“Uno sguardo da viaggiatore dell’anima per raccontare la mia città” : Alessandra Minervini racconta “Bari, una guida”

by Agnese Lieggi

Ci sono luoghi della Terra che non è possibile descrivere ed esplorare con occhi distaccati, perché nonostante i vari punti di osservazione dai quali godere dei più sontuosi panorami o vedute, bisogna fare i conti con i sensi e i sentimenti che ti legano essenzialmente a quel posto.

Per esempio, a chi non fosse stato mai a Lisbona consiglio sempre di leggere LISBONA  Quello che il turista deve sapere di Fernando Pessoa, una guida della capitale portoghese all’interno della quale il grande poeta e scrittore lusitano con la sua prosa raffinata, parla della sua città come “una bella visione di sogno, stagliata contro un cielo azzurro splendente che il sole allieta con il suo oro”. L’itinerario che Pessoa descrive è percorso in automobile, ma lo scrittore consiglia al lettore di farlo a piedi, per poter apprezzare più approfonditamente lo spirito della città.

Quell’atto d’amore viscerale per la propria città si potrebbe paragonare a quello della giovane e talentuosa scrittrice barese Alessandra Minervini. Bari Una guidaOdós Libreria Editrice 2020, è il suo prezioso racconto di Bari, una narrazione della città che vede l’arte umana fondersi a quella artistica e naturale, dove il vociare delle persone ha valore culturale accanto alla storia e alle tradizioni. La scrittrice fa vibrare le sue corde nella descrizione meticolosa, vivace e appassionata della sua città. La guida si divide in quattro grandi parti. La prima è Ritratto di Città, una descrizione del luogo fatto di dati, etimologia, storia ed enogastronomia. In questo capitolo è molto interessante intravedere nei fatti storicidei vari domini della città (che include anche quello spagnolo) una lettura felicemente femminista, di quel governo delle donne che ebbe inizio all’alba del XVI secolo. 

Dal ritratto non viene esclusa l’importanza delle espressioni baresi a cura di Chicca Maralfa, nétantomeno la rilevanza del vino e del cibo per la città di Bari, incluso la celebrazione della focaccia grande “imperatrice” e dell’olio considerato vero e proprio oro di Puglia. Il secondo capitolo è dedicato alle Visioni d’autore all’interno del quale la città è descrittaattraverso la letteratura, le riviste storiche, gli scrittori, i fumettisti incluso un vero e proprio genere barese di fantascienza. All’interno dello stesso  si parla di teatro barese, di cinema e musica. A seguire la terza parte dal titolo Passeggiate Lente, racconta otto passeggiate molto interessanti, non solo per il turista ma anche per ilcittadino barese che può guardare nuovamente gli stessi luoghi di sempre semplicemente prendendosi del tempo e una da prospettiva inusuale. Infine, la quarta parte si intitola Il meglio di, ed è una illustrazione della città di Bari costruita attraverso la descrizione dei luoghi solo apparentemente di consumo, ma che invece rappresentano veri e propri posti di condivisione di un certo carattere cittadino e del suo cuore, come le librerie indipendenti più ricercate: Libreria Campus, Prinz Zaum, Millelibri, i Caffè letterari i posti dell’arte, della bellezza, i luoghi del gourmandise, i panifici e i principali eventi che quasi caratterizzano le stagioni, come per esempio il maggio barese, un evento ricco di tradizione e storia.

A seguito di questa doverosa introduzione,approfondiamo i contenuti della guida con l’autrice Alessandra Minervini. 

Alessandra, come nasce l’interesse per la scrittura di una guida della tua città? 

Per conoscere altri pezzi di me, dare nuova vita a quelli passati e quindi in questo caso alla mia città che ho raccontato con uno sguardo da viaggiatore dell’anima, io non sono né una guida turistica né una esperta di cibo o di architettura. E non pretendo e non voglio esserlo. Sono una scrittrice cioè una persona che usa gli occhi prima di tutto per dare parola al mondo che ci circonda, raccontando tutto ciò su cui si posa il mio sguardo. Il format Incentro, ideato da Elena Commessatti, delle guide Odos di Marco Vertovec propone un approccio ai luoghi personale cioè mostrare e raccontare le città partendo dall’osservazione di chi le vive. Senza un vero e proprio approccio tecnico piuttosto da viaggiatore dell’anima. Per questo il riferimento alla guida di Pessoa è calzante, viaggiare dentro la propria città è un’esperienza completamente diversa dallo scriverne per un giornale o per un romanzo. È un modo per connettere storie presenti e passate, visioni e previsioni. Io ho scritto questa guida molto atipica pensando a ciò che vorrei conoscesse della mia città una persona cara, come un amico che mi viene a trovare dal Nord o un parente che è emigrato in un altro Stato e torna a visitare alla “sua” città.

