“Letto. Sogni in quarantena”, la chiamata alle arti dall’otium e dalla morte del Covid-19

by Antonella Soccio

Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
In fondo un po’ d’ordine
da solo non si fa.

C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.

C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.

C’è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.

“L’inizio e la fine” di Wislawa Szymborska

Alcova, rifugio, talamo, giaciglio o open space orizzontale confuso ed onirico, in cui la realtà si mescola alla fantasia e a ciò che non può più essere in tempi di Covid-19?

Si chiama “Letto Sogni in Quarantena” la chiamata alle arti per artisti a cura di Angelo Pantaleo dell’Aps Creo, arte ricerca e sperimentazione, che lancia una nuova call invitando gli artisti in quarantena a riflettere attraverso uno scatto fotografico bianco/nero, partendo dal proprio letto. Il letto è il filo conduttore e d’ispirazione artistica che già riscontriamo ampiamente nella Storia dell’Arte, luogo dove inizia e finisce la vita, con le paure, i sogni, i desideri, le proprie pulsioni, riaprire gli occhi per scorgere all’alba di un nuovo giorno, la speranza di continuare a sognare e riabbracciarsi alla vita e sentirne il contatto; senza la paura di amare che ha ispirato artisti e poeti di ogni tempo.

La foto va inviata entro la fine del lockdown (si spera) del 4 maggio. Un letto d’artista. La call ha avuto già tantissime adesioni con alcune foto bellissime come il letto disfatto di Sinuhe da Foggia (in copertina in alto) o le tante foto con letti e libri (evocativa quella di Salvatore Lovaglio). Ha già vinto il premio del cuore lo scatto di Alfonso Galluzzo, che ritrae in una camera da letto elegante un anziano nudo, dai contorni sfumati sopra un drappo decadente e funebre. Metafora struggente della violenza della malattia da Coronavirus che scioglie le identità nella solitudine e nel dolore.

by Alfonso Galluzzo

“L’iniziativa, l’idea è partita vedendo anche gli altri artisti cosa avevano già fatto, molti si sono concentrati sul tema della mascherina, molti artisti hanno lavorato sul concetto dei dispositivi di sicurezza, ma non volevo incrementare con l’arte l’idea di una società afflitta dalla paura del contagio. E così ho pensato al letto, che è il luogo di riposo, ma che ora è diventato più che mai luogo dell’ozio, per alcuni anche luogo di lavoro”, spiega Pantaleo a Bonculture. Dai letti pompeiani alle tante raffigurazioni dell’arte, una su tutte la Morte della Vergine di Caravaggio, i letti sono diffusissimi nella pittura internazionale.

by Angelo Pantaleo

“Mi sono detto che partire dal letto sarebbe stato interessante, per capire come gli artisti interpretano questo loro momento di stasi”.

Perché la fotografia e non altre forme artistiche? “La call è solo di foto, perché la fotografia è il mezzo più immediato, non ha bisogno di esperienza sensoriale, a differenza della scultura e della pittura. In questo momento bidimensionale della nostra esistenza in cui non possiamo esperire l’arte col contatto fisico, la fotografia mi sembrava il linguaggio artistico più appropriato”.

Foto in bianco/nero, perché Pantaleo è un inguaribile vitalista. “Solo quando si esce si tornerà a colori, questo non può che essere un momento in bianco e nero. Il linguaggio bianco/nero è comunque affascinante, voleva essere anche in qualche modo descrittivo, è una scelta stilistica, l’arcobaleno sicuramente è dentro ciascuno di noi. Il letto è il luogo emblema della vita e della morte, l’idea è anche quella della radiografia della vita in quarantena per rappresentare il proprio mondo interiore”.

by Salvatore Lovaglio

Che tipo di foto stanno arrivando? Delle foto didascaliche, realistiche o anche delle messe in scena? “Stanno arrivando tante belle cose, sono molto contento, il progetto è nato così da una meditazione su cosa sarà domani, sul sogno di potersi riabbracciare. Mi ha fatto felice vedere l’appoggio di tanti operatori del mondo della cultura, col coinvolgimento dell’assessora alla Cultura di Foggia Anna Paola Giiuliani, dell’assessorato di San Severo, Lucera e Biccari. È un modo per dire che l’arte in Capitanata c’è. Noi ci siamo ed elaboriamo un pensiero”.

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