Hortus vini, la vite al centro di Roma, la città più verde d’Europa

by Claudia Pellicano

Non viene annoverato tra i sette colli di Roma, eppure il Gianicolo, che già in passato ha rappresentato uno dei siti strategici e storicamente più assediati della capitale, oggi offre ai propri visitatori una sequela di luoghi e tesori da scoprire, e una terrazza da cui è possibile ammirare la vista più bella della città. Dall’altezza di ottantotto metri su cui svetta il monumento di Garibaldi si può percorrere a piedi la via intitolata all’eroe dei due mondi fin giù al “livello del mare”, arrivare a Largo Cristina di Svezia, e da lì entrare in una selva luminosa e unica nel suo genere.

L’Orto Botanico che si estende per dodici ettari nel pieno centro di Trastevere, oltre ad accogliere un’infinità di specie arboree diverse, è la prosecuzione naturale di una tradizione romana antica e recuperata solo negli anni più recenti.

Ai tempi di Nerone, di cui ospitava i possedimenti, il Gianicolo era ricoperto di vigne. L’idea del patron di Hortus Vini, festival dei vitigni autoctoni giunto quest’anno alla sua quarta edizione, di reimpiantare nel 2018 le 155 varietà di uva più importanti d’Italia è sembrata un modo di raccogliere un’eredità e una memoria remote di millenni.

Dall’entrata, risalendo i viali interni per quaranta metri, si raggiunge il Vigneto Italia, un vero e proprio museo ampelografico nel quale sono rappresentate tutte e venti le regioni italiane, selezionando quei vitigni che è possibile incontrare in giro per l’Italia o degustare in occasioni come Hortus Vini.

L’impianto di tutte le varietà scelte risale ormai a cinque anni fa, e l’anno scorso, per la prima volta, si è potuto vendemmiare per l’annata precedente, poiché a una vigna occorrono tre anni perché diventi pienamente produttiva.

A far da cornice al Vigneto Italia sono 3600 specie di piante diverse e 360 alberi plurisecolari, che riescono a prosperare grazie ad un clima favorevole per tutti e cinque i continenti. All’orto botanico di Londra troveremmo delle specie diverse, ma non questa varietà di specie arboree; questo grazie all’habitat di Roma, che con il suo ambiente ha facilitato non solo il rigoglio della vegetazione- la capitale detiene tuttora il primato di città più verde d’Europa- ma anche la nascita e la diffusione della civiltà. Una civiltà permeata dalla cultura del vino, come testimoniano ancora tante strade che mantengono nel proprio toponimo il nome vigna.

E il vino trova un nuovo modo di farsi strada anche in tempi più recenti, nel 2013, durante una visita di Luca Maroni all’Orto Botanico. Il caso vuole che il custode sia, peraltro, produttore di vino, quindi sensibile alla proposta di riportare la vite al centro di Roma e di creare quello che oggi conosciamo come il Vigneto Italia. L’idea è accolta con entusiasmo e all’unanimità anche da Loretta Gratani, allora direttrice dell’Orto Botanico, e dal consiglio d’amministrazione della Sapienza, università proprietaria di questo magnifico parco.

La vigna viene piantata nel 2018 con l’aiuto del più importante vivaio italiano, la Viticoltori Cooperativi Rauscedo in Friuli, in grado di fornire la collezione richiesta. Collezione poderosa, perché il numero di piante di viti in Italia si aggira a 500; oggi, infatti, la specializzazione e la scienza agronomica sono arrivate ad un punto tale che, solo per fare un esempio, non esiste un’unica tipologia di Sangiovese, ma addirittura 50 cloni diversi. Dato un genotipo, ritroviamo fenotipi infinitamente variati, quindi una delle sfide per un produttore è decidere quale uva piantare. Qui il criterio fondamentale è stato presentare le uve di tutte le regioni, il cui elenco è anche possibile consultare online, sul sito Internet https://www.vignetoitalia.eu/.

Un bel cambiamento per i giardinieri dell’orto, che, da una cura sicuramente non contemplativa delle piante, sono passati al lavoro altrettanto nobile, ma ben più impegnativo della vigna; già Leonardo da Vinci ne riconosceva la fatica, poiché non esiste nessun’altra coltivazione agricola che richieda uno tale sforzo e una simile assiduità di rapporto. È grazie ai giardinieri dell’Orto che, nonostante i danni subiti dalle foglie per le vistose precipitazioni di giugno, il vigneto si presenta in splendida forma.

A dispetto di tanti pregiudizi, il vino, allora, favorirebbe perfino la virtù. Come già ammoniva un uomo di Chiesa: bevete, fratelli, affinché il diavolo non vi sorprenda in ozio.

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