Operaio del colore, Patm espone a Prinz Zaum e New Records

by Fabrizio Stagnani

Se passando sotto i portici dell’extramurale Capruzzi a Bari, per le vie del centro o tra i vicoli di Ceglie Messapica, trovate una tavoletta, un tredici per diciotto, dipinta, sostenibilmente attaccata su colonne o pareti, potrebbe essere di Patm, se vi piace portatevela via con voi.

A lui fa piacere sia che rimanga lì a colorare l’urbano o che doni del nuovo nelle vostre case.  
I suoi riferimenti sono per la cromia Rothko, “Quando vedo le sue opere, mi viene la voglia di dipingere!” e per il disegno, sintetico, immediato, Basquiat.

Francesco Cardone ha provato a sedersi nelle aule di Scienze Politiche, non mancava neanche molto a completare gli studi, ma il richiamo dell’arte ha avuto la meglio. Dura la vita del fuorisede, se si hanno passioni ancora più. Nato a Cisternino, di matrice e d’animo cegliese, trapiantato nel capoluogo pugliese, già mentre era all’Università, ha studiato fumetto. Cinque anni fa ormai. Nel frattempo per il sostentamento si barcamena fra mille situazioni lavorative di fortuna. Uno dei locali con i quali collaborava chiude, lo licenzia e va in disoccupazione. Coglie la palla al balzo, vola a Torino, non per scialacquare, ma per studiare. Non riesce ad entrare in Accademia d’arte, si iscrive ad una scuola privata di pittura, la Pictor.

Con la tecnica che rincorre la passione, pennellata dopo sbombolettata, lo stile si definisce. Era partito già tutto da quando era adolescente, disegnava qualsiasi cosa gli capitasse a tiro di matita. Ora la mano del fumettaro si miscela a quella del pittore. Come è naturale che sia, in poco tempo per giunta, ha bruciato le tappe, che in arte son fasi. Prima realistica, poi astratta, ora padroneggiando strumenti e riuscendo sempre meglio a canalizzare l’ardore che freme dentro ha trovato la sua forma espressiva, che solo il tempo saprà dire quanto stabile sarà e verso cosa muterà. 


Mi mettevo lì a riprodurre una foto di mio padre, o qualsiasi oggetto in casa. Il realistico è sempre una grande scuola, ottima per allenarsi. Ora, col tempo, ho iniziato ad esprimere quello che ho dentro. Sono passato ad una pittura espressiva. Rappresento pensieri, stati d’animo, un ricordo, dò forma ai sogni, gli imprimo un colore. – racconta Francesco Cardone a bonculture – Se mi piace un oggetto, un paesaggio, una giornata, ancora mi trovo a riprodurli. Ma ultimamente va su tela quello che ho dentro, i mostri, le paranoie!


Tornato a Bari, partecipa alla Bibart Biennale Internazionale d’Arte nel 2018. L’anno successivo, sempre per una rassegna diretta dal Maestro Miguel Gomez, vince il premio per la migliore tecnica informale. Di diritto entra nella Contraccademia di Bibart. Lì gode della rete di contatti che si snodano a Santa Teresa dei Maschi e degli spazzi di coworking del collettivo. 


Patm, Paint Against The Machine, questo l’acronimo, predilige cartoni, fogli, pannelli ed altri materiali di risulta per esprimersi, tra le dita tempere, pastelli, china, pennarelli a base acrilica e pennini grafici 
Quando dipingo non penso che sto facendo arte. Mi sto solo sfogando. Tutto può essere arte, anche un caffè fatto bene al bancone di un bar. Se è fatto con il cuore è arte. Arte è entusiasmo, un gesto fatto con passione non per sé. Non un lavoro. Gettare via quello che ho dentro, liberarsi, stare bene. Quando dipingo l’arte è l’ultimo dei miei pensieri. Poi se ne viene qualcosa di esteticamente valido, ben venga. Ma non lo cerco. Anche perché un dipinto non deve essere necessariamente bello. Un obbiettivo potrebbe essere l’idea che attragga l’attenzione. In quanto disturbo all’occhio e come stimolo alla curiosità. Un linguaggio che venga percepito.


In contemporanea, a Prinz Zaum e New Records, esposte in questi giorni sue collezioni. Per lui, il desiderio, solo lasciare un segno, quanto più in là possibile.  

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