Ritorna alla luce il colorismo vivo e manierista della Trasfigurazione di Pier Francesco Foschi a Firenze

by Valeria Nanni

“Ho voluto dimostrare che anche un pittore come Pier Francesco Foschi, pur non di certo paragonabile a Pontormo, Andrea del Sarto e Michelangelo, è però importante nella restituzione dello spirito storico tra Riforma Protestante e Controriforma nella Toscana di fine ‘500”, ha detto il professore Antonio Pinelli durante la conferenza stampa nel cantiere di restauro allestito in chiesa per la “Trasfigurazione”, pala d’altare che ancora oggi è esposta nella Basilica agostiniana di Santo Spirito a Firenze. Il restauro ha rilevato un colorismo vivo e uno stile in accordo con il manierismo, altrimenti invisibili. Una pala che si prepara al meglio per l’imminente mostra monografica sull’autore in programma dal prossimo 28 novembre al 10 marzo alla Galleria dell’Accademia di Firenze.

Sarà la prima mostra monografica in Europa su Pier Francesco Foschi, che segue la mostra monografica già realizzata negli USA. Entrambe le esposizioni sono una tesi di laurea che prende copro, insieme a studi condotti nell’ultimo ventennio aggiornati su questo autore che forse è più complesso di come Vasari ce lo fa percepire. Era il lontano 1967 quando a Roma il professor Antonio Pinelli si stava laureando presentato dal relatore del calibro di Giulio Carlo Argan con una tesi su Pier Francesco Foschi. Oggi Pinelli è un importante storico dell’arte italiano, in rapporti professionali con Salvatore Settis e autore di diversi manuali di Storia dell’Arte, ordinario di Storia dell’Arte medievale e moderna all’Università di Pisa fino al 2006.

“All’epoca di discussione della tesi di laurea non avrei mai pensato che quel mio studio sarebbe stato la base per sviluppare ulteriori ricerche e studi significativi alla realizzazione di una mostra monografica sull’argomento”, commenta il professore. Perciò oggi, tra studi di storici dell’arte e operato dei restauratori possiamo gettare luce su un pittore come Pier francesco Foschi che conosceva Michelangelo, che fu allievo di Andrea del Sarto, che ha gravitato attorno al Pontormo e al giovanissimo Agnolo Bronzino, e che era figlio del collaboratore di Sandro Botticelli. Attraverso la mano dei restauratori e i risultati delle analisi scientifiche condotte per l’occasione, si entra nel vivo del colore e della tecnica artistica di Foschi.

L’intervento di restauro, commissionato dalla Galleria dell’Accademia di Firenze, è eseguito da Kyoko Nakahara per quanto riguarda la superficie pittorica del dipinto, che ci fa notare come tutta la carpenteria sia in buone condizioni, mentre la superficie pittorica appariva opaca a causa di depositi atmosferici e nero fumo di candele. Inoltre quando nell’800 fu trasferita dalla cappella Bini alla cappella Capponi, nella stessa chiesa, fu pulita grossolanamente e alterata con ritocchi che avevano alterato la resa originaria.

Foschi dipinge tra il 1544-46 tre pale d’altare per gli agostiniani di Santo Spirito a Firenze, ma solo quella che rappresenta il tema della Trasfigurazione conserva la cornice originaria, pregevolissima lavorazione a intaglio del legno dorato con la foglia d’oro, applicata con la tecnica a guazzo. Anche questa particolare cornice è in restauro, condotto da Francesca Brogi, in collaborazione con la Bottega d’Arte Masselli di Gabriele Maselli. Il legno intagliato riflette lo stile manierista fiorentino decorato con motivi a palmette, rosette, e a sinistra in alto l’immancabile stemma della famiglia Bini che commissionò la pala.

Entrando in chiesa il dipinto appariva spento e privo di carattere, addirittura nel ‘700 sbagliarono anche l’attribuzione dandola a Piero di Cosimo. Chi ci inizia a dare indicazioni storiche è Giorgio Vasari, nella vita di Andrea del Sarto. L’architetto aretino non ama particolarmente Pier francesco Foschi, eppure sapeva che era un’importante figura nel panorama figurativo toscano della metà del ‘500, se favorisce al sua presenza nella commissione ristretta di artisti che creano la primissima Accademia artistica.

Il clima in cui vive Foschi di pieno ‘500 è impegnato a trasmettere l’eredità di Savonarola, elemento usato da Cosimo I per consolidare il suo dominio sul ducato di Firenze nonostante le ambizioni del papa Paolo III e dell’imperatore Carlo V. Cosimo elimina la divisione religiosa e politica tra seguaci di Savonarola e sostenitori dei Medici e accorda il Savonarolismo alla Controriforma della Chiesa. I sentimenti eterodossi dilagavano ed erano tollerati a corte, almeno fino alle conclusioni imposte dal Concilio di Trento. L’Eterodossia era sostenuta da Pier Francesco Riccio, uomo cardine nella vita di Cosimo I, prima suo precettore e poi maggiordomo di corte medicea e priore della chiesa palatina di San Lorenzo.

Foschi apprende da suo padre, Jacopo di Domenico di Papi, allievo di Botticelli, tendenze savonaroliane. Entra nella Scuola di San Marco, cerchia di pittori legati al convento domenicano dove il frate Savonarola era di casa. È chiaro che in questo ambiente le idee eterodosse circolavano meglio, nutrite dall’esperienza della Riforma Protestante di Lutero. L’intento era arrivare al dialogo con i protestanti. Ma il concilio di Trento cambierà anche lo stile artistico imponendo agli artisti di essere semplici nell’interpretazione, di usare un numero ridotto di personaggi e colori tradizionali. A questa tendenza il Foschi reagirà chiudendosi nella lezione appresa all’inizio della sua attività da Andrea del Sarto e apprezzata dalla committenza retrò del contado di Firenze.

La pala in restauro di Santo Spirito attraverso la rappresentazione olio su tavola dell’episodio della Trasfigurazione, testimonia il massimo apice dello stile di Foschi, che aderisce al Manierismo di Pontormo e si ispira a Michelangelo e alle sue pose contorte dei corpi. Vivificati dall’opera di restauro, si presentano agli occhi dell’osservatore i meravigliosi effetti di cangiantismo del colore, di certo mutuati dal maestro Andrea del Sarto, rivisitati da Pontormo e restituiti dal Foschi. Foschi è perciò oggi un pittore di grande interesse, una presenza importante nella chiesa fiorentina agostiniana di Santo Spirito, uno dei principali cenacoli cittadini in cui fioriva una religiosità eterodossa. Foschi nel quartiere di Santo Spirito aveva la bottega e casa.

La forte personalità di Pontormo darà a Foschi la matrice di una svolta stilistica iniziata nel 1530 quando dopo la morte del maestro Andrea del Sarto approda presso la sua bottega. Pontormo era considerato da Michelangelo suo colorista di fiducia. A lui affidava la traduzione in dipinto dei suoi cartoni preparatori che non aveva voglia di eseguire o tempo. Perciò Foschi nella bottega del manierista Pontormo accresce il suo stile. Notiamo nella pala della trasfigurazione proporzioni allungate delle figure, l’adozione di un colorismo più acceso e luminoso che attenua gli effetti chiaroscurali ed esaspera il cangiantismo. Lo spazio è solo alluso. Quel fervente atteggiamento religioso di rinnovamento del ‘500 è ancora avvertibile con tutte le sue luci e ombre.

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