Olafur Eliasson sceglie Palazzo Strozzi e reinterpreta le leggi rinascimentali. «Il pubblico plasma la percezione del reale»

by Valeria Nanni

Mettici l’acqua, scegli le luci, regola la temperatura, interpreta il vuoto e dai tutto all’artista contemporaneo Olafur Eliasson, lui ne farà esperienza per il visitatore. E oggi ha scelto l’Italia per la sua esposizione, sfidando e reinterpretando le leggi rinascimentali della città di Firenze ripensando a Palazzo Strozzi non solo come contenitore della mostra ma come opera d’arte esso stesso, architettonica, del periodo della rinascenza, ma visto con l’occhio del futuro. Sono 20 le opere che accoglie il palazzo, dal 22 settembre 2022 al 22 gennaio 2023, a partire dal cortile, continuando al piano nobile e per finire negli ambienti sotterranei, lo spazio chiamato Strozzina.

Per entrare con lo spirito giusto ci si lascia guidare dalle parole dell’artista che ha spiegato alla stampa personalmente il suo operare. “In una mostra d’arte le opere spesso risultano imposte al visitatore, a me invece piace che questo compia un’esperienza completando quelle opere. L’esperienza non è qualcosa che ci succede, ma è il mondo che si apre a noi. Sono le esperienze che facciamo o che scegliamo di fare, che ci permettono di vedere il mondo in modo diverso. In questo la mostra è un’opportunità”.

Dunque il pubblico di Eliasson non va a vedere una mostra ma si prepara ad una esperienza di apertura a nuovi modi di guardare e percepire il reale. A proposito di mondo che si apre a chi fa un’esperienza, l’artista ha giocato, ridisegnato, ripensato alle finestre. Se nel rinascimento la finestra è un vuoto che si apre in un pieno architettonico regolato da ordine, proporzione e simmetria, per Eliasson la finestra aiuta nel gioco dentro/fuori e il vetro è una lente per la realtà, affinché la relazione tra spazio interno ed esterno si compia in modo sempre nuovo, a seconda di chi guarda l’effetto creato attraverso luci, ombre e lenti. Se nell’età gotica la luce è elemento divino, nella percezione contemporanea di Eliasson è comunicazione visiva.

Il soggettivismo è estremo. “Lo spazio ci condiziona – continua Eliasson – ci sarà chi percepirà la profondità di una installazione, o vedrà la dimensione piatta prevalere. I 20 lavori non sono oggetti d’arte. L’opera d’arte è la qualità dell’esperienza di chi le guarda insieme alla storia del luogo che le ospita”. Palazzo Strozzi ha infatti permesso all’artista di vedere una convergenza tra passato e presente, tanto che non si sbaglia dicendo che Eliasson è stato ispirato dell’aria rinascimentale di cui Palazzo Strozzi è testimone, tanto che nelle sale la sua installazione incide pochissimo ma crea fortissime sensazioni esperienziali tutte diverse le une dalle altre.

Insomma Eliasson vuole un pubblico protagonista che plasma la percezione del reale, così variegato come appare, così soggettivo come fu interpretato già dalla fine dell’800. Per questo ama il potere soggettivo delle lenti. “La lente, interferisce con il modo in cui si guarda. La realtà non è oggettiva. Il vetro sussurra la sua storia, sottolinea i dettagli architettonici simbolo nel rinascimento di potere e nobiltà, ma racconta anche la storia dell’artigiano che lo ha prodotto”.

Su invito dell’artista dunque la visita alle sue installazioni vuole essere un invito a riconsiderare il valore dell’esperienza, delle emozioni, della realtà, prendendosi il tempo necessario a tutto questo. Eliasson suggerisce un atteggiamento di visita che dà il titolo alla mostra “Nel tuo tempo”.

