Mutazioni che si intrecciano sott’acqua: a Firenze le opere di Lucia Damerino

by Michela Conoscitore

Mentre tutti eravamo a casa, ad attendere che fosse annunciata la fine del lockdown, concentrati sul dopo, per andare oltre quei giorni, c’erano dinamiche silenziose che, nonostante tutto, si muovevano. Dinamiche feconde e incessanti, frutto della creatività degli artisti che durante quel periodo hanno continuato a produrre, ispirati da quel fermo immagine che sono stati i due mesi di quarantena del 2020. Questa è la storia di alcuni pacchi spediti in quel periodo, e che hanno viaggiato per giungere ad una nuova vita grazie alla fotografa e designer Lucia Damerino. Quei pacchi contenevano abiti, i protagonisti indiscussi della mostra fotografica Mutazioni, in scena presso la Crumb Gallery di Firenze.

Nonostante le restrizioni, la Crumb Gallery prosegue con la propria attività espositiva, nel rispetto delle norme, ospitando artiste a cui poter offrire una rifrazione significativa e affermare la loro presenza negli scenari artistici contemporanei. Fino al 28 febbraio, la galleria di Porta San Gallo ospiterà le creazioni fotografiche di Lucia Damerino: “Mutazioni ha una genesi che risale a circa dieci anni fa, e rimanda ad altri miei esperimenti artistici, fatti su elementi primari come i serpenti e le radici degli alberi”, racconta Lucia Damerino a bonculture, “in queste sperimentazioni erano già in nuce le caratteristiche della mostra attuale. Durante il lockdown mi sono ritrovata ad usare il tempo che avevo a disposizione, ero libera di usufruirne. Così ho deciso di riprendere la mia ricerca fotografica. A casa avevo conservato una delle teche in vetro che avevo utilizzato per gli esperimenti con i serpenti. Ed è stata proprio l’idea del serpente, la sua pelle, a suggerirmi la concezione di ‘pelle’ per noi, ovvero gli abiti che indossiamo e cambiamo nel corso delle nostre vite”.

Prosegue l’artista: “Ogni abito mantiene una propria memoria, anche quelli che non utilizziamo, quando ci capita di rivederli, hanno mantenuto intatte le emozioni soprattutto se sono legate a persone a noi care, che magari non frequentiamo più o sono venute a mancare. Quindi Mutazioni intende un cambiamento, pensando anche al periodo che stiamo vivendo. Io stessa mi sento in cambiamento, e quindi ho espresso tramite le mie opere questa emozione”.

Le foto, scattate con un iPhone e utilizzando la luce del primo mattino, nella dimensione casalinga di quello che è stato l’universo di tutti durante la quarantena, ritraggono abiti ed indumenti che fluttuano nell’acqua, ma potrebbe essere anche aria, un qualcosa di indefinito in cui essi sono avviluppati, una dimensione nuova che li vivifica: “Il lasciar andare questi abiti in acqua ha fatto crescere dentro di me un entusiasmo, un’energia che percepivo benefica. Quindi ho proseguito, ho sentito questo fluire prolifico e non ho fatto altro che seguirlo. Così ho trovato la poetica che mi rappresenta”, ha spiegato Damerino.

Le teche sono le ‘copertine’ che racchiudono i tre filoni narrativi, voluti dalle galleriste per valorizzare il processo creativo di Lucia Damerino: “Mi piaceva l’idea delle teche, di questo spazio concluso, degli abiti che vi si muovono all’interno. Sono partita dall’abito da sposa di mia sorella, facendo un omaggio a Pippa Bacca. Attraverso quell’abito ho portato avanti questa mia ricerca sul significato dell’essere sposa, della verginità, della simbologia legata al colore bianco. Ho continuato con altri abiti, per approfondire la ricerca sul femminile libero di lasciarsi andare. In seguito, ho chiesto ai miei zii lontani, parenti ed amici di inviarmi indumenti perché volevo lavorare su questa materia della memoria. In acqua questi abiti vivono una nuova esistenza, non più legati a quello che era il mio sentire originario. L’osservatore che li guarda scoverà altri significati, a sua volta. Nelle foto del terzo filone, contraddistinto da un’iconografia più contemporanea, mi interessava meno che i vestiti fossero affondati nell’acqua, sono un po’ come emersi, galleggiano, sono più pittorici e in superficie. Queste foto sono dei pastiche, una mescolanza di colori e materiali.”.

Se negli scatti delle prime sezioni a fluttuare sono stoffe leggere, quasi incorporee, che trasudano libertà, gioia, sensualità nell’ultima sezione vediamo gli indumenti femminili sommersi, quasi soffocati da quelli maschili, emergono a fatica provando ad utilizzare la propria leggerezza per avere uno spazio, un movimento, seppur esiguo, all’interno del quadro fotografico. La gravità degli abiti maschili, che prepotentemente fuoriescono dall’acqua, è anche la gravità del ricordo legato ad essi, un qualcosa di non ancora elaborato, diluito dal passato ma che sta emergendo per lasciare il posto ad una concezione differente della mascolinità. Una mutazione appunto, di pelle e di pensiero, quella dell’artista.

Quel che di buono ha fatto la pandemia, lo attesta Lucia Damerino: “Non ci sarebbe stata Mutazioni con queste sembianze, non ora e non in questa forma”.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.