Con quali occhi hai osservato Bari? 

Come si legge nella quarta di copertina del libro “Ho scritto Bari una guida per mostrare il magnetismo di questa città a tutti. Una città che sa restare fedele a se stessa aprendo le braccia al vento, luminosa e fiera della sua bellezza che non smette mai di sorprendere.”Personalmente ho lavorato molto sia cercando le notizie e le storie che restituendo un quadro della città attraverso i ricordi, provando a mostrare ciò che era e ciò che è diventata. Quindi ho mischiato gli approcci: lo considero un vero e proprio quaderno di viaggio, dove non mancano anche gli aspetti culinari e le ricette tutte gelosamente “donate” dalla mia mamma.

Voi scrittori contemporanei baresi (riferendomi chiaramente a te, Gabriella Genisi, Chicca Maralfa, Marcello Introna…), quanto contribuite alla diffusione di certi valori e della bellezza del sud attraverso i vostri libri? Pensa che quest’anno, va tanto di moda la visita alla cava di bauxite descritta proprio in Overlove, il tuo romanzo del 2016 edito da LiberAria Editrice…

Sì, la cava di Overlove come dicono alcune lettrici non pugliesi. Finalmente l’energia si è spostata verso quel luogo magico del Salento che non avrei mai potuto descrivere se non connotandolo attraverso una storia totalmente di invenzione.  Gli scrittori contribuiscono sempre alla scoperta del territorio a cui appartengono, nel bene e nel male. Non amo molto chi lo fa in maniera didascalica e folcloristica. I luoghi, come sosteneva Pavese, devono appartenere prima di tutto ai personaggi che li abitano e dunque essere veri ma non reali. Come un romanzo, insomma. Amo molto la Puglia di Omar Di Monopoli, Mario Desiati: le trovo rispondenti al canone che ho citato di Pavese. Mentre invito chi ancora non l’ha fatto a scoprire la mia città e la mia regione attraverso i versi di Vittorio Bodini a cui ho dedicato spazio nel libro, inserendo anche una poesia dedicata al polpo, simbolo non solo simbolico di Bari: Bodini rende sacro ogni passaggio con la perfezione delle sue scelte lessicali.

A proposito delle “Passeggiate Lente”, dedicarsi del tempo di qualità è diventato imprescindibile, per immergermi nella lettura è bastato passeggiare in quei percorsi e alzare lo sguardo… pensi che questo possa essere una chiave di lettura a tutto tondo della vita ed un elogio alla lentezza?

Passeggiare a Bari è un’esperienza che a volte se la gioca con la profondità di un abbraccio. Le otto passeggiate rientrano certamente nell’elogio della lentezza del viaggiatore flaneur. In realtà sono passeggiate libere, anche queste nate da suggestioni personali che hanno intrecciato i percorsi turistici più istituzionali. Sono passeggiate che sono come storie e invito anche a chi conosce e abita Bari a prendersi del tempo per farle. Almeno una volta seguiamo la luce delle nostre strade, alziamo la testa e soffermiamoci su dettagli che nella fretta quotidiana non notiamo mai. Non a caso le ho chiamate simbolicamente passeggiate fatte a testa in su. Proprio osservando Bari a testa in su ho scoperto dei dettagli sui nostri palazzi di una bellezza sconosciuta e imprendibile, gratuita nel senso buono del termine, una bellezza che non era fatta per essere ostentata. Ho dedicato ampio spazio alle facciate dei palazzi del centro compresi quelli di Barivecchia e poi chiaramente alle edicole votive e agli scorci sul mare più belli (e oggi diremmo più “instagrammalabili”). Ma non ho dato spazio solo alle zone conclamate, ho dato voce e luce anche a piccoli angoli del quartiere Murat e del Libertà, fino ad affacciarmi in alcuni angoli del quartiere Carrassi che grazie anche alla presenza della Chiesa Russa rivela un’altrettanta bellezza barese meno patinata magari ma caratteristica.

Come immagini la tua Bari dei sogni?

Mi piacerebbe vivere in una città in cui si possa osare, sperimentare. Professionalmente mi sono formata a Torino, dove ho vissuto e lavorato un bel po’ di anni. Sono tornata per il bisogno di stare a Bari, come rassicurazione. Però mi piacerebbe che anche questa città possa osare di più, cercando di dare spazio ampio anche a manifestazione, espressioni artistiche e culturali che ancora trovano difficoltà ad emergere. Il mio ideale è una piccola Copenaghen, così svecchiamo anche il famoso detto su Bari e Parigi che ormai, almeno a me, ha un po’ stancato.  

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