MUSEUM, lo spazio circonda l’opera a Santa Scolastica

by Marilea Poppa

Immaginiamo di trovarci in un luogo di conservazione come un Museo e, visitandolo, di imbatterci con stupore in una riproduzione musicale o cinematografica proiettata su schermi e monitor disposti strategicamente lungo il percorso. Al Museo Archeologico di Santa Scolastica è accaduto proprio questo, da quando il 19 ottobre è stata inaugurata la mostra intitolata “Museum- lo spazio che circonda l’arte”.

Percorrendo la passerella vetrata costruita sui resti di un’antica chiesa bizantina e ammirando le pregevoli collezioni di reperti custoditi nelle sale espositive, è stato possibile scoprire nuove forme d’arte legate a suggestioni sensoriali coinvolgenti.

“Lo spazio che circonda l’opera nasce come riflessione sugli spazi espositivi pubblici e privati, sul loro esserci anche a prescindere dalle opere contenute, sulla loro capacità di imporsi all’interno dei contesti urbani in una forma sempre meno neutra e sempre più aggressiva e presente, sul loro ruolo sociale di inclusione o esclusione, in un approccio che non è in alcun modo esaustivo o definitivo su questa delicata materia, ma che ricorre ad una serie di suggestioni visive per raccontare l’evoluzione in realtà complesse e a volte contraddittorie”, ha spiegato il direttore artistico Angelo Ceglie per descrivere l’obiettivo della mostra. Un percorso costruito con singole postazioni video tematizzate (The museum as muse, Nel cubo bianco, Let’s face the art and dance, Fear and desire, Niggers with attitude, Il collezionista, Blenheim Palace, Reperti, Ritratto d’interni) allestite per dare forma all’innovativo progetto che funge da medium fra tradizione e innovazione, antico e moderno. Concetti contrapposti, che trovano un punto d’incontro nel complesso dell’ex convento custode del patrimonio artistico della città di Bari, della Peucezia (l’odierna provincia) e della regione Puglia. Tra le teche contenenti i ritrovamenti archeologici spuntano le videoinstallazioni che stimolano riflessioni e che, talvolta, sollevano polemiche: è il caso di “Apeshit”, proiezione dedicata al videoclip girato all’interno del museo Louvre di Parigi, set d’eccezione per il lancio dell’album pop della cantante statunitense Beyoncé accompagnata dal coniuge Jay-z. La scelta degli artisti ha scatenato una reazione immediata da parte degli appassionati d’arte e della stampa francese, che si è interrogata criticamente sull’utilizzo del Museo come set di promozione di un album musicale.

In questo modo i luoghi dell’arte diventano protagonisti di una visione rivoluzionaria dell’opera: gli spazi che le ospitano si trasformano in laboratori che consentono al visitatore di calarsi nell’esperienza artistica vivendola da una prospettiva sempre più interattiva anche grazie all’impulso dei dispositivi tecnologici. Lo spazio ridefinisce il ruolo dell’artista e dell’osservatore: il primo si traveste da architetto, allestendo uno spazio complesso e articolato; il secondo ha il compito di interpretarlo a seconda della propria esperienza. La dimensione viene concepita per inserire l’opera d’arte in un contesto che possa valorizzarla e potenziarla al meglio. Numerosi sono gli esempi che nel corso della storia si sono mossi in questa direzione: la “messa in scena” di Duchamp, ideatore di uno spazio atto a sollecitare le inclinazioni voyeuristiche del potenziale spettatore; il lavoro dell’artista tedesco Kurt Schwitters che, con il progetto “Merzbrau” partito nel 1923, ha raggruppato in una stanza oggetti di ogni tipo che gli hanno permesso di ricostruire un ambiente autobiografico.  

Notevoli anche i riferimenti cinematografici contenuti nella sezione “Fear and desire”, dove il museo diviene “luogo di rappresentazioni perturbanti”, come per la protagonista di Vertigo di Alfred Hitchcock (1958), o “ambientazione per un delitto efferato” ne L’uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento (1970). La parte finale di “Museum” si chiude con le scene di Viaggio In Italia di Rossellini (1954), ponendosi come omaggio al nostro paese e al cinema italiano, che ha avuto la possibilità di ambientare le sue storie in un contesto definito come un museo a cielo aperto.

La mostra per il grande successo e le richieste pervenute è stata prorogata fino al 2 novembre.

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