«Il maggior potenziale inespresso del Mezzogiorno sono le donne». Paola Iannone, dal packaging all’impegno per la leadership al femminile

by Anna Maria Giannone

Paola Iannone è una imprenditrice impegnata a esprimere una nuova leadership al femminile nel mondo aziendale. Ricopre il ruolo di Head of Marketing & Communication di All4Labels, uno dei principali produttori internazionali di etichette e packaging, con sede ad Amburgo e 30 sedi produttive in tutto il mondo.

La sua crescita professionale è avvenuta in stabilimenti produttivi dove ha imparato a gestire risorse e a motivare.

Oltre alle attività di marketing & comunicazione è impegnata a far crescere una cultura aziendale fortemente votata alla responsabilità sociale e nella promozione dei temi dell’inclusione e del gender equality.

Lei è laureata in giurisprudenza, ma dopo la laurea ha conseguito in Sda Bocconi un master sulle PMI Italiane. Ha prevalso quindi il suo desiderio di lavorare in fabbrica e al Sud?

Quando scelsi la facoltà di Giurisprudenza, ero mossa dal desiderio di aiutare le persone. Lo stile dello “human to human” che applico alle mie strategie di marketing oggi, non è poi cosi distante dai miei studi classici. La conoscenza dell’uomo, dei suoi comportamenti e delle sue profonde scelte di azioni hanno sempre guidato le mie scelte professionali. L’azienda per me è prima di tutto comunità, uno spazio produttivo, un ecosistema vivente dove le energie di ognuno contribuiscono alla creazione del valore. Veicolare le intelligenze verso la piena espressione del proprio talento è ciò che regala significato alla mia vita.

All’interno della fabbrica ci sono ancora ruoli femminili e ruoli maschili?

Noi stampiamo materiali di imballaggio e il mestiere dello stampatore, quello che conosce l’arte della stampa, è sempre stato una prerogativa degli uomini. Da oltre 20 anni lavoro nell’industria del packaging, ho visitato moltissime fabbriche e non ho mai incontrato una stampatrice. Le donne sono al reparto di confezionamento, al controllo qualità, all’ufficio di customer service, nei ruoli dove da sempre si riconoscono delle attitudini di grande cura e attenzione. Trovo non ci sia niente di male a prediligere in alcune funzioni persone che abbiamo abilità più innate per quella mansione, ma rimane fondamentale l’attenzione alle pari opportunità di crescita, alla parità salariale, alle condizioni di avanzamento di carriera che spesso anche ai livelli più alti dell’organizzazione vengono rinnegati.

Nel nostro gruppo vantiamo una percentuale significativa di donne in ruoli anche apicali e grande attenzione si pone alla valorizzazione del talento femminile, eppure c’è ancora tanta omertà sull’argomento.

Mi meraviglio quando ricevo in privato, incitamenti di bravissime colleghe che si congratulano per le mie dichiarazioni su questi temi, ma che fanno ancora fatica a esporsi personalmente e pubblicamente. Alcune anche in reparti della nostra organizzazione si sentono insicure, non all’ altezza pur avendo grandi doti e manifestano quella “sindrome dell’ impostore” che blocca il loro potenziale e mina la loro carriera.

La leadership gentile, che non è solo femminile, e il dialogo sul tema possono sicuramente aiutare, ed è questa una delle mie priorità all’interno dell’agenda di comunicazione del gruppo.

C’è ancora molto da lavorare in Italia e al Sud per arrivare alla parità di opportunità e retribuzione per le donne, quali sono secondo lei le azioni da compiere per cercare di colmare questo divario.

Al Sud il divario di genere nei tassi di occupazione rimane un problema più che altrove: nel Mezzogiorno lavora solo 1 donna su 3 (32,2%) contro quasi il 60% delle regioni del Nord. La partecipazione delle donne al mondo del lavoro è ancora legata ai carichi familiari. Il maggior potenziale inespresso del Mezzogiorno sono proprio le donne. Le imprese hanno una responsabilità nella valorizzazione dei talenti del futuro e io voglio fare la mia parte per l’empowerment delle giovani studentesse poiché credo che bisogna certamente ripartire dalle scuole. Per questo oltre a dare il mio sostegno alla fondazione di Ortygia, ho fondato il format Giraffe, una serie di talk per supportare in particolare le giovani donne attraverso testimonianze di modelli femminili. Trasferire un bagaglio di esperienze professionali, offrire mentoring e orientare al mondo del lavoro con concreti suggerimenti circa le professioni del domani, o semplicemente su come scrivere un CV, è quello che facciamo nelle scuole e sul territorio.

Rafforzare la scuola come spazio per accrescere la consapevolezza e promuovere l’educazione resta per me la ricetta vincente per combattere i pregiudizi e le diseguaglianze.

Lei usa spesso l’espressione “mettere a registro” tipica del settore della stampa, ma questa espressione apparentemente tecnica sembra una chiara metafora riferita a una importante ricerca e desiderio di percorrere la strada dell’armonia, è così?

Esiste una luce dentro ognuno di noi, ma ci vuole tanta consapevolezza per supportarne la piena espressione. Tutti siamo stati nel cono d’ombra, una condizione di incompiutezza personale e professionale, dal quale si emerge con l’impegno e la determinazione. C’è un palcoscenico per tutti, dove alla fine si riesce a esprimere la propria unicità e fare la differenza. E questa meta, donare al mondo il proprio talento, è per me la messa a registro, tutti i colori sono nel posto giusto e si può iniziare a stampare. Se vogliamo è un atto di generosità, donare agli altri quello che sappiamo fare meglio e contribuire con il proprio lavoro al lascito per le future generazioni.

In tutte le organizzazioni, grandi o piccole, le risorse sono un pezzo dell’ingranaggio,

trovare quell’armonia del funzionamento, creare ponti tra persone e funzioni, è quello che in assoluto mi fa stare bene.

L’educazione e la cultura sono alla base di ogni crescita, quanto contano questi valori in fabbrica?

L’ Italia vanta una ricchezza di incredibili storie imprenditoriali, di prodotti eccellenti, che sono diventati marche, che affascinano milioni di persone in tutto il mondo. Sarebbe potentissimo creare un ponte tra le nostre fabbriche e il patrimonio artistico e culturale del nostro Paese e considerare i nostri stabilimenti produttivi come delle estensioni dei musei italiani. Per questo motivo ho promosso il format di “Arte in Fabbrica”, con il quale supportiamo giovani talenti per esporre le loro opere nei nostri plants, avviando anche contests con giovani designer per offrire loro una visibilità, ma anche per educare al bello tutti i nostri dipendenti. “La Bellezza è negli occhi di chi guarda”. La puoi vedere anche in una fabbrica che non è solo un polo produttivo, ma un modello di contaminazione di creatività e accoglienza. Perché il luogo “dove” lavori, condiziona il “come” lavori generando nuove idee e liberando il potenziale dei talenti. Un piccolo dettaglio, una libreria, una fotografia d’ autore possono sensibilizzare tutti.

“Abbiamo portato in tutti i villaggi le nostre armi segrete: i libri, i corsi, le opere dell’ingegno e dell’arte. Noi crediamo nella virtù rivoluzionaria della cultura che dona all’uomo il suo vero potere». Diceva così il grande Adriano Olivetti mia continua fonte di ispirazione.

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