Arabeschi e bellezze moresche, la Cattedrale di Troia è un “Pentauteco troiano” con Gelormini

by redazione

Si chiama ‘Pentateuco Troiano’ il nuovo lavoro letterario di Antonio V. Gelormini di Radici Future Edizioni. Un pamphlet, un itinerario affascinante, tra le connessioni e le contaminazioni di una storia “meticcia”, per scoprire i segreti della Cattedrale di Troia – tra arabeschi e bellezze moresche – in cinque canti, tanti quanto i primi libri della Bibbia: il Pentateuco.

Parte da questa suggestione biblica il racconto della Cattedrale che celebra i suoi 900 anni: il testo si dipana lungo l’abbinamento ideale a ciascuno dei primi libri dell’Antico Testamento dei cinque elementi in esame: Genesi – il Portale bronzeo di Oderisio da Benevento, Esodo – il Bassorilievo dell’Ambone al centro di una secolare disputa teologica, Levitico – la Navata e le sue 12 colonne di cui una doppia, Numeri – il Rosone testimonianza di artigianalità araba ispirata da dettami di radice ebraica, Deuteronomio – l’affresco tardogotico della ‘Dormitio Virginis’ con ‘La mandorla più dolce di Puglia’.

Cinque rotoli ideali, come gli exultet, da srotolare con amore e con rispetto, una sorta di locale Torah, per dar vita a questo ‘Pentateuco Troiano’. Ma anche il cammino metaforico e millenario della storia rilanciato in un ideale Percorso di Luce, lungo la rotta che tiene insieme: Troyes in Francia, Troia in Puglia e Truva in Asia Minore, perché nel Cammino dei Troiani, oggi più ieri: “Il futuro è nelle radici!”

Ritrovarsi di fronte alla Cattedrale di Troia – oggi Concattedrale della diocesi di Lucera-Troia – è stare al centro di una vera e propria Biblioteca a cielo aperto, tra millenni di storia, secoli di tradizione e una tempesta di emozioni senza tempo, che sollevano lo spirito dell’osservatore, trasmettendo quel senso di serenità e di piacere: tipico della bellezza più elegante e dei più alti sentimenti di ammirazione.

Antonio V. Gelormini

Era questo lo stato d’animo del viaggiatore, pellegrino, viandante o soldato che nei primi decenni del XII secolo, percorrendo la Traiana, su cui si innestò in alcuni tratti la Francigena del Sud – che a Troia si biforcava nei due rami verso il porto Manfredonia col santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo e verso quello di Brindisi col santuario dei Santi Medici di Oria – attraversava questa città ricostruita, nel 1019, dal Catapano bizantino Basilio Boioannes, lungo il percorso verso Gerusalemme o in senso inverso per chi, invece, tornava dalla Terra Santa.

Sono cinque le “librerie” che ci circondano, stando di fronte a questa Basilica: libreria delle librerie. E poiché ogni suo particolare testimonia e contribuisce al canto corale di un inno incessante alla relazione tra Antico Testamento e Nuovo Testamento – cosa usuale su quasi tutte le Cattedrali romaniche non solo pugliesi, ma che a Troia assume i caratteri di un vero e proprio concerto sinfonico – sono cinque gli elementi su cui si sono concentrare attenzione e riflessioni, per dar vita a una lettura più in sintonia con l’esemplare unico con cui ci si confronta. Una lettura che non vuole essere alternativa, ma complementare alle tante fino ad oggi effettuate e, magari, propedeutica alle altre che in futuro potranno ancora aggiungersi.

Ecco un brano del testo, l’incipit dedicato al Rosone, I Numeri.

Meraviglie delle meraviglie. Sublime inno alla bellezza, all’intelligenza umana e alla sua caleidoscopica creatività, senza dubbio ispirata all’infinita grandezza del divino. Il Rosone della Cattedrale di Troia è una testimonianza senza eguali di raffinata artigianalità araba, guidata da dettami dell’Antico Testamento, quindi di radice ebraica, incastonato sulla facciata romanico-gotica di una chiesa cristiana. Non credo si potesse sintetizzare meglio, finanche nella sua circolarità, la potenza del messaggio ecumenico – qui più che mai – davvero a 360°. Un messaggio che assume ancora più forza nell’azione, al tempo stesso, ‘irradiante’ e ‘convergente’ del suo simbolismo sincretico. Antonio Paolucci, eccellente storico dell’Arte, già Ministro per i Beni Culturali e Ambientali, Sovrintendente del Polo Museale Fiorentino, nonché Direttore dei Musei Vaticani, nel commentare il percorso della Via Francigena del Sud, che a Troia si biforcava nelle due direzioni verso il porto di Manfredonia col santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo, e quello di Brindisi col santuario di Oria dedicato ai Santi Medici – dai quali salpare verso Gerusalemme – veste i panni del pellegrino e descrive l’incanto troiano. “Il tracciato più meridionale della via Francigena tocca Troia, con la sua Cattedrale romanica, la più bella di tutta la Puglia. Colpisce, in quel monumento insigne, il contrasto fra rusticità ed eleganza, fra imponenza monumentale e squisita raffinatezza decorativa: bene evidente nella parte in bronzo niellato, capolavori di arte bizantina degni di una chiesa di Costantinopoli che Oderisio da Benevento modellò all’inizio del XII secolo”. “Colpisce e affascina – sottolinea Paolucci – l’uso sapiente della dismisura, della iperbole: per cui il magnifico Rosone traforato è incredibilmente grande e una specie di geniale asimmetria governa l’assemblaggio di motivi decorativi occidentali, bizantini, musulmani. I pellegrini che venivano dalla Lombardia e dalla Croazia, dalla Normandia e dalla Polonia, di fronte alla Cattedrale di Troia capivano che un nuovo mondo meraviglioso ed incognito si apriva alla loro avventura”.

ANTONIO V. GELORMINI

Editorialista e saggista, vive a Bari e vanta una grande esperienza in campo turistico-alberghiero. Ha diretto importanti strutture nazionali ed internazionali del Club Méditerranée e del Gruppo Accor.

Dal 2006 è giornalista pubblicista. E’ attualmente il Capo Redattore della Pagina Puglia di “Affaritaliani.it”.

E’ consulente specializzato in programmi di sviluppo per Enti Territoriali, in Marketing del Territorio e Gestione Alberghiera. E’ stato conduttore radiofonico ed è tra i fondatori del Distretto Culturale “Daunia Vetus”. Autore di “EPISCOPIVS TROIANVS – Il taccuino di Troia”, Gelsorosso Ed., è fondatore dell’Accademia dell’Acquasale e ideatore delle rassegne letterarie “Il Sale tre le Parole” e ‘Arabiche, arabeschi e bellezze moresche’.  Nel giugno 2009 ha ricevuto il Premio Riccione.

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