Le Caste Dive di Ubaldo Urbano in mostra ai matronei di Santa Chiara a Foggia. Un genius loci tutto al femminile

by Enrico Ciccarelli

C’è ancora qualche giorno di tempo (chiude domenica 26 maggio ed è aperta a ingresso libero tutti i pomeriggi dalle 17,30 alle 20,30, ndr) per visitare la mostra di Ubaldo Urbano all’Auditorium Santa Chiara a Foggia. È l’occasione per vedere non solo dei quadri di commovente bellezza , ma anche uno spazio espositivo inedito, quello che la Fondazione Apulia felix, grazie al progetto Arpinarts, ha realizzato nei matronei dell’antica chiesa sconsacrata di Santa Chiara, per secoli luogo di funzione liturgica dell’omonimo Convento delle Clarisse, fra i più importanti poli attrattivi della Foggia delle origini.

Poteva esserci esordio migliore? Non crediamo. Ubaldo Urbano, ragazzino ultraottuagenario di inesausta simpatia e curiosità, non è solo uno dei maggiori pittori che Foggia abbia espresso negli ultimi decenni. È anche un insuperato cantore della donna, di cui celebra l’intensità e la bellezza non convenzionali, che celebra come madre non meno che come sacerdotessa e guerriera– Nelle decine di quadri esposti in questa mostra (ma a nostra memoria nell’intera produzione urbaniana) il grande assente è il maschio, al più tollerato in forma di bambino, ma per il resto proclamato inessenziale, inconferente, superfluo.

Non si cada in equivoco: la pittura di Urbano non è «femminista», non si occupa di dinamiche contingenti e occasionali, trasporta in luoghi distanti dalle polemiche e dalle angosce del quotidiano, trae dalle figure, non importa se umane o meno, trame di eterno, fili d’orizzonte. Le sue donne, nude o vestite, fiere o pensose, dolci o spigolose che siano, sono altrettante repliche, anche se madri, delle vergini della mitologia; da quella cristiana di Maria di Nazareth a quelle pagane di Pallade Atena e soprattutto di Artemide, notturna dea della luna, la «Casta diva» invocata da Norma nella celeberrima romanza dell’opera di Bellini, che è non per caso l’aria preferita dall’artista.

Non ci pare casuale, d’altronde, che in una pittura dominata dai caldi colori del Mediterraneo, compaia con grande frequenza il volto pallido della luna piena a illuminare gli azzurri sbiaditi del cielo. Un contrasto fra suolo ed empireo che finisce per dare un singolare effetto spiazzante. D’altronde, come annota Francesca Di Gioia nel testo di estrema competenza ed eleganza che correda il catalogo (che comprende anche il saluto del presidente di Apulia felix Giulio Volpe e un’accurata nota di Gaetano Cristino), nel magistrale lavoro di Urbano convergono spunti e lezioni di grandi maestri di ogni tempo, da Pietro Masaccio e Antonello da Messina fino a Giorgio Morandi e Pablo Picasso.

La location contribuisce potentemente a moltiplicare l’effetto di questo omaggio alla donna e al suo corpo, mille miglia lontano dalla reificazione. Prima che le amorevoli mani di Apulia felix e dei suoi soci, a partire dal presidente Giulio Volpe, e del direttore artistico Dino De Palma, lo traessero in salvo dall’oblio, infatti, Santa Chiara è stato per secoli un luogo di donne, di monacazioni non sempre volontarie, di popolane e nobildonne, di badesse e novizie, ancelle e matrone. Non serve scomodare esoterismi d’accatto e occultismi di risulta per comprendere quanto questo genius loci al femminile sia profondamente incistato in ogni singolo mattone di questo edificio. L’opera di Urbano, così delicata e sapiente, ne risveglia e rammemora l’identità. Difficilmente si sarebbero potuti immaginare un artista, una mostra o uno spazio più adatti.

Nel video le interviste a Ubaldo Urbano e all’assessora alla Cultura del Comune di Foggia Alice Amatore.

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