Francesca Roberto, dal mobiletto Mirò alla decorazione in bottega

by Federica Carretta

Il termine “bottega” rimanda storicamente ai laboratori di artigiani che producevano a mano qualunque tipo di oggetto. “Mandare a bottega” un ragazzo era considerato un investimento, da parte delle famiglie, su quei figli che avrebbero potuto sviluppare la propria arte attingendo dall’esperienza dei migliori sul campo.

È ciò che accadde, del resto, a personaggi della levatura di Leonardo da Vinci che andò – appunto – “a bottega” dal Verrocchio. Pian piano, tuttavia, a causa dell’industrializzazione e del conseguente calo del costo di manodopera, queste attività andarono scemando. Ai giorni nostri, infatti, è raro imbattersi in ambienti del genere.

Francesca Roberto è una vincitrice del Pin giovani 2017, l’iniziativa della Regione Puglia rivolta alle nuove generazioni che intendono realizzare progetti innovativi a vocazione imprenditoriale.

Ha sempre notato la mancanza di produzione e commercio artistico della decorazione. Il suo obiettivo oggi è rivalutare il mestiere del decoratore. In che modo? Aprendo nel cuore di Foggia la Bottega d’arte Roma, in collaborazione con suo fratello, perché “innamorata del Territorio in cui è nata e cresciuta, che pullula di artisti e artigiani”, i quali – tuttavia – causa crisi e riforme, decidono di sviluppare la loro arte e il loro lavoro altrove.

“Sin da piccoli, mia madre ha spronato me e mio fratello a dipingere. L’unica cosa di cui non si è resa conto è che con penne e pennelli avremmo potuto disegnare anche sulle pareti di casa: dipingevamo tutto ciò che avevamo a tiro. Si è pentita, ma non troppo. A parte gli scherzi, questo suo modo di fare ci ha incanalati in quella che sarebbe poi stata la nostra strada”. 

Dopo aver frequentato la triennale in Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Foggia, Francesca si è spostata a Napoli, dove ha intrapreso altri studi. Dopo il periodo napoletano, che definisce “particolare”, è ritornata a Foggia, un po’ abbattuta per via della delusione universitaria. Ha sfogato così la sua frustrazione su di un mobiletto spoglio, riproducendovi un Mirò (opere di Joan Miró i Ferrà, pittore, scultore e ceramista spagnolo, esponente del surrealismo, NdR). A questo punto ha ben pensato di aprire una bottega d’arte, in cui avrebbe riprodotto opere di artisti noti. Ha scoperto il progetto Pin per pura casualità.

“Il vero problema – dice – è che stiamo andando un po’ a rilento. Siamo aperti da appena un anno, questo è vero, però ho come l’impressione che il Territorio non risponda bene all’idea che vogliamo proporre. Ho la fortuna di lavorare tantissimo su commissione, ma a lasciarmi perplessa è la scarsa frequentazione dei laboratori che organizziamo. L’idea iniziale era proprio questa: aprire una bottega e avviare dei laboratori d’arte in collaborazione con gli artisti locali. Devo molto al Pin, perché se non ci fossero stati i fondi elargiti dalla Regione, non avrei avuto la possibilità di investire del capitale. Non è solo una questione economica: grazie al progetto ho avuto l’opportunità di partecipare alla Fiera del Levante a Bari. Abbiamo esposto i nostri lavori per due giorni negli stand preposti; in più, abbiamo partecipato ad un talk per spiegare e far provare agli astanti in cosa consiste ciò che facciamo. Nella fattispecie, ho proposto una tecnica antichissima, che è quella della doratura mediante dei fogli d’oro (peraltro, anche commestibili). È semplicissimo utilizzarli e stanno bene praticamente su tutto.”

Attualmente, per completare il suo percorso di studi, Francesca è iscritta all’Accademia Grafica. Poiché, per sua stessa ammissione, renderizzare gli oggetti che vengono in un primo momento realizzati con grafica 3D, comporta i suoi studi. Il rendering, dice, è fondamentale per fornire al cliente un’idea di ciò che sarà l’oggetto ancor prima di essere realizzato. Non solo questo. Quando si entra nella Bottega d’arte Roma, è possibile osservare e acquistare oggetti finemente decorati, come collane, ciondoli, orecchini, etc.

“Stiamo incontrando sia i bambini delle scuole elementari che imparano divertendosi, sia i ragazzi del Liceo Artistico. Gli alunni delle elementari rispondono benissimo a questi laboratori: per apprendere i numeri, ad esempio, gli dipingiamo le mani e loro sono liberi di impiastricciare i fogli. I grandi, invece, realizzeranno con me un murales sui muri del reparto di neuropsichiatria infantile. È stato pensato insieme alle maestre della scuola San Giovanni Bosco, in collaborazione con la NPI e con la direttrice del reparto, Anna Nunzia Polito. Verranno decorate anche tutte le altre stanze del reparto. I piccoli pazienti avranno modo di divertirsi insieme ai ragazzi del liceo, apprendendo perché no un po’ di tecniche pittoriche su parete. Per le altre scuole, invece, sto tenendo un corso di fumetto, dove si avrà la possibilità di apprendere le modalità con cui si realizzano questo genere di disegni. Il tema è quello della diversità”.

by Federica A. Carretta

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