Mafia Stop, la videoarte è l’inno di rivalsa della città che ha cicatrici profonde

by Antonella Soccio

È una nenia dolorosa e commovente, il testo fortissimo e vero della giovane Serena Napolitano, che ha innescato la creatività diffusa di Marco Maffei, del Comitato La Società Civile e di tutta la Filiera Culturale nel video Mafia Stop. Parole, pittura, musica e danza si mescolano in poco più di due minuti, che squarciano omertà e silenzi, provocando negli spettatori più sensibili e avvertiti emozioni quasi ancestrali. Come in un inno di rivalsa, contro la Quarta Mafia e l’indifferenza apatica che accompagna tanta cittadinanza, passiva.

La Cattedrale di Foggia ha cicatrici profonde. Le bombe sono la nuova tradizione della città, dove si può morire per gioco, come in un videogame violentissimo e allucinato in pochissimi minuti di ordinaria follia.

Ed è accaduto a Francesco Traiano nel suo bar nella primavera del 2021, ferito a morte con un punteruolo in pieno viso.

«Foggia è la nostra città, la mia città», recita Serena in quella che diventa una coreografia macabra di un noir, tra vetrine rotte, sirene della polizia, banconote e pistole.

Marco Maffei ideatore del prodotto artistico insieme alla presidente del Comitato La Società Civile Lucia Aprile ha ben chiaro il messaggio e la valenza del videoclip, che sarà proiettato in cinque cinema del territorio (La Città del Cinema, la Sala Farina e l’AltroCinema Cicolella di Foggia, il CineTeatro Adriatico di Vieste e il CineTeatro dell’Opera di Lucera), per poi essere distribuito su altri canali.

Il racconto di Maffei è un flusso di coscienza.

«Avevamo il testo di Serena, che aveva 13 anni quando lo ha scritto per il contest Mafia Stop, arrivò terza, ma Lucia Aprile colse la potenza delle sue parole. L’abbiamo aiutata con la dizione, all’inizio avevamo solo l’audio, nel dubbio che non fosse adeguato lo abbiamo fatto ascoltare. Il nostro primo interlocutore vero fu il Vescovo, è stato lui ad esortare il Comitato a diffonderlo con una forma cinematografica».

Il video avrà una sua diffusione capillare. Con proiezioni dedicate nelle scuole, per poi avere dei passaggi sulle tv locali fino alla presenza dal prossimo 15 ottobre, ma come singolo audio, su tutte la piattaforme musicali con l’etichetta Radio Spia.

«La concepiamo come opera d’arte – prosegue Maffei- e non permetterò che venga utilizzata per scopi politici».

In tanti nella produzione hanno sostenuto il video che è un contenuto collettivo, per la regia di Niki Dell’Anno e Marco Maffei, le coreografie di Lucia Fiore di Spazio Danza e la danzatrice Mariasole Di Cosmo, l’opera artistica in scena “Qusi ut Deus?” di Spina.Police e i costumi di scena di Fansauis, Sartoria Shangrillà e Spazio Danza.

Le musiche sono state scritte ed eseguite dallo stesso Maffei, mentre il video è stato girato sul palco del Teatro Regio di Capitanata, coordinato da Carlo Bonfitto.

Non mancano i contributi di alcune realtà solidali e culturali, come la Fondazione dei Monti Uniti, la Fondazione Antiusura Buon Samaritano e Coop Alleanza 3.0, in collaborazione con l’Associazione Culturale Mamamà.

Nel video Foggia non si vede mai. Si immagina nella sua normalità e nella sua bestialità mafiosa. «Volevo che si decontestualizzasse il tessuto urbano, non volevo che fosse uno spot promozionale, ho sempre immaginato uno spirito ugualmente proponibile in ogni altra realtà, dove si percepissero l’oppresso e l’oppressore», rimarca Maffei.

Al momento sembra esclusa la proiezione del video come videomapping nei quartieri più difficili della città, per creare scompiglio e turbamento legalitario con l’arte e la cultura dentro i luoghi dominati dalle batterie della Società. Né il comitato crede ad una eventuale volontà da parte dei commissari del Comune sciolto per mafia di utilizzare il video per comunicare il proprio operato, rimasto ancora del tutto oscuro e poco aperto alla collettività. Un’opera del genere dovrebbe diventare bandiera della bonifica dell’Ente.

«Ci eravamo prefissati l’obiettivo di lanciare un messaggio forte che potesse essere la copertina della cittadinanza attiva», osserva Lucia Aprile. Rivalsa è la parola che usa più spesso.

«Sicuramente chi vuol far parte del cambiamento della città deve sentire dentro di sé un risveglio etico, morale e civico. E noi speriamo di fomentarlo col nostro lavoro. Il nostro obiettivo è dire: ci siamo, esistiamo. I giovani della nostra città partono, io mi sento in colpa, sento di non aver fatto la mia parte in tutti questi anni. Noi vogliamo solleticare le coscienze e le istituzioni, vorrei che questo risveglio con questo video emozionale interessi il maggiori numero di cittadini».

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.