnifici Grifoni di Ascoli Satriano, recuperati nel 2007 e restituiti alla città pugliese, di cui sono diventati il simbolo. Ogni recupero ha una storia alle spalle, a volte anche rocambolesca. I carabinieri, spesso, riescono a rintracciare le opere tramite foto ed indizi minimi che li conducono ai ricettatori. Non fanno eccezione i Grifoni che furono frantumati in più parti, e poi rivenduti all’estero. Oggi, restaurati, sono stati restituiti al loro luogo di appartenenza perché, la principale mission del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale è quella di ridare ‘voce’ a questi manufatti che, una volta sottratti al loro contesto storico ed ambientale, perdono di peculiarità e valore.

Nella stessa sala dei Grifoni, sono ospitati due dei quadri più importanti della mostra: Le Cabanon de Jourdan di Paul Cezanne e Il giardiniere di Vincent van Gogh, sottratti alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1998, durante una rapina a mano armata. Il racconto del recupero dei due quadri testimonia l’ignoranza dei colpevoli del furto: si riuscì a rintracciare in poco tempo i dipinti, poiché i ladri non riuscirono a piazzare opere così importanti sul ‘mercato’.

Proseguendo nella visita, si arriva nella sezione dedicata ad importanti recuperi archeologici provenienti dalle aree di Cerveteri e di altre zone del sud Italia. Artista simbolo di questa sala è sicuramente il pittore greco Euphronios, attivo tra il 520 e il 470 a. C.: molto amato dagli etruschi, ricevette numerose committenze provenienti da quest’area, le cui testimonianze sono gli straordinari crateri attici esposti e la kylix a figure rosse recante le immagini della caduta di Troia. Molte delle opere di questa sezione sono tornate in Italia dagli Stati Uniti. Meno fortunato, fino ad adesso, L’atleta di Lisippo non ancora restituito all’Italia dal Getty Museum di New York.

Sicuramente un’altra delle opere più preziose della mostra è la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca: rubataad Urbino, nel 1975, i carabinieri riuscirono a recuperare il dipinto infiltrandosi nel ‘sottobosco’, confondendosi cioè tra ricettatori e collezionisti. La città, al ritorno dell’opera ad Urbino, festeggiò il ricongiungimento, e il parroco del Duomo fece suonare le campane per celebrare l’evento.

A proposito di recuperi avventurosi, un’altra delle opere ospitate nella terza sala, La Sacra Famiglia del Mantegna, si è resa protagonista di un rimpatrio lungo un anno. Il dipinto sottratto al museo di Castelvecchio, vicino Verona, con la complicità di una talpa, fu spedito, incredibilmente, come un normale pacco postale tramite Poste Italiane in Ucraina. Da lì, poi, si spostò in Moldavia fino al ritorno in Italia, avvenuto nel 2016.

Una speciale sezione del percorso espositivo è dedicata a quelle opere salvate da chiese ed edifici danneggiati durante i terremoti che hanno colpito Amatrice e l’Italia centrale, nel 2016. Tra queste, l’Apparizione della Madonna con Bambino a San Filippo Neri di Giambattista Tiepolo, conservata a Camerino. Ad essersi resi protagonisti di questi interventi così significativi sono stati i Caschi Blu della Cultura, una task force costituita da carabinieri, storici dell’arte e restauratori pronti ad intervenire nelle aree di crisi. D’intesa con l’Unesco, i Caschi Blu sono operativi ad agire in qualsiasi paese membro per preservare il patrimonio artistico, proprietà dell’umanità.

La mostra termina con i cosiddetti ‘most wanted’, opere d’arte non ancora rintracciate e di cui sono tuttora in corso le indagini. Tra queste, l’Annunciazione del Caravaggio, sottratta all’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, nel 1969. Dopo più di cinquant’anni, il prezioso dipinto è tra i ricercati eccellenti del Comando per la Tutela del Patrimonio Artistico: si pensa che l’opera sia stata trafugata con la complicità di Cosa Nostra, e chi poteva avere notizie su di essa, è morto durante la guerra di mafia. L’ipotesi più plausibile, secondo i carabinieri, è quella che il quadro sia stato smembrato e venduto sul mercato orientale, tra i più ostici per il recupero di opere d’arte italiane.

Per i carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Artistico ogni opera recuperata equivale ad anni di indagini e azioni sul campo, un impegno svolto con passione poiché restituisce all’Italia il suo inimitabile passato.

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