Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea e Design, l’incontro necessario in chi si fa domande significa filosofia colorata

by Valeria Nanni

Relazionarsi con il diverso mette in crisi, così come accettare i propri lati oscuri. Il mondo in cui viviamo però necessita la gestione delle identità singole e collettive, trovarle e definirle per poi essere pronti alla mutevolezza dell’essere. Difficile come un gioco tra equilibristi, eppure bello e appagante. Ed è qui che giunge la sperimentazione artistica vissuta dal 14 al 22 ottobre alla Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea e Design, alla XIV edizione, dove 600 artisti giunti a Firenze da 84 Paesi sparsi nei 5 continenti del globo, hanno gareggiato, si sono confrontati tra loro, hanno incontrato il pubblico, fornendo più di una definizione alla parola identità. Perché l’incontro con l’Arte contemporanea è necessario in chi si fa domande, significa filosofia colorata, formata o deformata. 600 artisti hanno risposto alla provocazione proposta come tema dall’edizione 2023 della Biennale fiorentina: I am you, sono te. Vediamo come.

È Santiago Calatrava ad aver vinto il premio Leonardo da Vinci dedicato al mondo del Design dalla Biennale. Del prestigioso architetto contemporaneo abbiamo numerose opere architettoniche sparse in tutto il mondo. In Italia ricordiamo la Stazione per l’Alta Velocità di Bologna e il Ponte della Costituzione sul Canal Grande a Venezia. È stato premiato perché audace nelle sperimentazioni, perché il suo talento è al servizio dell’umanità, perché le sue opere non sono solo architetture, ma anche opere d’arte sul paesaggio, in accordo con la natura e gli ideali di bellezza. Calatrava risponde al tema I am you confrontandosi con il paesaggio in cui la sua opera sorgerà, interpretandolo e a volte impreziosendolo. La sua opera deve anche confrontarsi con l’uomo che la usa, essendo edifici atti ad accogliere gente, esprime voglia di ricucire ciò che sembra diviso. Dunque arte, rispetto, comprensione, sembrano essere le sue direzioni guida verso il confronto con il diverso da sé. L’architetto è come uno scultore che usa la potenza del suo linguaggio per progettare una relazione.

È David LaChapelle, fotografo e regista statunitense, ad aver vinto il premio Lorenzo il Magnifico per la capacità di infondere profondi messaggi sociali attraverso la sua produzione artistica basata sull’immaginazione, sperimentazione e creatività. Visionario e originale fu notato anche da Andy Warhol per la padronanza unica del colore e per le composizioni uniche e narrazioni fantasiose. Come in un nuovo Rinascimento pone l’uomo nudo al centro delle composizioni e spesso in paesaggi naturali per suggerire profondi significati esistenziali, ridefinendo una identità decisamente complessa.

I linguaggi artistici si sono serviti di moltissime tecniche come arte e ceramica, tessitura, disegno e grafica, fotografia, oreficeria, new media, performance, pitture e scultura. Perché le identità vengano definite per davvero hanno bisogno di essere indagate. Esse sono molteplici e singolarmente complesse. Se poste poi in relazione all’altro, esse si pongono in rapporto ad altre identità, ed il discorso diventa plurale, corale.

Gli artisti partecipanti dimostrano di essere profondi conoscitori di chi li ha preceduti, prediligendo nel discorso identitario il Rinascimento italiano, e prima ancora la mitologia greca, ricercando nel classico la base strutturale del pensiero occidentale che poi ha affascinato anche le culture orientali. D’altra parte queste ultime sono fondamentali oggi nella ridefinizione identitaria dell’uomo e dell’ambiente. Esse ci portano l’idea nella transitorietà, e dunque della mutevolezza, che non fissa la definizione dell’identità e dei rapporti sociali una volta per tutte, anzi suggerisce l’accettazione del cambiamento continuo.

Il contemporaneo realismo di Tone Aaness, porta il fondo di una valigia di legno a diventare base per un dipinto che rappresenta un neonato. Esso può suggerire rinascita, vita portata in viaggio dentro un copro materno, migrazione speranzosa di migliori condizioni di vita, e in tutte queste suggestioni l’idea di moto è sempre presente.

Il cubismo, nella pittrice filippina Gene, diventa vibrate espediente di racconto biblico che però evolve in manifestazione di femminilità. Il sogno del fotografo italiano Leonardo Bandinelli è catturare l’anima del mondo con lo scatto, esplorare l’anima dell’uomo e catturare la bellezza che ci circonda. Tutto questo è relazione con l’altro.

Nella scultura si ricerca il rapporto tra scalpellino e materiale. Come avrebbe fatto un alchimista, pensando che ogni materia è viva in quanto esiste. In pittura figurativa numerosi i ritratti di donne che si impongono all’osservatore cercando con esso una relazione. Eleganza e femminilità suggeriscono sensualità, necessaria in una relazione speciale. Ancora una volta stile e tecnica sono influenzati da mitologia e studi sull’inconscio, così nascono espressioni figurative che fano ricorso ad immagini archetipe, simboliche, alchemiche, oniriche.

Importanti apporti identitari sono stati dati da artisti cinesi, ricchi di immaginazione. Dice il fotografo Yu Hsu Chou che “bisognerebbe trovare il coraggio di chiedersi chi sono. Credo che l’identità personale inizi con la comprensione di se’”. C’è poi chi come Roberto Crucitti cerca il senso, l’identità, nel racconto delle storie delle persone attraverso l’immagine di un momento. E come Elisabetta Cubeddu, pittrice e scultrice sarda, ritrova senso identitario attraverso il linguaggio della delicatezza.

Pasquale Cutrupi, pittore italiano, ha posto al visitatore il tema dell’incomunicabilità attraverso l’immagine di un interno nel quale il padre è sul divano, la madre in primo piano guarda lo schermo dello smartphone e nel mezzo della stanza un bambino gioca nell’assoluta solitudine. Sullo sfondo una finestra si apre su Firenze.

Le opere di Czili, tra Cina e Spagna, in ferro, carta, e circuiti elettrici, propongono un gioco interattivo con il visitatore. Alessio Discepoli, saldatore e scultore di modelli in acciaio afferma che catturare la vita, l’energia degli animali nello spirito dell’acciaio è una sfida infinita.

Tema identitario forte di attualità è proposto da Lynn Guo & Viola Panik, tra Cina e Venezuela. Parlano di sopportazione delle aspettative sussurrate e norme imposte sociali di bellezza e prestazioni. Queste diventano voci che castigano la nostra vera essenza. Così loro si propongono col segno della pittura e la poesia della performance di accettare il proprio copro imperfetto. Così la tela diventa uno specchio degli echi delle voci che sussurrano che non si è mai abbastanza e la performance abbatte le regole e offre l’abbraccio del sé.

Ed ora ci abbraccia e ci interroga il pensiero di Jacopo Celona, direttore della Biennale, che ha desiderato che la mostra diventasse occasione di apertura la mondo. “L’arte contemporanea è una lente d’ingrandimento capace di mostrarci in anticipo le trasformazioni della società. Ci invita a cambiare prospettiva e a riflettere su noi stessi e sulla collettività, chi siamo e chi vogliamo essere. Chi opera nel campo culturale deve riconsiderare il proprio ruolo, valutando attentamente la possibilità di essere determinante nel cambiamento, mutamento indispensabile in un’epoca di rinnovati conflitti e profonde disuguaglianze”.

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