L’Urban Exploration di Abandoned Trash o l’irresistibile fascino per i segni del tempo

by Fabrizio Stagnani

La definizione dell’enciclopedie collaborativa on line più consultata enuncia: “consiste nell’esplorazione di strutture costruite dall’uomo, spesso rovine abbandonate o componenti poco visibili nell’ambiente urbano”, questa la definizione di urbex, crasi delle parole urban ed exploration.

Ma pur sapendo che le loro “uscite” rientrano perfettamente in questa breve descrizione, Giovanni R. e Luca P., non adorano l’etichetta, fanno, dicono, solo una cosa che gli piace fare.

Da un anno e mezzo gestiscono e foraggiano di foto uniche la pagina facebook Abandoned Trash, dalla quale condividono con i follower reportage delle loro avventure, già dieci però sono gli anni all’attivo in questo settore, se lo si può chiamare così. Trentacinque capodanni a testa, entrambi di Ruvo di Puglia, è dalle Scuole medie che sono affascinati dal tarlo della scoperta di ruderi, l’amicizia fra i due è ancora più storica, risale ai banchi delle Elementari.

Con una frase attribuibile all’universo hipster, ma percepita come profondamente sincera, Luca, snello ed evidentemente agile tanto da poter scavalcare recinzioni come se fossero cardoncelli selvatici, mentre la punta della sua barba ondeggia ben più in basso delle scapole, fa presente che “ormai è diventata una moda, noi lo facciamo a prescindere dalla moda, da sempre, da prima che diventasse un trend.” I due abandoned sono una squadra, liberi al tempo stesso di andare in esplorazione anche indipendentemente. In tour programmati da più di tre anni, per mete fissate anche in un raggio di centinaia di chilometri dalla loro residenza, ormai hanno un seguito di amici che ogni tanto li accompagna volentieri in queste gite fuori porta del fine settimana a caccia di luoghi urbani, o ex tali, lasciati a se stessi per le ragioni più svariate.

Ma perché? Avendo sempre come interlocutore il barbuto esploratore, si cerca di capire qual è la molla che porta a correre così tanti rischi più che starsene la domenica in panciolle sul divano o al massimo a fare una passeggiata sul lungomare.

“Irresistibile è il fascino per i segni del tempo che sono leggibili solo ed unicamente se entri in un luogo incontaminato dal suo abbandono. La non manutenzione di strutture e cose stimola l’immaginazione sulla storia che può aver avuto quel contesto. La curiosità di vedere cosa è successo in un luogo ormai disabitato da un’eternità è irrefrenabile. Sono certo che chiunque passi nei pressi di un edificio in disuso sia attratto da questo, ma nella maggior parte delle persone prevale il timore di avvicinarsi, in noi la voglia di scoprirlo.”

C’è un’etica nelle urbex, un codice: si entra, si guarda, si fotografa e non si tocca nulla. Purtroppo però il più delle volte i due ruvesi sono costretti a riportare testimonianze di devastazione. Proprio incontaminate le aree che visitano non lo sono, vandali o sciacalli distruggono tutto e depredano: “Si rubano tutto! Come di regola dovrebbe essere l’urbex, non vai per sottrarre oggetti o per romperli, si va per rubare scatti fotografici e vivere un’emozione! Noi non manomettiamo neanche lucchetti che troviamo chiusi.”.

Distanze importanti da coprire per raggiungere villaggi e paesi, distretti industriali, masserie, ipermercati, ospedali dalle più svariate specializzazioni e quant’altro di edificato dall’uomo poi ripudiato dalla sua vita quotidiana, spese, rischi, cos’è fare urbex?

“Un hobby! Una passione che ne unisce più d’una. La ricerca, il viaggio, l’escursione, l’esplorazione, il brivido, il gusto per la fotografia. Il nostro canale si chiama Abandoned Trash perché all’inizio gli scatti erano fatto in maniera low fi, ora ci stiamo specializzando sempre più. C’è Giovanni che si è comprato una reflex e due droni. C’è anche chi ci chiede di fare mostre, ma se si mette in contro tutto il tempo da dedicare al lavoro durante la settimana, non abbiamo mai tempo per organizzarci anche per questo. Il “trash” si riferisce anche allo stato in cui troviamo buona parte delle location dei nostri set, un’immondezzaio putroppo!”    

Rischi quali? Multe quante? Vademecum come?

“Non sai mai quello che trovi. E’ un’attività comunque delicata. C’è sempre il rischio di cadere, il rischio che qualcosa ti cada addosso, di urtare qualcosa che non devi, di incontrare malintenzionati. Multa, personalmente una, a Craco nel 2010, ora lì si organizzano i percorsi guidati. Vademecum, mai andare in un posto a cuor leggero, mai da soli, meglio di giorno con condizioni meteo ottimali, informare altri su dove si è, evitare rischi inutili. Bisogna contestualizzare l’azione. In ogni caso i complessi industriali sono i più pericolosi.” 

L’avventura più toccante?

“In un ospedale, meglio non dire quale. Un pediatrico, era impossibile risultare indifferenti all’atmosfera presente. Si sentiva tutto, c’erano tutte le tracce lasciate dai ragazzini, malati, i più le ricerche ci hanno detto con vite famigliari difficili, ovviamente li contro voglia. Quaderni con temi abbandonati, referti clinici a terra, elettrocardiogrammi, analisi…tutto li alla mercè di chiunque…ed in più da sopra le stratificazioni della decadenza regalate dal tempo.”

*Fine prima parte

A questo link la seconda parte

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