E’ tempo di recarsi sull’Aventino per raccogliere gli auspici per la fondazione di una nuova città verticale.
C’è profumo di aranci mentre ammiriamo lo scenario. Un odore tanto intenso e acre quanto la nostra avversione a frantumare quella straordinaria prospettiva.
È la prima intuizione.
Sovrapponiamo concettualmente il nuovo skyline al preesistente. Esso si erge da terra e si innalza galleggiando rarefatto sul vecchio, che rimane intatto e leggibile.
Ascolta! Senti anche tu un rumore di acqua che scorre? Improvvisamente, senza preavviso, una cascata ci inonda.
Seconda intuizione.
L’acqua cade dall’alto e trova il suo percorso generando strutture verticali. Si diffonde per l’intero volume come un elemento imprescindibile, fondamentale. Si percepisce da ogni punto. È itinerante, e si muove contemporaneamente all’osservatore che la guarda scorrere e la circoscrive, pervadendo tutte le funzioni all’interno, le quali diventano esse stesse itineranti e collegate tra di loro, “percorrendo” l’acqua.
Essenziale all’esterno, la struttura nasconde complessità e frammentazione all’interno. Il suo volume cilindrico facilita la percorrenza verticale e garantisce una panoramica costante, ed è composto da corpi irregolari, separati tra loro, ma permeabili visivamente, ognuno dei quali è dotato di un proprio “flusso di acqua”, ossia i corpi strutturali dei collegamenti verticali, i quali uniscono i gruppi di attività ai vari livelli, luoghi deputati alle varie funzioni, e rendono loro raggiungibili separatamente.
Dall’Aventino, dopo un lungo affannoso cammino, giungiamo ai margini del sito. Siamo appassionati e accalorati. Cerchiamo ristoro all’ombra dei platani, ma non c’è spazio o tregua per alcun tipo di sospensione.
E’ in arrivo la terza intuizione.
Ci sono foglie dappertutto, le raccogliamo e improvvisiamo un collage. Gli avvenimenti che animano l’interno della struttura diventano pubblici dall’interno e privati dall’esterno. Una lamiera microforata, che funge da involucro schermante, ripropone la tessitura del fogliame dei platani, compresa la loro irregolarità e densa chioma.
Ci incamminiamo verso l’ingresso, attraverso stazioni passanti disseminate lungo i percorsi. Gradonate che superano dislivelli, nuclei attrezzati, estrusioni generatrici di bolle d’acqua, strutture portanti che sfidano la legge di gravità, provocano e rimodellano insistentemente il terreno generando il disegno di fantastiche figure marine che navigano verso ovest, piloti di una nuova visione.
ROME VERTICAL SPA . Roma . Italy
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Arch. Roberto Pertosa | Arch. Luca Caputo