Bestiole, Kianny N. Antigua modella le sue statuine di terracotta, dando vita a personaggi originali e marcatamente dominicani

by Agnese Lieggi

Per ricordare dove si trova Repubblica Dominicana, ho bisogno di fare uno sforzo di impiego di memoria visiva e individuare quella nazione caraibica che divide l’isola di Hispaniola con Haiti, a destra vede Porto Rico e a sinistra (oltre Haiti) vede Cuba. Si tratta delle Antille più grandi dell’oceano Atlantico e del mar dei Caraibi, qui nasce Kianny N. Antigua, come lei stessa si definisce una scrittrice “dominicana, afro-latina, caraibica e immigrata”.

Probabilmente è da scrittori dominicani come Junot Díaz, autore del romanzo La breve favolosa vita di Oscar Wao, e dalla scrittrice Julia Alvarez, nota per il romanzo Il tempo delle farfalle, che Kianny N. Antigua trova ispirazione per il suo desiderio e la sua ricerca di scrittura.

Bestiole, scritto da Kianny N. Antigua, è stato tradotto in italiano da Barbara Flak Stizzoli, è pubblicato da Arcoiris, una casa editrice Salernitana, che pubblica principalmente opere relative alla letteratura latinoamericana, privilegia autori contemporanei ed emergenti.

Bestiole si apre con una dedica molto originale: “Agli amici della notte, dell’impotenza e ai suoi riti”, ed è a partire da queste parole che Kianny Antigua prende per mano il lettore e lo accompagna alla lettura dei suoi  18 racconti, all’interno dei quali prendono vita il lato bestiale di ogni essere umano, in cui l’autrice con la sua forza vulcanica e il suo spiccato senso dell’humour, modella le sue statuine di terracotta, dando vita a personaggi originali e marcatamente dominicani, in quanto a identità culturale e a spirito dei Caraibi.

In questa antologia di vissuti, la sua penna raccoglie quell’impulso puro del narrare, per esempio sono di spiccata forza e delazione le testimonianze del racconto Apostata in cui tanti ragazzi, attraverso le loro interviste, denunciano soprusi e violenze subite all’interno di Tribù, Figli di Dio, Testimoni di Geova, Chiesa di Scientology e Chiesa Fondamentalista di Gesù Cristo dei Santi. In Timberland  è evidente un sentimento di sottomissione, di culto e adorazione verso gli Stati Uniti, il racconto Mamma  descrive, oltre all’amore puro di una nonna speciale, la speranza di chi parte per cercare un futuro migliore. Poi c’è Tito della prima storia: Flash, che vince ogni paura correndo, liberando così la sua mente per dimenticare fame e dolore.

Di seguito il mio dialogo con l’autrice di Bestiole, che si avvicina alla scoperta delle sue idee, indaga su l’origine della passione per la scrittura.

Potresti raccontarmi come è nata la tua passione per la scrittura?

In modo non convenzionale: dopo aver odiato una racconto che lessi molti anni fa (per inciso, di una scrittrice molto famosa)!

Frequentavo le lezioni di spagnolo solo per ottenere crediti, perché ero iscritta al corso di laurea in economia imprenditoriale che seguivo all’epoca, quindi lo spagnolo non era proprio una materia fondamentale. Ricordo che leggevamo e successivamente scrivevamo un’analisi. Il racconto si intitolava “La vendetta” e io ho intitolato il mio saggio “La piccola vendetta”. Dopo il confronto in classe, mi sono avvicinata alla professoressa, che è diventata successivamente, amica e mentore, la Dr.ssa Ana María Hernández e le ho detto quanto fossi insoddisfatta di quel racconto. “Se non ti è piaciuto, scrivine uno che ti piaccia”, mi ha detto, spingendosi gli occhiali con il dito indice. Mi ha sfidata, e così ho scritto il mio primo racconto; un racconto terribile e deprimente che non ho mai pubblicato, intitolato “Noia”. Glielo mostrai, lei ancora con più malizia e giocosità e alzandosi gli occhiali, mi disse: “Qui c’è qualcosa. Ha bisogno di editing, ma qui c’è qualcosa”. Quella fu la spinta iniziale, la miccia. Ho iniziato a scrivere racconti e, vent’anni dopo, eccomi ancora alla ricerca di scoprire quel “qualcosa”! Sono innamorata di tutti i mondi che si possono condensare in uno spazio così piccolo.

Quali sono le principali tematiche descritte all’interno delle tue opere?

Ho un’insana passione per il comportamento umano. Questa è la mia principale motivazione e da qui partono i temi che esploro nella mia letteratura, sia per adulti che per bambini. Inoltre, so di essere attratta anche dal grottesco, dal romanzo noir, dalla crime fiction; tanto che, qualche anno fa, mentre scrivevo un libro di microstorie dell’orrore (se vogliamo chiamarle così), il cui tema era “Cosa c’è di peggio della morte”, mi sono chiesta perché mi sentissi così attratta da argomenti che mi fanno venire la pelle d’oca. Mi sono venute in mente due risposte, una basata sulla superstizione e l’altra su ciò che più non mi piace, quindi  se scrivo di cose che temo, forse non accadranno e, accidenti, quanto mi annoiano le letterature rosa e sentimentali!

Mi piace leggere testi letterari che mi fanno flettere, che non mi danno una risposta, che non cercano di indottrinarmi o istruirmi. Ma che mi disturbano, in un modo o nell’altro; che mi strappano un sospiro o che mi tolgono il fiato. E cerco di scrivere così.

Come nasce l’idea di scrivere Bestiole?

Immagino esattamente dallo stesso ricettario. Dopo aver scritto questi 33 micro racconti, immagino di essere rimasta con l’anima sconvolta e con il desiderio di continuare a esplorare altre forme di dolore, di morire in vita; altre bestialità umane; altri modi di essere e di esistere.

Quali evidenze ci sono di casi specifici di violenza perpetrati in nome di Dio nelle religioni di Geova e di Scientology, e come hanno reagito i leader religiosi a tali situazioni?

Non ho né la capacità né le competenze giornalistiche o investigative per rispondere a questa domanda (anche se so che potrei risolvere facendo una ricerca su Google). Tuttavia, posso intuire che, attraverso la storia e fino ai giorni nostri, ci sono molte evidenze di casi di violenza compiuti in nome di Dio e degli dèi in tutte le religioni create dagli uomini, e i loro leader hanno ignorato tali situazioni perché, alla fine, il potere e il controllo non si ottengono né si mantengono che in questo modo.

Come hai contribuito alla rappresentazione della cultura e dell’identità dominicana nella letteratura, e qual è il tuo approccio nell’esplorare queste tematiche?

Non spetta a me rispondere a questa domanda, anche se ammetto che sarebbe disonesto dire che non mi piacerebbe che qualcun altro lo facesse per poi convincere il mio ego che ho avuto successo per aver investito in questo settore, per aver attraversato ponti e superato barriere attraverso la scrittura. Immagino che il semplice fatto di essere una donna, dominicana, afro-latina, caraibica e immigrata che legge, scrive e persino traduce, sia già una forma di contribuzione. Tuttavia, preferisco considerarmi una scrittrice e, come tale, il mio lavoro è scrivere. Sta a chi legge unire i punti e valorizzare o disprezzare ciò che offro con l’inchiostro. È già sufficiente per me, se riesco a suscitare un sentimento, un dubbio, una scintilla, se riesco a spalancare anche solo una porta o una finestra.

*traduzione dell’intervista a cura di Maria Agnese Lieggi

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