Legambiente Puglia e il puzzle energetico: governare per non subire

by Enrico Ciccarelli

Eolico offshore, fotovoltaico, biomasse, idrogeno… Sono tante le tessere del puzzle energetico che il nostro Paese deve comporre per tenere insieme sostenibilità ambientale e sovranità. E deve farlo a partire dalla Puglia, la regione italiana che produce la maggiore quantità di energia da fonti rinnovabili. Lo sforzo di Legambiente (che con i suoi 115mila iscritti è probabilmente la più robusta realtà dell’ecologismo italiano) è quello di preferire le proposte concrete e l’analisi scientifica alle pregiudiziali ideologiche. Per questo il Comitato regionale dell’organizzazione ha scelto il Politecnico di Bari per illustrare le sue proposte e gli spunti offerti al dibattito.

Ne abbiamo parlato con il suo presidente, Ruggero Ronzulli. 

Cosa c’è nella vostra agenda sulla questione energetica in Puglia?

«Come Legambiente Puglia abbiamo fatto diverse proposte, a partire dalla richiesta di un nuovo Piano Energetico Regionale, con l’individuazione delle aree idonee a installare impianti di energia rinnovabile e a sviluppare il fotovoltaico  in aree Sin, nelle aree industriali, nelle cave dismesse. Riteniamo si debbano spingere, attraverso un dialogo e un confronto dettati dalla legge sulla partecipazione, i progetti di eolico offshore. Guardiamo con favore al finanziamento delle comunità energetiche e delle comunità energetiche agricole in particolare. Uno sguardo a 360° su quello che crediamo debba essere un nuovo approccio alle fonti rinnovabili. Fare rinnovabili in modo compatibile con il territorio e l’ambiente è possibile. Bisogna volerlo».

Come si fa?

«Con il dialogo, la partecipazione, il confronto. Bisogna discutere con le aziende e portare a casa il miglior risultato possibile per il territorio e i suoi cittadini. Va compreso che questi progetti, essendo inseriti nel Pnrr, si faranno comunque. La comunità pugliese deve scegliere se subire i processi o governarli. Legambiente punta sulla seconda opzione».

Legambiente si dice contraria ai No a prescindere, ma qualche No lo dice. A cosa, per esempio?

«In realtà siamo contrari sia ai No che ai Sì a prescindere. A noi piace studiare e documentare, abbiamo un approccio scientifico al tema. Vogliamo quindi analizzare nel dettaglio ogni singolo progetto e, ove possibile, cercare di migliorarlo. È chiaro che se, se un progetto è malfatto, presenta criticità o danni attuali o potenziali, il nostro diniego è netto».

Ed è efficace?

«Il metodo del dialogo e delle valutazioni a ragion veduta è sempre efficace. È successo nel caso di Otranto, riguardo al quale il Ministero ha accolto le nostre obiezioni e ha trasmesso alle aziende osservazioni che recepivano integralmente le nostre richieste. A dimostrazione che l’ambientalismo non è opposizione preconcetta, ma confronto informato, analisi e proposte concrete».

Esistono proposte a impatto zero sull’ambiente?

«No, è impensabile. Ma esistono proposte che riducano l’impatto al minimo indispensabile, proposte consapevoli, proposte partecipate, proposte migliorabili. Non dimentichiamo che l’ambiente è un bene costituzionalmente tutelato, e non lo è solo per l’oggi, ma anche per le prossime generazioni. A queste future generazioni dobbiamo dare un mondo rinnovabile, solidale e verde».

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