Tutti possono volare! A fare scuola al Fly X il Capitano della Nazionale di Paracadutismo Giuseppe Cossu

by Fabrizio Stagnani

Quando uno nasce campione, il minimo è che diventi capitano. Calcio, rugby, trial, kick boxing, successi per ogni sport che lo ha visto protagonista, persino con la dama ha portato a casa trofei. Adesso però, a conoscerlo, ha la testa completamente per aria. E’ il sottufficiale della Marina Militare Giuseppe Cossu, Capitano della nazionale italiana di paracadutismo sia outdoor, che di quella indoor. In mare per lavoro, fra le nuvole per passione, ma non solo.

Proprio all’inizio del mese di ottobre, domenica 4, Cossu, il sardo, ha vinto l’oro, il terzo consecutivo, ai Campionati nazionali di paracadutismo, quest’anno tenutisi allo Skydive di Fano. La sua categoria l’FCL4, figure in caduta libera a quattro elementi, il suo team l’Amnesya, composto da Chiara Brunetti, Livio Piccolo, Alessandro Anderlucci ed il pugliese, fasanese, videoman Sante Valentini. A seguito del risultato ottenuto, saranno questi i nomi a rappresentarci ai mondiali in Russia nel 2021.
In questi giorni, che sembrano volerci riportare indietro alle segregazioni da lockdown, difficile non sollevare una provocazione giocosa al Capitano. Ma anche a voi hanno chiesto il distanziamento sociale in volo a 4500 metri da terra? “A dire il vero è una battuta molto intelligente. In realtà, in un primo momento erano stati bloccati tutti gli allenamenti, perché la Federazione non sapeva come gestire la questione. Quando indossiamo guanti, casco con visiera chiusa e tuta, mentre viaggiamo a 200 km/h!”
Da piccolo il padre, poliziotto, lo portava sempre alle manifestazioni organizzate con lo skydive sardo, da lì le prime fascinazioni. Nel 2008 il primo corso.

In quel di Fermo, a formarlo fu il barese Antonio Guzzo, a sua volta figlio di paracadutista, Franco, cresciuto in un glorioso gruppo di militari e civili uniti dalla passione per il “lanciarsi”. Dopo una pausa, dovuta a questioni personali, arrivati al 2014, Cossu si è detto ” Torniamo al paracadutismo, è una cosa che mi piace. Quando sto là sopra, non sento nessuno, non mi squilla il telefono. Mi rilasso! – per i fifoni a volercene di relax mentre si precipita al suolo dopo essersi buttati da un aero in volo, ma lui convinto persevera – Perché io quando mi lancio mi rilasso!”. Di lì, allenamenti su allenamenti, un anno dopo vince i campionati in Olanda e quelli degli esordienti in Italia. Scelti i migliori fra le persone conosciute crea il suo team, l’Amnesya. Ancora pioggia di successi, all’estero ed in patria, sia per l’outdoor, il paracadutismo inteso come quello classico, che indoor, per il quale hanno portato a casa un bronzo mondiale. 

Da necessità virtù, difficile trovare un impianto col quale allenarsi seriamente lungo la penisola italica, Cossu decide, insieme al socio d’affari Massimiliano, per tutti Max, Graziosi, di inaugurare la sua struttura. Ed ecco il Fly X, esattamente un anno fa, ottobre 2019, il taglio del nastro a Roma. Una galleria del vento verticale per il paracadutismo indoor, per altro disciplina sportiva riconosciuta, candidata alle Olimpiadi 20/24. Abituato all’eccellenza il Capitano, dopo studi e confronti con diverse industrie, è riuscito a realizzare non una realtà dalle connotazioni standard, ma caratterizzata da particolarità ed unicità. Nonostante le resistenze incontrate lungo i percorsi burocratici, e le loro ignoranze. Prima di tutto è l’unico impianto ad aria non riciclata, per altro made in Italy. In pratica se tutti gli altri ricondizionano lo stesso flusso d’aria, loro ne utilizzano sempre di nuova e pura.

Ed è l’unica galleria del vento all’aperto, “Questo riesce a regalare un’esperienza ancora più entusiasmante, perché comunque vedi il cielo!”. Il motto con Fly X è “Tutti possono volare”, e non rimane solo uno slogan. Da quattro anni in su, dalla XXXXL in giù, è vero. “Ci venne a trovare una ragazza su sedia a rotelle, investita da un pirata della strada, vederla divertirsi è stata un’emozione più grande che vincere una gara!”, con la loro turbina, fino ad ora, sono riusciti a sollevare un avventore di 150kg e la potenza del vento era appena al 60%. Bebe Vio, Samuel Peron e Tania Bambaci , le Sincronette, tutti possono volare, oltre mille lo hanno già fatto. Non servono particolari raccomandazioni mediche, ne attrezzature personali. Registrazione, equipaggiamento, di questi tempi sempre sanificato all’ozono, vestizione, formazione in sala briefing, motori accesi e si va su in aria. Per altro a costi anche contenuti, sono due i voli che si effettuano, per un equivalente di 5000 metri in caduta libera. Il tutto, l’indoor skydiving, fu inventato a fini militari in Russia, per la preparazione atletica dei paracadutisti ed i test sui materiali, quando un americano negli anni ’90, lontani dalla guerra fredda, rubò il progetto dalla base riproducendolo in un parco, andando così a sdoganare il divertimento. Ed i primi a sollazzarsi sembra siano proprio gl’istruttori, basti pensare agli addi al nubilato che portano a sorpresa future sposine incappucciate davanti alle porte della turbinosa colonna d’aria, la gioia dei più piccoli, le feste che si organizzano, e, da non perdere, i Kiss&Fly, alla francese o meno, in coppia mano nella mano sino a trecento chilometri all’ora. 

Aspettando buone nuove da raccontare dalla troposfera per il palmarès del Capitano Giuseppe Cossu, sardo forgiato da un pugliese, ed il suo team Amnesya, buone ebbrezze e brezze a tutti con il Fly X, eccellenza italiana dello sport con diletto.  

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