Lascaux 3.0, antico e moderno, storia e tecnologia si incrociano al MANN

by Michela Conoscitore

Lascaux 3.0 è la prima grande mostra del 2020 del MANN, il Museo Nazionale Archeologico di Napoli, presentata alla stampa lo scorso 31 gennaio, nell’incontro, moderato dalla responsabile comunicazione del museo, Antonella Carlo e al quale hanno preso parte il direttore Paolo Giulierini, Laurent Burin des Roziers, console generale di Francia a Napoli, l’assessora alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli, Eleonora De Majo, e Dario Di Blasi, direttore del Firenze Archeofilm.

Per il console des Roziers il MANN è “Il più bel museo archeologico del mondo” ed inizia questo nuovo anno all’insegna dell’innovazione, perché l’esposizione Lascaux 3.0 è uno dei pochi esempi di mostre, al mondo, che associa antico e moderno, storia e tecnologia del ventunesimo secolo, in un connubio che apre nuovi orizzonti, culturali e non solo.

La mostra, si può dire, nasce l’8 settembre del 1940, con la casuale scoperta, come avviene spesso in questi casi con tasselli della storia umana che sovvertono e stupiscono gli studiosi, della grotta di Lascaux ad opera del giovane Marcel Ravidat: a spasso col cane nei boschi del Périgord, nella regione francese della Dordogna, Marcel si imbatte nella Cappella Sistina della Preistoria, non sapendo di aver contribuito ad una scoperta epocale. Il sito, per anni, fu meta di un pellegrinaggio continuo, perché quelle pitture rupestri, come la celebre Vache Noire, raccontavano sì di un tempo remoto, ma collegavano anche l’uomo moderno, finalmente, al suo passato.

La Grotta di Lascaux è stata interdetta alle visite nel 1963: il sito, patrimonio Unesco, cominciò a mostrare segni di deterioramento delle delicate pitture rupestri, a causa della produzione di anidride carbonica dovuta alla respirazione umana. Così, le autorità francesi decisero di preservarlo, riproducendo in una cava poco distante una copia, il Lascaux II.

: “Lascaux 3.0 nasce da una presenza casuale del MANN al Festival del Cinema archeologico di Rovereto, dove ho avuto modo di conoscere i responsabili della Grotta di Lascaux. L’evento di oggi è strettamente collegato alla prossima riapertura della sezione Preistoria e Protostoria del MANN, e prevediamo che entro il 2020 torneranno ad essere fruibili al pubblico tutti i ventimila metri quadri di questa istituzione culturale. Questo museo è come un animale che sta in agguato, monitora la preda, e per preda intendo le migliori occasioni culturali internazionali, per far sì che il MANN cresca. Questo museo non si richiude in sé stesso, ma guarda sempre all’estero e in Italia per migliorare”, ha spiegato il direttore Giulierini, illustrando cosa significa per il MANN ospitare una mostra simile nelle sue sale

Giulierini è stato coraggiosissimo”, ha affermato Dario Di Blasi, “molti musei del Nord non hanno voluto accogliere questa esposizione itinerante, e sono sicuro che Lascaux 3.0 contribuirà a far conoscere maggiormente il MANN nel mondo”.

 “Il MANN si sta inscrivendo sempre più nel grande panorama mondiale della cultura- ha specificato l’assessora De Majo- Il passato incuriosisce perché riconduce ad una delle tante domande che l’essere umano si pone da sempre: da dove veniamo? Ma anche: quali sono le nostre origini?”, e ha concluso: “il 2020, l’anno appena iniziato, in inglese venti-venti indica la vista massima, i dieci decimi italiani. Quindi mi piace pensare che questo sia l’anno della visione: quindi una mostra visionaria che coniuga visione antica e mondo contemporaneo”.

L’esposizione itinerante, visitata già in Giappone, Cina, Sudafrica, Belgio e Stati Uniti, e quindi in prima assoluta in Italia grazie al Museo Archeologico di Napoli, nella sua parte iniziale, presenta attraverso un plastico la ricostruzione completa dell’intera cavità sotterranea di Lascaux; inoltre, video, riproduzioni degli antichi utensili preistorici adoperati dall’Homo Sapiens Sapiens di Lascaux, laboratori didattici per bambini, per poi giungere alle suggestive riproduzioni delle pareti affrescate preistoriche, nelle sale del Cielo Stellato e in quelle attigue: “Gli affreschi che state ammirando sono fedeli anche nella grandezza e altezza in cui li state osservando in questo momento. In una scala di 1:1 avete davanti la grotta di Lascaux”, ha spiegato ai visitatori Giulierini.

Davvero sembra di tornare indietro nel tempo, e poter sperimentare le atmosfere dei nostri antenati, che nelle pitture rupestri riversarono non solo le proprie capacità artistiche, ma scelsero di esorcizzare anche paure e pericoli di un mondo, quello preistorico appunto, che celava insidie e difficoltà per la specie che, relativamente da pochi anni, si era affermata sul pianeta come quella dominante del mondo animale.

Particolare attenzione è stata rivolta ai visitatori più giovani, infatti oltre alle suggestioni delle pareti affrescate preistoriche, i piccoli potranno sperimentare la storia di Lascaux con numerosi laboratori didattici che sono in programma al MANN, e partiranno il prossimo 22 febbraio.

Scienza, tecnologia, didattica, storia e arte: la mostra Lascaux 3.0 è un concentrato di contenuti e novità davvero unico nell’offerta museale attuale nazionale, e sarà visitabile fino al 31 maggio.

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