Contro le bombe, Palmisano lancia #stopbombing Foggia

by Antonella Soccio

Il mix perduto delle classi sociali delle scuole dei primi anni Ottanta a Bari e la figura carismatica di certe suore di parrocchia, che annullano la gerarchia della strada tra i ragazzi, rendendoli, figli dei sani e figli dei criminali, uguali. E quindi finalmente adolescenti.

La lezione del saggista, sociologo e giornalista, Leonardo Palmisano in Biblioteca Magna Capitanata a Foggia, primo ospite dell’edizione 2019 de “Le giovani parole” ha offerto innumerevoli suggestioni.

Tutto torna. Il primo caso del bandito Mazzacani”, edito da Fandango è il romanzo di Palmisano che gli studenti degli istituti Pascal e del Poerio hanno letto. Il testo è stato anche il fulcro del concorso-progetto LQS, Leonardo Palmisano ha incontrato infatti anche il gruppo di lettura della locale Casa Circondariale di Foggia.

La violenza specchiata

Il protagonista, Mazzacani, è un bandito, un cane sciolto, uno che non si è mai affiliato alla Sacra Corona Unita, e per questo è stato punito. Un personaggio che in carcere a Foggia è stato definito insieme al libro “fin troppo duro”, per la capacità del sociologo di oggettivare la trattazione della violenza.

Il romanzo, come ha spiegato l’autore, non è una auto fiction, benché Palmisano abbia attinto a piene mani nella sua esperienza giovanile, quando alunno della scuola media aiutava i suoi compagni, figli dei boss.

I killer che vengono dalla violenza

“Ho due amici che mi ringraziano. Uno ha un fratello che è pluriomicida di Bari e fa il pompiere, un altro fa il muratore, s’è fatto la guerra in Somalia e poi ha lasciato l’esercito. Completare la III media in quell’epoca significava uscire dal sistema mafioso, quando ci incontriamo però facciamo anche la conta dei morti. 5 o 6 sono sotto terra”, ha raccontato ai ragazzi.   

Fare delle cose insieme è un modo per costruire dei ruoli sociali. I processi di socializzazione si costruiscono anche grazie a “grandi epopee”, come quella di Noodles e Max di C’era una volta in America.  

Dall’infanticidio di mafia consumato in Puglia alla Bari del 2015, la seconda città d’Italia per omicidi di mafia, la città nella quale a Carrassi un ragazzo di 23 anni viene inseguito e freddato dal tabaccaio, per la sfida del clan Diomede al clan Anemolo.

C’è un’assuefazione che sconcerta, come se la corruzione e la mafia fossero tutt’uno con la bellezza struggente dei luoghi. Quello che è di tutti non appartiene a nessuno. Che importa se la corruzione avvelena l’economia, provocando gravi disuguaglianze sociali o se la mafia ammorba l’esistenza di tanta gente, con la complicità di alcuni degli uomini chiamati a combatterla?
Nicola Gratteri – Antonio Nicaso

Non è mancato il riferimento alla mafia di Foggia, alle due bombe che hanno squarciato il sonno della città, al negozio di estetica e all’emporio cinese.

Il cantiere

Palmisano insieme all’Associazione Giovanni Panunzio sta per avviare il Cantiere di Antimafia sociale e conosce molto bene le dinamiche dei sistemi mafiosi della Puglia del Nord. Se a suo avviso il sistema del Gargano è impenetrabile ed opera “chirurgicamente”, tanto che tre esponenti dei Romito sono stati arrestati nel centro di Milano, la città capoluogo non ha un sistema egemone.

“Nonostante le bombe che fanno paura, forse è possibile un intervento sociale efficace. Sul Gargano invece va bonificata l’economia, va operata una frattura storica. La mafia del Gargano è un monolite, con un forte aspetto familistico. Foggia invece ha bisogno di scuotersi, non più bombe, ma una bomba sociale. C’è stata una bella manifestazione nazionale con Libera, dopodiché più nulla”.

13 laureati su 100 lasciano la Puglia, che è la regione che fa meno figli ed invecchia di più. Tutti segnali di declino inequivocabili.

“Si denuncia poco forse perché non c’è giustizia. Qualche tempo fa un pub ha denunciato il suo estorsore, ma lui è già fuori, perché assistito da un buon avvocato”, il quesito sociologico ed umano di uno studente a Palmisano.

La proposta

Lo scrittore e studioso ha risposto, lanciando un’idea di partecipazione per scrollare la città sonnecchiosa, impaurita, omertosa e rassegnata,

“Se già ti poni un interrogativo così, sei nel giusto. Non partire sconfitto, vorrei che nascesse qualcosa dal basso a Foggia. Il Messia di turno non verrà, dovete farlo dal basso. Le iniziative calate dall’alto creano mistificazione, delusione ed esodo. Non si può avere una bomba ogni 48 ore, il capo della Polizia non può venire a Foggia ogni 6 mesi. Svegliarsi significa stiracchiarsi, muoversi, occupare gli spazi. Organizziamo un serpentone nei luoghi degli omicidi. Non basta dare solidarietà al negozio di estetica. Andando lì portiamo solidarietà a noi, non solo a loro. Siamo in una fase di regressione democratica. Siamo in guerra, organizzate una grande manifestazione: stop bombing Foggia”.

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