Persona, maschera e personaggio: le tracce dell’anima fragile a Festivalfilosofia

by Anna Maria Giannone

Le file di pubblico che ogni anno affollano Modena, Carpi e Sassuolo in occasione del Festivalfilosofia sono segno evidente di quanto siano vitali i festival culturali in Italia, occasioni attese per incontrarsi dal vivo e interrogarsi su questioni apparentemente complesse ma ancorate al quotidiano di tutti, nessuno escluso.

Dal 13 al 15 settembre 2019 il pensiero contemporaneo torna ad abitare nelle tre città emiliane con oltre 200 appuntamenti, tutti a ingresso gratuito. La formula del programma è quella ormai consolidata che mette in dialogo un nucleo di lezioni magistrali con un programma creativo a culturale, entrambi sviluppati attorno a un tema chiave.

Per la diciannovesima edizione lenti puntate su “persona”, concetto caro alla cultura europea, fondamento dell’autonomia individuale e dei diritti umani. Cinquanta lezioni magistrali, per altrettanti maestri del pensiero filosofico, animeranno la discussione analizzando aspetti diversi del concetto scelto, a volte partendo da punti di vista divergenti. Così nelle piazze e nei cortili sarà possibile ascoltare ospiti abituali della kermesse filosofica più importante in Italia, a partire da Remo Bodei, Presidente del Comitato scientifico del Consorzio, continuando con Marc Augé, Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Donatella Di Cesare, Roberto Esposito, Umberto Galimberti, Michela Marzano, Stefano Massini, Salvatore Natoli, Massimo Recalcati, Emanuele Severino, Carlo Sini, Silvia Vegetti Finzi, assieme a nuovi ospiti, italiani e internazionali, al loro debutto al festival.

Sei le linee guida su cui si svilupperanno i diversi interventi (Genealogie della persona, Maschere e volti, Lessico dell’individuo, Io e noi, Sé come altro, Diritti delle persone) assieme alla sezione Le lezioni dei classici, in cui grandi interpreti del pensiero filosofico presentano le opere che hanno maggiormente segnato la riflessione sul tema.

Abbiamo intervistato Daniele Francesconi, dal 2016 Direttore Scientifico del Consorzio per il Festivalfilosofia.

Direttore quali le ragioni dietro la scelta di “persona” come concetto chiave di questa edizione del festival?

In ogni edizione cerchiamo di proporre temi al centro della tradizione filosofica che rispondano anche ad un’urgenza del presente. “Persona” è una parola chiave in tutta la filosofia, non solo del ‘900, perché riguarda lo statuto della soggettività. D’altronde questo tema è un’emergenza del nostro tempo, una delle grandi questioni civili della contemporaneità in cui strati sempre più ampi di persone non vengono riconosciute come tali. “Persona” rimanda dunque a un significato politico, quando parliamo di diritti umani, di riconoscimento dello statuto di persona, ma fa riferimento anche al mutamento della percezione stessa della nostra soggettività. Gli autori proveranno a darci alcune coordinate teoriche per aiutarci a guardare le cose in modo più complesso.

Questo tema ha un legame forte anche con le nuove tecnologie, con il sé virtuale.

Siamo in un’epoca in cui il terreno naturale in cui si muove il pensiero filosofico, l’umanesimo, sembra in difficoltà. Questo significa che forse dobbiamo pensare a nuove forme di umanesimo, senza demonizzare il ruolo delle nuove tecnologie, anzi cercando di incorporarle nella nostra riflessione. La filosofia, come altri saperi, ha il compito di pensare le trasformazioni del proprio tempo, deve indagare i grandi sommovimenti antropologici. “Persona” ha a che fare con il tema del personaggio, della maschera e anche della costruzione della propria biografia. È evidente che oggi tutti abbiamo la possibilità di raccontare un’esistenza fittizia. Non siamo più solo corpo e anima, lasciamo tracce della nostra personalità nel mondo virtuale, la nostra identità è incorporata ma anche digitalizzata. Siamo di fronte a una trasformazione molto importante e non possiamo evitare di analizzarla.

