Assedio Animale, Vanessa Londoño scende senza consolazione negli abissi di bellezza ed orrore

by Agnese Lieggi

Assedio Animale della scrittrice colombiana  Vanessa Londoño, restituito in lingua italiana nella traduzione di Massimiliano Bonatto, edito da Alessando Polidoro Editore, è il primo romanzo dell’autrice. Si tratta di uno scritto breve, che richiede molto tempo per la sua lettura di qualità, poiché è un testo difficile da accettare da un punto di vista emotivo, in quanto Vanessa descrive un orrore senza consolazione così duro da restare sotto pelle al lettore per diversi giorni.

La prima parte del libro (UNO), si apre con una apparente disordinata polifonia narrativa, in cui viene descritto un territorio preciso del nord della Colombia, costruito su caratteristiche morfologiche, vere e proprie diramazioni fra cartografia e referti storici che qualificano un territorio fantasma in cui abbondano elementi di decomposizione. Si potrebbe cadere nella retorica di associare Assedio Animale all’impasto di fantasia e realtà che caratterizza il realismo magico (tratto distintivo della letteratura latinoamericana, da Márquez in poi), una sorta di dimensione surreale sospesa fra sogno e realtà, fra elementi magici e surreali. Ma in questo caso, a mio avviso, nonostante una discreta influenza di tale corrente letteraria, non si tratta di derive di realismo magico, perché l’autrice descrive corpi abbandonati alla fragilità, all’orrore della brutalità e alla violenza che li rende quasi fantasmi, ma si tratta di corpi abitati da desideri e ricordi, i fantasmi di Assedio Animale vogliono mettersi di fronte ad uno specchio.

Il libro si divide in quattro parti, dal titolo: UNO, DUE, TRE, QUATTRO. Ad ogni capitolo, coincidono, quasi in algebrica corrispondenza, un personaggio principale caratterizzante e il suo microcosmo, in cui si delineano  figure maschili molto violente sulla popolazione e sulle donne. I personaggi e i loro ricordi sono corpi che scendono a patto con il loro terrore del VUOTO, un quinto personaggio, centrale in tutte le relazioni, che gioca un ruolo fondamentale all’interno di tutte le  storie.

La narrazione è corale, più voci emergono descrivendo due macro visioni del mondo, due teorie opposte la vita, per esempio la vita dello scrittore pedofilo e la vita dell’indigena, che però si incontrano in maniera orizzontale. Il racconto ha una presa poetica ben precisa, la lingua utilizzata riesce a scendere negli abissi di bellezza e orrore, una lirica che va in direzione opposta rispetto a i temi di decomposizione e brutalità della narrazione delle vicende descritte, la scrittrice scende negli universi sensoriali creando immagini che parlano di suoni e odori.

Tutti i corpi mutilati di Assedio Animale, sono il filo rosso di tutta l’esperienza di lettura, amputazioni di gambe, di lingue, mani e occhi portano il corpo a diventare un vero e proprio terreno di guerra e nemmeno la pioggia ha un effetto purificante ma rende ancora più viscidi i terreni percorsi da corpi così pieni di dolore.

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