Luca Giordano pittore barocco a Firenze: il blu lapislazzuli e la mitologia meno banale

by Valeria Nanni

Sarà la mostra di punta del 2023 quella di “Luca Giordano pittore barocco a Firenze” tra quelle in programma a Palazzo Medici Riccardi, e visitabile dal 30 marzo al 5 settembre 2023. I bozzetti dipinti da Luca Giordano, provenienti dalla National Gallery di Londra, sono infatti per la prima volta riuniti sotto il ciclo di affreschi di ad essi corrispondente nelle due sale barocche più sontuose del palazzo museo di casa Medici. La decorazione è una festa per gli occhi del visitatore che vorrà esplorare il primo palazzo rinascimentale della storia e la sua estensione in età barocca voluta dalla famiglia Riccardi, che lo acquista nel ‘600.

Non è proprio dell’immaginario collettivo collegare al barocco una tavolozza chiara di colori dall’effetto pastello eppure è quel che si coglie subito negli affreschi di Luca Giordano che userà 24 libbre di blu lapislazzuli per dipingere i soffitti con un cielo popolato da figure e situazioni prese in prestito dalla mitologia meno banale del mondo classico. In questo modo l’eccezionale talento del pittore si impegna a rendere folgorante l’aspetto della così detta Sala degli Specchi e dell’adiacente della Biblioteca Riccardiana. I due ambienti furono progettati dai Riccardi l’uno in funzione dell’altro e fra loro comunicanti.

Nella Sala degli Specchi la decorazione popola il soffitto come un cielo abitato da personaggi mitologici e virtù, intenti in più di una attività allegorica. L’ornamento si fa scultoreo alla base del cornicione, attraverso stucchi bianchi e dorati, per poi tornate ad essere pittura sugli specchi posti lungo le pareti della stanza. L’occhio migra così da sotto in su e viceversa senza sapere bene dove posarsi. Si dice che questo fosse anche un espediente usato come antifurto, poichè nella sala c’era la cassaforte.

La mostra parte proprio dal questa sala, dove Luca Giordano realizza il suo capolavoro affrescato e per il quale sappiamo che realizzò diversi bozzetti, almeno 12, poi dipinti, che oggi si possono ammirare come quadri a sè, eppure congiunti alle rappresentazioni del soffitto della sala degli specchi. Per questo la mostra espone i bozzetti posti in collegamento con le figure affrescate sul soffitto. Per una visione d’insieme unica.

Non meno maestosa appare la biblioteca dove i Riccardi hanno conservato manoscritti ed antiche edizioni librarie stampate. La decorazione apre il soffitto in una gloria celeste che magnifica il patrimonio librario posto ancora come lo sistemarono i Riccardi. La mostra continua in questi spazi spiegando l’iconografia della sala degli specchi. Così le fonti librarie di Luca Giordano non sono un mistero, sia quelle lette sia quelle miniate da cui probabilmente trasse ispirazione.

I codici scelti dal patrimonio librario della biblioteca mostrano l’ispiratore del ciclo di affreschi, il precettore Alessandro Segni, il mito dell’origine del mondo che è centrale nelle Metamorfosi di Ovidio, il mito di Ercole emblema della tradizione comunale di Firenze e poi dei Medici. Seguono le storie legate alla vita dell’uomo raccontate dal mito classico, e poi i miti dell’oltretomba dove la Morte falcia la vita. Immancabile la fonte di Platone e il destino dell’anima, e poi le virtù principali di Verità e Sapienza che assumono sembianze antropomorfe femminili. Fonti di ispirazione per la rappresentazione dell’Apoteosi dei Medici e disegni preparatori per gli specchi della sala completano la mostra libraria.

Per il visitatore dapprima è la storia del prestigioso palazzo ad imporsi nell’attuale via Cavour che al tempo di Lorenzo il Magnifico era denominata via Larga, proprio per le dimensioni della strada. Personaggi di rilievo politico di passaggio per Firenze venivano a far visita al signore della città. L’aspetto imponente quasi di fortezza è dato dalle dimensioni e dalla decorazione esterna: le bugne prominenti in avanti al piano terra e assottigliate nei piani superiori. All’interno si era accolti da un portico esposto ai quattro venti, mossi da quattro portali di accesso, incrociati in uno spazio interno scoperto, un cortile, delimitato da colonnato. E proprio in questo cortile decorazioni a bassorilievo in medaglioni introducevano al culto per l’antico, riproducevano le gemme preziose collezionate dai Medici a palazzo.

Qui l’arte era di casa, custodita, apprezzata e prodotta. I Medici sovvenzionavano gli artisti talentuosi. Lo stesso Michelangelo Buonarroti non ancora adolescente iniziò a frequentare il palazzo, protetto ed apprezzato dal Magnifico. Un palazzo importante dunque che segna un importante ruolo fiorentino nella storia e nell’arte del ‘400, il Rinascimento. Più tardi i Riccardi prederanno possesso della residenza medicea, dal momento che ormai i Medici abitavano nella Reggia di Palazzo Pitti in Oltrarno. Non dimenticano i precedenti proprietari, e quando ampliato il palazzo chiameranno Luca Giordano ad affrescare le prestigiose sale, vorranno che si ricordi il lustro della casata medicea ritraendoli al centro del cielo di lapislazzuli e ritraendosi in secondo luogo, secondo una colta allegoria. Così l’arte continuerà ad albergare a palazzo. Siamo a fine Seicento e il barocco aveva trasformato l’estetica austera del rinascimento in gloria festosa dove facevano da padrona teatralità, mitologia ed allegoria.

Luca Giordano è napoletano. Suo maestro e punto di riferimento è il romano Pietro da Cortona del quale a Firenze ammira a Palazzo Pitti i soffitti delle sale di facciata usate per l’udienza dal Granduca Ferdinando II de’ Medici. Ammira la decorazione ad affresco che Pietro da Cortona aveva compiuto anche nella stanza della stufa usata per il bagno dal Granduca, dove il pittore compì una sorta di celebrazione del buon governo. La sua è una pittura chiara, con pose per le figure prese in prestito dal teatro, e rappresentazioni di scene di vita bucolica con brani di fresca quotidianità. Luca Giordano ne sarà stato affascinato tanto da riprodurre alcune figure di Pietro da Cortona negli affreschi commissionati dai Riccardi. Il confronto stilistico è stato confermato a bonculture.it da una dei tre curatori della mostra, Valentina Zucchi.

“Questa mostra è epocale – sottolinea poi la curatrice – un dialogo perfetto con il luogo che la ospita. Restituisce l’importanza del Seicento fiorentino, tempo in cui tutti i nobili in città volevano Luca Giordano tanto che i Marchesi Riccardi devono invitarlo più volte a terminare il lavoro della volta affrescata”.

La mostra è occasione di studi per risolvere i misteri che il lavoro di Luca Giordano riserva ancora agli studiosi. Ha dipinto in due momenti, nel 1682 e 1985. Le incertezze riguardano cosa avrà affrescato prima e in quante giornate, se i bozzetti sono studio preparatorio oppure un ricordo, e se ha pensato tutto da solo o in parte. Gli studi saranno portati avanti dall’Opificio delle Pietre Dure e dai curatori Riccardo Lattuada, Valentina Zucchi e Giuseppe Scavizzi.

Le genti che Luca Giordano sceglie per popolare il cielo dei soffitti raccontano così una storia di glorificazione di due casate quella dei Medici e dei Riccardi, riuniscono tre secoli dal ‘400 al ‘600 e raccolgono i risultati artistici di Rinascimento, Manierismo e Barocco.

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