Per la comunicazione di questa edizione del festival non avete scelto un’immagine ma un altro concetto: “Fragile, maneggiare con cura”

Abbiamo scelto di introdurre un altro concetto che per molti versi è un attributo della persona, un ritratto. Avremmo potuto scegliere un volto, che è il luogo in cui l’identità si manifesta, ma sarebbe stato un volto specifico, parziale. Invece la fragilità è una caratteristica di tutti: la vulnerabilità, soprattutto in questa epoca, è una caratteristica della persona in quanto tale. Abbiamo però alluso anche al rimedio, quel “maneggiare con cura” ci dice che la via d’uscita dalla fragilità è la relazione: per maneggiare con cura bisogna essere almeno in due. L’essere persone con altre persone  può compensare la  fragilità individuale originaria.

In un recente intervento su Robinson Michele Serra ha definito i festival come occasioni per garantire la “commestibilità” della cultura. Il vostro festival come contribuisce alla “commestibilità” del pensiero filosofico?

È una grande sfida. Mi piace molto l’espressione commestibile perché ha a che fare con il digerire, ci rimanda a Nietszche e alla sua idea del pensiero come modo di ruminare, di masticare al lungo, in contraddizione con l’idea dell’evento limitato nel tempo. Noi ci poniamo lo scopo di trasferire alcuni temi della ricerca accademica nell’opinione pubblica, di dare un’occasione di aggiornamento, di chiarificazione, soprattutto sul modo in cui si possono porre correttamente delle domande. Non ci interessano le risposte. Costruiamo il programma  nel modo più polifonico possibile, mettendo a confronto prospettive diverse, talvolta dissonanti.

Quindi un programma non solo per addetti ai lavori.

Abbiamo studiato molto il nostro pubblico, nel corso degli anni abbiamo rilevato che il 45 % non è laureato e fra i laureati solo una minima parte è laureato in filosofia. La nostra funzione è raggiungere l’opinione pubblica nel senso più ampio possibile, far capire che la filosofia è un esercizio critico  di analisi della realtà che riguarda tutti.

Il programma prevede molti ritorni ma anche molte voci nuove. Come avete scelto i relatori di questa nuova edizione?

Nell’ultimo triennio abbiamo deciso di rinnovare in maniera radicale il parterre dei nostri relatori, che non vuol dire rinunciare ai grandi intellettuali che ci accompagnano nelle diverse edizioni. In molti casi è il tema stesso che chiama un cambiamento, ci sono autori specializzati sul tema guida che riteniamo necessario ascoltare. La filosofia è in movimento. Mi piace sottolineare la presenza di molte filosofe, un protagonismo del genere femminile che è rispettato nel nostro festival, penso a Donatella Di Cesare, Silvia Vegetti Finzi, Michela Marzano, Luisella Battaglia, Maria Bettetini, Laura Boella, Francesca Brezzi, Chiara Saraceno e tante altre ospiti di questa e delle altre edizioni del festival. Al loro debutto in questa edizione fra gli altri Michel Agier, Leonardo Caffo, Colin Crouch, Alain Ehrenberg, Paolo Flores d’Arcais, Enrico Giovannini, Danilo Martuccelli, Michael Rosen, Olivier Roy, Michael Quante.

Il vostro programma prevede anche una sezione ragazzi. Come parlate ai giovanissimi?

Parliamo con i bambini e i ragazzi attraverso attività teatrali e laboratoriali che trattano il tema del festival con altri linguaggi.  Una scelta che rispetta l’impostazione complessiva del nostro programma che prevede un cuore di lezioni e un programma culturale sintonizzato con la tematica chiave. Crediamo che i concetti siano comuni a tante discipline, li si può analizzare partendo da punti di vista diversi.

Tutto il programma del festival su www.festivalfilosofia.it

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