Mission Inclusion, l’Unifg e l’empowerment delle persone con disabilità nel mondo del lavoro

by Antonella Soccio

Si chiama Mission Inclusion, il progetto ideato e condotto dalla professoressa Giusi Toto sulle strategie vincenti per accompagnare e favorire l’empowerment delle persone con disabilità nel mondo del lavoro.

Il fulcro del progetto, la ricerca osservativa sul campo presso cooperative e centri che si occupano di garantire l’occupabilità delle persone con disabilità, è stato presentato al Palazzo di Ateneo dell’Università di Foggia dal giornalista Gianni Svaldi insieme alla prorettrice la prof Milena Sinigaglia, a Leonardo Palmisano, scrittore e sociologo.

In questi anni come ha raccontato la docente, sono state raggiunte 11 imprese, quasi tutte del Centro Nord e sono state programmate altre 17 tappe. Due le imprese del Sud, una del territorio pugliese e una campana in cui sono occupate persone con disabilità. La prima è legata all’inclusione agricola, con dei lavori nelle serre, l’altra invece è una industria per pezzi di ricambi.

«I dati non sono incoraggianti, la maggior parte delle aziende che assumono persone con disabilità sono collocate al Nord e si occupano di salute, assistenza e attività ricreative, ma l’inclusione sociale è ancora molto lontana. Dalla disabilità ho imparato ad avere libertà nelle opinioni, per essere liberi nel pensiero e che se Si può fare, come recita lo slogan, dobbiamo provare a sensibilizzare il Sud. Esiste una normativa per le persone diversabili, ma viene disattesa pagando una multa, non siamo preparati e c’è pregiudizio. Il nostro progetto è nato con delle immagini da disseminare. Il riscontro è sempre più grande e ora vogliamo portare questa conoscenza fuori dall’Università, vogliamo cambiare la narrazione», ha detto Toto.

In Regione Puglia, come ha raccontato Palmisano, Luigi De Luca superdirigente dei Poli Bibliotecari sta lavorando alla revisione di alcune 104: per anni i diversamente abili assunti nel settore pubblico sono stati occupati nelle biblioteche o nei musei, sottodimensionandoli.

«Il progetto coinvolge tutta l’università, vogliamo avere cura dei nostri studenti- ha rimarcato Sinigaglia- Cosa sarà dopo di noi? Formare persone con problemi specifici è complicato anche per noi. Come fare placement, l’università va a scuola per mettere insieme le esperienze. È un progetto interno ed interiore, la sensibilità non è tanto scontata neppure all’università. Mi piace parlare con le canzoni, io vedo il nostro ateneo come La cura di Battiato. Prima, durante e anche dopo. Questo progetto mi ha fatto venire in mente la canzone di Mengoni Essere umani. C’è un elogio della imperfezione in un mondo che corre verso l’apparire».

Gli imprenditori raccontano che gli studenti in uscita non hanno le competenze necessarie per lavorare, la situazione è ferma a 40 anni fa anche nelle scuole, secondo Toto e i suoi collaboratori.

Il corpo docente è ancora convinto che la gestione di un ragazzo/a disabile sia ancora un problema da portare fuori dalla classe.

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