Raccontiamo il giro di visita. Parlano le opere e gli spazi, mai invadenti e smisurati, perché si lascia il giusto spazio alle singole emozioni. Under the weather è l’opera che ci dà il benvenuto nel cortile del palazzo ridisegnando le sue forme che nel ‘500 parevano perfette e proporzionali. Oggi un grosso disco di forma ellissoidale si propone in alternativa al cerchio rinascimentale. L’opera è sospesa di 8 metri di altezza e misura 11 metri come larghezza massima. L’installazione attraverso l’effetto moire crea interferenze visive simili allo sfarfallio di uno schermo. Tutto muta, nulla è immutabile.

Salendo al primo piano si incontrano i giochi di finestre per le prime 4 sale, un dialogo tra luci artificiali e naturali spazi e aperture reali o proiettate. Protagonista assoluto della 5 sala è poi il cerchio, formato da un arco semicircolare nero montato su uno specchio sul soffitto. È creata l’illusione di un enorme anello. La sensazione è disorientamento. Ancora il tema del cerchio è riproposto nella sala 6, ma stavolta è formato da un disco sospeso dal soffitto composto da due specchi convessi roteanti lentamente riflettendo la stanza e i presenti in modo distorto. Completano luci gialle che restringono la percezione ai soli colori grigio, nero, giallo.

Nella sala 7 domina Red window semicircle. Qui una luce rossa illumina uno specchio il quale taglia a metà il cerchio di luce che proiettato ed ingrandito sulla parete opposta crea l’illusione di un tramonto.

Ma è ancora la finestra a catturare l’attenzione dell’artista che nella sala 8 ci presenta 24 sfere che proiettano l’immagine della finestra sul retro, resa invisibile dall’istallazione, che nelle sfere appare deformata e sempre diversa.

E poi è la volta dell’acqua che nella sala 9 si trasforma in nebbia colpita da fasci di luce colorata creando l’arcobaleno, visibile solo oscillando la propria posizione.

Uno spettacolo colorato cattura il visitatore della decima sala. Qui è montata una struttura geometrica poliedrica che contiene all’interno un altro poliedro. Entrambe le strutture sono create con vetri colorati iridescenti. Il poliedro interno ruota producendo sfumature in costante mutamento. Nulla è fermo. Nella stessa sala, per completare la festa di colori, è montato un caleidoscopio esagonale colorato da un’estremità più stretta dell’altra. I visitatori possono perciò divertirsi ad accostarsi ad un’estremità e guardare l’ambiente circostante.

Conclude il viaggio nel primo piano del palazzo la stanza 11 Room for one colour, dove luci monofrequenza collocate sul soffitto emettono una ristretta gamma di luce gialla. Qui la percezione visiva è limitata ad un unico colore. La percezione immediata è la soggettività. Ci si vede sotto una luce diversa.

Nei piani sotterranei attende il visitatore un simulatore virtuale attraverso il quale ci si ritrova in una realtà geometrica astratta, per una esperienza immersiva tra forme e dimensioni diverse. Si prosegue verso City plan, un corridoio dove sono sistemati 7 pannelli specchiati, decorati da motivi geometrici diversi, posti di fronte a 7 prime pagine di quotidiani locali, sostituite tutti i giorni di visita. Il flusso delle informazioni è mutevole.

Eye see you è un delicato effetto moiré, ottenuto da una lampadina a monofrequenza che emette una luce intensa montata al centro di una superficie concava lucidata a specchio. Due dischi di verto dicromatico davanti alla lampadina cambiano colore a seconda della posizione dello spettatore.

Conclude la mostra, o meglio l’esperienza visiva ed emotiva, lo studio sulla simmetria poligonale ancora in corso da parte dell’artista. Due solidi platonici, un dodecaedro in rame e un tetraedro in vetro, posti l’uno nell’altro, creano con l’aiuto di una lampada alogena un gioco di riflessi e ombre.

Artistico è il modo di pensare alle cose non in quanto cose ma come elementi che ci condizionano. Per un agire con la consapevolezza che della realtà percepiamo solo una parte, e a volte anche questa piccola parte è condizionata. E poi “la nostra interazione consapevole e presente con gli spazi espositivi – dice Eliasson – costituisce a tutti gli effetti una reinterpretazione attiva degli stessi”.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.